Arriva il campus universitario

Sarà costruito «ex novo» entro il '97, servirà anche a sanare le devastazioni delle bombe sganciate nel '43 Sarà costruito «ex novo» entro il '97, servirà anche a sanare le devastazioni delle bombe sganciate nel '43 Arriva il campus universitario Via San Agostino, cinque piani con il «chiostro» INCHIESTA IL CENTRO CHE RINASCE Un piccolo «campus» universitario troverà sede in via Sant'Agostino. Sarà caratterizzato da un «chiostro» porticato, che Torino ancora non conosce. Perché verrà costruito «ex novo» entro il 1997, su progetto degli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola. Dopo mezzo secolo d'attesa sanerà una delle «ferite» urbanistiche provocate dai bombardamenti del 1943 e da lunga incuria post-bellica. Sarà realizzato un edificio di massimo 5 piani fuori terra, con stile coerente con quello barocco della zona. «Ricucirà» l'angolo fra le vie Sant'Agostino, Santa Chiara e Bellezia, che con via San Domenico delimitano l'antico isolato San Liborio. E' già stata risanata la chiesa di Sant'Agostino, eretta nel 1582. Dall'aprile al maggio scorso sono state riparate le coperture della chiesa ed è stata restaurata la facciata, bell'esempio di sobrio barocco. Ha ripreso luminosità grazie a una tinta avorio, intervallata dal colore grigio pietra. Il recupero della chiesa non è casuale, perché la sua navata centrale sarà in linea prospettica con l'ingresso del «chiostro», che sorgerà nel cortile del nuovo palazzo dirimpetto. Sarà definito da 4 passaggi interni, pubblici e porticati, che si incroceranno fra loro. Uno dei passaggi raggiungerà anche la cosiddetta «piazzetta» Bellezia. E' quell'area, oggi alberata, all'angolo di via San Domenico, che le bombe ararono abbattendo lo stabile di fronte al convento dei domenicani. Oggi è un parcheggio di risulta, ma diverrà un giardino, forse rialzato e contenuto da muretti, che ripercorreranno i confini del fabbricato bombardato. Sotto verrà scavata una rimessa pubblica. Il risanamento del quartiere «San Liborio» si collega a quello da poco finito dei vicini isolati «San Giacomo» e «San Michele», fra le vie delle Orfane, Santa Chiara, San Agostino e la piazza Emanuele Filiberto. Il Comune ne decise la bonifica nel 1980. La zona, ancora nel perimetro della Torino romana, ha rivelato d'essere la più antica area di residenze patrizie della città. Nel 1993, fra via Santa Chiara e via delle Orfane, scavi archeologici, in parte finanziati dalla De.Ga., hanno portato alla luce due spettacolari pavimenti a mosaico di una «Domus romana» del secondo secolo dopo Cristo. Si estendeva su un'area di circa 700 metri quadri, a 50 dalle mura urbane. Il ritrovamento ha confermato che le dimore nobili erano allora alla periferia della città, per evitare il caos del foro e per sfuggire forse alla pressione delle plebi in caso di sommosse. Sull'impianto romano si rimodellarono le strette vie medievali, che presero il nome di quartiere «Pusterla», in memoria dell'omonima, vicina, porta romana. Nei pressi, nella metà del Duecentto, esisteva un monastero di suore Clarisse, detto «Delle Serafe». E' ancora ricordato dall'odierna via Santa Chiara. Secondo lo storico Luigi Cibrario l'isolato fu poi ribattezzato San Giacomo, in onore di una cappella dipendente dalla vicina chiesa di Sant'Agostino. A Sud, dove il quartiere San Giacomo confina con San Liborio, nel 1640 erano in piedi più costruzioni, forse ancora d'epoca medievale. Accoglievano lo «Spedale di matti e soldati». Si trovava nei pressi dove sorge il palazzo di via Santa Chiara 20, oggi trasfigurato da un restauro firmato dall'architetto Paolo Gallesio. Lo stabile, di 4 piani, originariamente con pianta rettangolare e corte interna, è databile alla fine del '700. Chi lo progettò è ignoto, anche se c'è chi attribuisce l'opera alla scuola di Filippo Juvarra. Si conosce però il nome del primo proprietario: «Monsù Martin», che vendette poi il palazzo al conte Martino Monteu Beccaria. L'edificio, pur conservando nei secoli l'aspetto di una dimora nobilia¬ re, caratterizzata da un bel portale e da un maestoso balcone d'onore, dal '900 in poi è stato degradato prima come casa d'affitto e poi come dimora popolare. Una condizione dalla quale l'hanno riscattato i recenti restauri. Di particolare pregio è il recupero del cortile, rimodellato da luminose soluzioni architettoniche. Merita un'occhiata anche la settecentesca scala destra. E' stata restaurata la bella statua che la orna. Dà l'avvio alla fuga di rampe di scale che si avvitano in un piacevolissimo gioco di luci. La passeggiata può proseguire ai numero 22 e 26 di via Santa Chiara. Qui gli architetti Gabetti, Isola, Fusari e Paglieri, rifatti gli interni, hanno reinventato una rosea facciata barocca, arricchita da grigi fregi incisi nell'intonaco. Si passa poi in via delle Orfane. Al numero 30 è stato recuperato un cortile che immette direttamente in quello vicino di via Bonelli, l'antica contrada dei Fornelletti, che divide l'isolato San Giacomo da quello di San Michele. Qui al numero 11 c'è la «casa di Cupido». Chiamata così perché venne trovato uno dei mosaici romani più belli, con al centro un piccolo «Cupido che cavalca un delfino». La via, una delle più affascinanti della Torino barocca, è dominata con garbo dalla movimentata e bella facciata di palazzo «Tesio di Valloira», eretto verso il 1784 e attribuito «all'architetto Buscaglione». Aveva due ingressi in via Bonelli. Uno dà su una bellissima scala ellittica, considerata un capolavoro d'architettura barocca. L'altro introduce in un androne solenne. Ma nel 1885 si crearono due nuovi accessi dalla piazza Emanuele Filiberto, appena inaugurata. Qui il progetto di recupero curatto dagli ingegneri Dino Coppo e Gigi Cappa Bava permette oggi di riscoprire alloggi di pregio, con soffitti originari in legno a cassettoni. Oltre l'ultimo piano svetta una torretta: è un osservatorio astronomico della fine del '700, che una fortunata artista ha saputo trasformare nel suo atelier. Maurizio Lupo , Lo stile sarà coerente con quello barocco della zona Sarà «completato» l'angolo con le vie S. Chiara e Bellezia Nuovo passo in avanti per il risanamento edilizio dei quartiere San Liborio Pianta della Città di Torino 1840 O ISOLATO v S. LIBORIO ©ISOLATO v S. GIACOMO ©ISOLATO S. MICHELE Da sinistra il cortile di via S. Chiara 22 con le case ristrutturate e il cantiere davanti a San Agostino L'antica pianta del quartiere San Liborio e in alto il bellissimo atrio al cortile di via Santa Chiara 20

Luoghi citati: San Agostino, Torino