La Ferri e le anime di Giulietta di Luigi Rossi

Trionfo alla Scala Trionfo alla Scala La Ferri e le anime di Giulietta MILANO. Finale in bellezza della stagione alla Scala con una nuova messinscena del balletto di Prokofiev «Romeo e Giulietta», accolta con esito trionfale dal pubblico che gremiva il teatro. L'attesa era concentrata in particolare sulla coppia di interpreti constituita da Alessandra Ferri e dall'argentino Julio Bocca, già noti per questa loro partnership celebrata recentemente al Metropolitan di New York come esemplare. Senza azzardare assurdi parallelismi con FonteynNureyev, come tuttavia ha fatto la stampa americana (e sono proprio i protagonisti che hanno eseguito anche alla Scala la coreografia di MacMillan trent'anni fa), occorre dire subito che si tratta di due interpreti del tutto convincenti persino fisicamente con il loro aspetto di teneri adolescenti così come li voleva Shakespeare. Particolarmente affascinante la Giulietta di Alessandra Ferri, che di questo personaggio ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia fin da quando, giovanissima, lo ha assunto a Londra sotto la personale guida dello scomparso coreografo inglese. Basata su fondamenti tecnici saldissimi, la sua interpretazione sa essere emozionante per la capacità di graduare il personaggio, per il talento con cui la Ferri ne rappresenta l'evoluzione, portandolo dal candore infantile del primo atto alla tragica consapevolezza della fine. Solido partner e vigorosissimo «porteur» Julio Bocca, che ha lasciato trasparire a tratti anche le sue doti di virtuoso. Il momento più alto dello spettacolo era costituito dal famoso passo a due del balcone, anche se tensione e atmosfera si disperdevano un po' all'interno di una scenografia tendente al gigantismo e non del tutto funzionale. Infatti risultava faticosa soprattutto per i movimenti della Ferri. Forse è stata proprio la nuova messinscena di Ezio Frigerio e Franca Squarciapino il lato debole di questa riproposta del capolavoro di Prokofiev. Mentre nella versione di Nureyev, da lui stesso interpretata qui con Carla Fracci nel 1980, Frigerio aveva disegnato un'Italia monumentale con scorci di edifici rinascimentali, qui ha impostato la sua scenografia su stilizzati elementi di gotico fiorito tutti patinati e rilucenti d'oro. Altrettanto sontuosi i costumi ispirati alla pittura veneziana e, in particolare, ai dipinti del Carpaccio. La coreografia di MacMillan appare, a sua volta, un po' troppo sovraccarica e comporta un grande sforzo di massa per riprodurla. La Scala ha riunito tutte le proprie forze, compresi gli allievi della Scuola diretta da Anna Maria Prina, per una realizzazione adeguata. Anche i numerosi solisti chiamati a dar vita alle varie caratterizzazioni sono apparsi all'altezza. Citiamo i nomi di Vittorio D'Amato (Mercuzio), Gianni Chisleri (Tebaldo), Alessandro Grillo (Benvolio), Bryan Hewison (Paride), Bruna Radice (Lady Capuleti), Laura Costa (la nutrice), Sergio Sanvito (Frate Lorenzo). L'orchestra della Scala è stata diretta con vigore dallo specialista Marko Letonja. Luigi Rossi

Luoghi citati: Italia, Londra, New York