Violante e Caselli duello su antimafia e garanzie di Cesare Martinetti

Violante Violante e Caselli, duello e DAL NOSTRO INVIATO Dall'antimafia della «lacrima e dei ceri», ad un'antimafia del lavoro. Luciano Violante ha lanciato la nuova parola d'ordine che appare come un cambio di tono nella politica del pds sulle cose di Sicilia nell'anniversario della morte di Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti di scorta. Lo ha fatto davanti al pubblico della biblioteca comunale di Palermo discutendo con il procuratore Gian Carlo Caselli, che poco prima era stato critico nei confronti del dibattito politico in corso sulla Giustizia: «Oggi c'è una corsa al garantismo da parte di tutti, c'è un'omogeneizzazione tra le forze politiche su questo punto. Ma il vero garantismo presuppone una magistratura libera, forte e indipendente». Violante ha affermato che non vi è stata alcuna omogeneizzazione: «Tant'è vero che noi del centro sinistra abbiamo chiesto le dimissioni del ministro Mancuso a proposito della nuova ispezione sul pool di Milano e la destra no. Inoltre abbiamo chiesto ed ottenuto modifiche nella nuova legge sulla custodia preventiva». Divergenze con Caselli? «No - ci ha spiegato Violante - nessuna divergenza, ma un botta e risposta normale in democrazia. L'ho invitato a tener conto delle dinamiche della vita politica e parlamentare. La posta in gioco è il Paese e la questione mafia sta all'interno. Per ora si stanno tessendo accordi, si attuano intermediazioni, perché in ballo c'è la guida dell'Italia per i prossimi cinque o dieci anni». E Caselli conferma il tono della discussione: «E' stato un confronto gentile e civile». Il dibattito (promosso dalla rivista Micromega e a cui hanno partecipato anche il ministro del Bilancio Rainer Masera e don Ciotti) è avvenuto nel mezzo delle celebrazioni per Borsellino caratterizzate più da appuntamenti emotivi che da proposte concrete. Una di queste è stata la consegna al presidente della Camera Irene Pivetti di 500 mila firme raccolte dall'associazione Libera a sostegno della legge per l'uso sociale dei beni confiscati per mafia e conuzione. A questo pubblico Violante ha spiegato: «Del kit del perfetto antimafioso con la lacrima, il cero e le altre cose, non ce ne frega più niente. Dobbiamo costruire la legalità». Che significa? Ci ha spiegato Violante: «Che alla criminalità organizzata dobbiamo contrapporre la legalità organizzata». Nei prossimi cinque anni ci sono a disposizione centomila miliardi da investire nel mezzogiorno e molti di questi saranno destinati alla Sicilia. «Dobbiamo impegnarci per spenderli bene, in modo trasparente e utile per l'economia. Non dobbiamo fare i navigatori solitari o sentirci vittime, ma essere capaci di un'antimafia in grado di suscitare fiducia nella gente e presentarci come i soggetti dell'antimafia e del lavoro». Sullo sfondo ci sono le preoccupazioni di costruire una risposta non solo giudiziaria alla mafia per far fronte alle difficoltà economiche e alla disoccupazione che da queste parti non ha registrato inversioni di tendenza. All'economia mafiosa in crisi bisognerebbe affiancare un'economia pulita in ripresa, ma non è ancora avvenuto e anche questo ha favorito quel clima di stanchezza e ritualità nelle celebrazioni. Anche gli uomini delle scorte hanno celebrato l'anni- versario con qualche manifestazione di protesta. E ieri sera, alla fine della messa in memoria di Borsellino e della scorta, un uomo sfuggito alla sorveglianza ha aggredito il sindaco di Palermo Leoluca Orlando colpendolo con una testata e ferendolo al labbro. L'uomo un dipendente comunale sotto inchiesta disciplinare è stato fermato. Cesare Martinetti Tensione a Palermo Orlando aggredito durante la messa per Borsellino Qui accanto: il procuratore di Palermo Giancarlo Caselli A destra: Luciano Violante

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