Il romanzo del «Bel Paese» di Angela Bianchini

In viaggio dalle Alpi all'Etna: torna il libro dell'abate Stoppani rivisto in chiave «verde» In viaggio dalle Alpi all'Etna: torna il libro dell'abate Stoppani rivisto in chiave «verde» Il romanzo del «Bel Paese» Uno scienziato alpinista contro Verne EA mattina del 25 agosto dello scorso anno ero alla stazione di Milano ed entravo in un convoglio della ferrovia. Che bella mattina! Un'aurora di fuoco imporporava le vette che fanno corona alla pianura lombarda. Portato dal vapore, col capo allo sportello, rinfrescato dalla brezza che mi arruffava i capelli, tenevo lo sguardo fisso a Settentrione sulle nostre Prealpi, e vedevo passarmele davanti in rassegna, quasi un esercito di giganti. Primo il mio Resegone colle creste dentate; poi le due Grigne slanciate verso il cielo a foggia di piramidi... volgendo lo sguardo a Occidente, vedevo spiegannivisi davanti, quasi una tela sullo sfondo di un palco fantastico, le Alpi, colle creste eternamente candide, dominate dal Monte Rosa, che teneva rivolta all'Italia la sua fronte spaziosa... Si può egli vedere niente di più bello?... Come è vago in ogni canto questo giardino d'Italia!». E', questo, un viaggio di molti anni fa. A dircelo, c'è non soltanto la lingua, toscaneggiante, di matrice manzoniana, ma il buonumore e l'entusiasmo con il quale il viaggiatore affronta i disagi dell'alzataccia, del vapore che sicuramente, con quella testa fuori del finestrino, mandava chissà quanti bruscoli negli occhi. E non si trattava neppure di un viaggiatore giovane; aveva quasi cinquant'anni e era, per di più, un abate: il famoso Antonio Stoppani, etnologo, geologo, scienziato, filosofo di formazione rosminiana, ma noto, soprattutto, per un librone che si chiamava II Bel Paese. Il Bel Paese, uscito nel 1876, divenne un classico della letteratura della Nuova Italia, dell'Italia unitaria. Almeno, per un certo periodo. Ai lettori di oggi, il titolo può anche suonare ironico (e Dio solo sa se non lo era), oppure ricordare il molto più celebre formaggio della Galbani, nato anch'esso del resto nel 1882, in quel di Como, e forse ispirato, come II Bel Paese dell'abate Stoppani, a un verso dantesco, dimenticato ma, per fortuna, ancora attuale: «... il bel paese I Che Appennin parte e 1 mar circonda e l'Alpe». Il Bel Paese: insomma, l'Italia. Nessuno, allora, si sarebbe sognato di definirla «allo sfascio», cosi come avviene oggi quasi automaticamente: prima di tutto, perché era stata appena fatta, e con grandi sacrifici, e poi perché rimaneva incompiuto il primo dovere, già indicato da Cavour sul letto di morte, vale a dire fare gli italiani. E per fare questi benedetti italiani, dalle Alpi alla Sicilia, quale modo migliore che rivelarli a se stessi? «Si può egli applicare alle nazioni quell'adagio... conosci te stesso che la sapienza dell'antichità ha posto come base della sapienza dell'individuo?» si chiedeva con modestia l'abate Stoppani dirigendo la prefazione del suo libro «agli institutori». E rispondeva, con modestia: «La cognizione della sua storia, delle sue costituzioni, delle sue leggi... forma la sapienza di una nazione». E poi esclamava: «Qual campo immenso è aperto alla letteratura popolare quando riconosca la santità e l'altezza della propria missione!». E II Bel Paese è essenzialmente un libro di educazione popolare come ne sfornava tanti la pregiata Tipografia e Libreria Editrice Giacomo Agnelli di cui Studio Tesi riproduce, in forma anastatica, l'edizione del 1876. Ricca di illustrazioni di segno assai grazioso (peccato non conoscerne l'autore) non dissimili da quelle che adornavano il famoso Viaggio di Giannetti- no attraverso l'Italia, di collodiana memoria, l'iniziativa attuale risulta assai lodevole, anche se, appunto, un po' troppo aggiornata, per via dell'introduzione molto ambientalista, molto ecologica, quasi verde, di Chicco Testa. Perché in realtà il nostro simpatico abate Stoppani era, sì, tino scienziato, voleva, si, scrivere un romanzo scientifico in opposizione a Giulio Verne le cui opere considerava «mostruosa miscela di vero e di falso», ma era fondamentalmente un educatore oltre che alpinista. E la conoscenza fisica del territorio era, come è ben noto, nell'Ottocento una delle basi della formazione morale: prova ne sono i vari Club alpini che nascono in quegli anni, prima di tutti il famoso Alpine Club inglese (tra i soci fondatori vi era il padre di Virginia Woolf che riusci a far odiare la montagna alla figlia a forza di mostrarle scarponi e piccozze), a cui seguirono gli altri fra cui il Club Alpino Italiano che, sotto l'egida di Quintino Sella, si era per l'appunto appena costituito. Ed è su questo sfondo, su questa passione della piccola Italia di allora, che voleva a tutti i costi rinforzarsi, elevarsi, conoscersi che si crea, pagina dopo pagina, 71 Bel Paese: un vero e proprio romanzo, ma non scientifico, romanzo e basta, per la capacità dello Stoppani, affine in questo al suo conterraneo Giuseppe Parini, di descrivere la società, e non soltanto quella dei ragazzi e delle famiglie che ne ascoltavano i rac¬ conti, serata per serata, ina di tutto il vivace mondo lombardo di allora (Milano sotto la neve vale una pagina di Boito o di De Marchi) e poi i ghiacciai, e poi le tempeste di mare, e poi le Alpi Apuane, e poi l'eruzione del Vesuvio giù giù fino alln Sicilia e a Catania. E dietro la loquela inarrestabile, dietro la felicità di vedere la natura, sono tratteggiate, di scorcio, l'Italia e In vita italiana del 1870: una descrizione spensierata e spontanea come, in certo senso, non co l'ha data nessuno. E, a cementare il tutto, questa gì an voglia di far piacere l'Italia agli italiani, magari uniformandone un po' tutte le stranezze e singolarità. Non per niente, vedendo l'Etna per la prima volta, il buon abate osserva pensoso: «S'ingannerebbe a partito chi credesse, recandosi a Catania, di rivedere il Vesuvio fatto più grande e più massiccio. Tutt'altro: anzi l'Etna non sembra nemmeno una montagna, ma piuttosto una piccola catena di montagne. Fu giuoco forse d'amore del suolo natio, se io vi trovai a prima giunta una certa rassomiglianza col Resegone». L'Etna come il Resegone poteva venire in mente solo a un lombardo. Ma era un modo sottile di dire che, come le montagne, anche gli italiani avevano qualcosa in comune. Angela Bianchini Storia, leggende e tempeste per «formare la sapienza di una Nazione» Qui accanto l'abate Stoppani autore del "Bel Paese», uscito nel 1876; sopra una veduta del Vesuvio