«Urlavo di dolore, e pedalavo»

«Urlavo di dolore, e pedalavo» INTERVISTA LA MORTE SUL TOURMALET «Urlavo di dolore, e pedalavo» Chiappucci: io volevo vincere per Fabio i : CAUTERETS DAL NOSTRO INVIATO La grande tappa pirenaica è finita, sono passati il Portet d'Aspete il Peyresourde, l'Aspiri e il Tourmalet, i mitici colli sui quali si spezzano i gregari. lì Tour ha consumato la sua giornata di lusso. E un gregario che un tempo, da dilettante, è stato tanto bravo da conquistare una medaglia d'oro alle Olimpiadi, è morto su una strada di montagna in un caldo pomeriggio di sole, scendendo dalla vetta dell'Aspet. Il direttore del Tour de France, Jean Marie Leblanc, in una conferenza stampa che dura esattamente sette minuti, ci informa che no, la corsa è come lo spettacolo, non può fermarsi. Onore a Casartelli, solo nella camera ardente dell'ospedale di Tarbes, la moglie e il figlioletto lontani. Onore e un un minuto di silenzio stamani. Si continua. Oggi o domani la salma rientrerà in Italia, a Como, per i funerali. Ora che la tappa è finita i compagni, gli avversari (ma quali avversari può avere un gregario?) sanno. Sulle facce dei signori e dei poveri del Tour, facce grondanti di sudore, il dolore della fatica, della sconfitta, il dolore dei muscoli e delle ossa si mescola all'angoscia. Casartelli è morto. No, no, no, piange Chiappucci. Nel camper che accoglie i corridori, sulla cima della rampa di Cauterets, Chiappucci è seduto, il capo stretto tra le mani. A lui lo hanno detto in corsa. Come hai saputo, Claudio? «Ero sul Tourmalet, stavo salendo il Tourmalet, in fuga, volevo vincere, Pantani era livido, soffriva. Mi si è avvicinata l'ammiraglia, Claudio, Claudio, è successa una cosa terribile. Non capivo, avevo il cuore che mi usciva dal petto, la gente premeva, incitava, gridava. Claudio, è morto Casartelli. In discesa, una caduta, è morto. Ho urlato, pedalavo e urlavo». In quel momento volevi smettere, mollare tutto, è vero? «Urlavo, pedalavo e urlavo. E ho continuato a salire e quando è venuta la discesa, giù, giù. Che cosa m'era preso? Che cosa?». E adesso? «Non so, sono confuso. Scusa- temi, ora vorrei restare solo. Per favore, chiudete quella porta, non parlo più con nessuno, andate via, andate via. Non chiedetemi niente, non c'è più Fabio, è morto, non chiedetemi più niente». Il maestro delle picchiate folli, il discesista senza paura, l'ha impressa nel cuore la di¬ scesa, è il suo forte, il suo numero, la sua arma. Quante volte ha detto: «Sì, puoi rovinarti, andare in pezzi, puoi morirci in una discesa. Ma ti prende una furia, un desiderio rabbioso di volo, e non resisti. Ti rapisce la discesa, è una carogna». Ora un compagno di strada, un corridore, è stato ucciso dalla discesa, e Chiappucci non si dà pace. Pantani, una figurina spolpata dal Peyresourde, dal Tourmalet e dal male che lo ha agguantato nella notte e che lo ha, da gemma del Tour, riconvertito in carbone, singhiozza e ripete piano, sottovoce il no- me di Fabio. Nella commozione gli è venuto un visetto da bambino vecchio, si asciuga le lacrime: «Non riesco a parlare, non trovo le parole, sono vuoto dentro, non ce la faccio. Che cosa devo dire, che cosa posso dire? Io non ci credo, non ci credo...». Anche Pantani è un discesista, l'arte della discesa gliel'ha insegnata Chiappucci: non pensare, è inutile, le curve ti si disegnano nella mente prima di affrontarle. «Eh,si, ti si disegnano nella mente. Poi ne trovi una che ti inganna, ne troverai sempre una che ti inganna. E allora...». E' raro vedere piangere un corridore, i corridori imprecano, bestemmiano, battono i pugni sul manubrio, prendono magari a pedate chi gli sta d'intorno. Le cadute non li impressionano. Cadono e riprendono il cammino. Rientra nel mestiere. Jalabert, Chiappucci, quante drammatiche vicende. Ma Chiappucci e Pantani, un diavolo guerriero e un duro tra i più duri che il ciclismo abbia messo in bicicletta, piangono come forse non gli è mai capitato nella vita. E' un pianto silenzioso, continuo, immersi non nella disperazione, ma in una fonda tristezza. «E' andato tutto male oggi, è stato tutto nero oggi», è appena un sussurro e Pantani guarda Chiappucci, una mano posata sulla spalla, la testa china. Il carrozzone del Tour de France scende verso Tarbes, per affrontare la sedicesima tappa. lg. ran.l ElDiablo in lacrime con Pantani al traguardo ne ho parlato con Davide. Era giusto fare cosi, come era giusto farlo quando venne ucciso il tifoso del Genoa. Ci è venuta spontanea questa decisione, in ricordo e per rispetto di Fabio». La decisione di Telcmontecarlo ha avuto il sostegno degli appassionati: i fax di redazione hanno ricevuto una marea di attestazioni di solidarietà. |p. poi a e a » Claudio Chiappucci è rimasto sconvolto «Ma in discesa si rischia sempre ■ . viene voglia di volare» A sinistra Pantani

Luoghi citati: Como, Italia