Berlusconi jr: non sono Mister X di Fabio Poletti

La sua verità su Di Pietro Il fratello del Cavaliere interrogato da Salamone che subito dopo vola a Roma Berlusconi jr: non sono Mister X La sua verità su Di Pietro BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «Ladro, ladro, ladro», gli urla un fan di Di Pietro con maglietta da supporter: «Tonino siamo con te». Paolo Berlusconi non fa una piega. Scende dalla Mercedes 600, dice «dopo, dopo» ai cronisti e si infila nel portone del palazzo di giustizia. Dove lo aspettano Fabio Salamone e Silvio Bonfigli, i due magistrati bresciani che indagano sul caso Di Pietro e pure su Paolo Berlusconi, qui sotto inchiesta per estorsione. Dal fratello dell'ex presidente del Consiglio i due magistrati vogliono sapere fatti (e misfatti) dei suoi rapporti con Giancarlo Gorrini della Maa assicurazione, il primo «accusatore» dell'ex magistrato più famoso d'Italia. E vogliono sapere pure di quel valzer di telefonate con l'ex ministro Previti, prima dell'ispezione segreta su Di Pietro, quella finita in una bolla di sapone, 24 ore prima delle dimissioni. «Ho fornito tutti i chiarimenti sui miei rapporti con Gorrini. Rapporti che sono stati sempre improntati alla massima lealtà e trasparenza», dice Berlusconi jr. dopo 4 ore di faccia a faccia - e un caffè con i due magistrati. Non aggiunge una virgola in più, vincolato dal segreto istnittorio, blindato in quella dichiarazione simil-burocratica concordata con l'avvocato Oreste Dominioni. Si sa che ha negato seccamente di aver ordito un complotto, anzi un'estorsione come dice la legge, ai danni del magistrato prossimo a diventare ex. Anzi. Per lui Di Pietro, tra quelli del pool, era pure il più simpatico, perché il meno politicizzato. E allora? Perché il dossier, i consigli a Gorrini, il coinvolgimento di Previti, tutto il pasticciaccio che da mesi è sotto la lente di ingradimento dei due giudici bresciani? Tanti perché, e una sola risposta da Paolo Berlusconi: nessun con. ■ plotto. Lo ripete anche a telecamere accese, mentre i giornalisti gli stanno addosso, appiccicati al suo completo blu scuro, con la camicia blu a quadretti, la cravatta a pois piccolissimi. Ripete Paolo Berlusconi: «Con Gorrini rapporti improntati solo alla massima correttezza». Dunque, niente complotto. Anche se ai due magistrati bresciani non è ancora chiaro perché Gorrini in alcune telefonate, intercettate nel maggio scorso, prega i suoi interlocutori di non svelare i suoi incontri con Paolo Berlusconi. A Salamone e Bonfigli, ieri, Berlusconi jr. ha dichiarato di essere stato avvisato da Gorrini che c'erano quei «problemi» di Di Pietro, problemi fatti di prestiti (120 milioni) e pressioni per aiutare l'amico Rea, in difficoltà per altri debiti, di gioco. Da lì la scelta (di Gorrini) e non ostacolata da Berlusconi jr. di andare dritti dagli ispettori. Perché loro, e non la magistratura ordinaria? Semplice la risposta: c'era una ispezione (quella sul pool) già in corso. Poi c'è la vicenda di Previti. Paolo Berlusconi non nega di aver parlato del fatto anche con l'ex ministro della Difesa, indicato da tut¬ ti come il «vero» ministro della Giustizia del governo Berlusconi. E c'è anche l'ex presidente del Consiglio nel verbale del fratello Paolo. In che termini? C'era anche lui in uno dei numerosi incontri, a Milano e a Roma, tra Gorrini e Berlusconi jr.? Un incontro avvenne anche ad Arcore? (Assolutamente no», smentisce secco l'avvocato Oreste Dominioni. Che poi si trincera dietro il segreto istruttorio. Finisce alle 14 e 30 l'interrogatorio di Paolo Berlusconi. E alle 14 e 40 la Croma blindata di Salamone e Bonfigli sguscia dall'uscita laterale del palazzo di giustizia. Via di corsa, a sirene spiegate. Verso dove? Verso Linate, poi in volo a Roma, prima tappa palazzo dei Marescialli, sede del Csm. Ancora interrogatori superse- greti? Come il secondo di Di Pietro, 5 luglio, uffici della polizia stradale di Chiari, 30 chilometri dalla Questura di Brescia, sede del primo lunghissimo interrogatorio? O come quelli di Borrelli, Davigo, Colombo, sentiti - in gran segreto pure loro - a Milano, metà giugno? Oppure è un nuovo interrogatorio, come quello del consigliere del Csm Italo Ghitti, sentito pochi giorni fa qui a Brescia ma la notizia si è saputa solo ieri? Con Ghitti, va notato, che è l'unico tra gli ex giudici di Mani pulite a non aver voluto una sede segreta, un luogo appartato. Nessuna conferma su questo blitz romano, solo illazioni che danno per certo un interrogatorio bis dell'ispettore Dinacci. Fabio Poletti Oltre quattro ore di interrogatorio ieri in procura a Brescia per Paolo Berlusconi, che ha ricostruito i suoi rapporti con il grande accusatore di Di Pietro, Gorrini