oschea a cielo aperto: è polemica di Maria Teresa Martinengo
Porta Palazzo, una voce al megafono predica i principi morali dell'Islam Porta Palazzo, una voce al megafono predica i principi morali dell'Islam Moschea a cielo aperto: è polemica E domenica è scattata la rivolta dei residenti della piazza «Per colpa dei musulmani non sentiamo la messa alla radio» «I musulmani sono in piazza con i megafoni e noi non possiamo ascoltare la messa alla radio. Siamo stufi, dobbiamo sopportarne tante qui a Porta Palazzo e la moschea a cielo aperto, di domenica, è davvero troppo». Lo sfogo - che si concretizzerà in una raccolta di firme da inviare al sindaco - è di un gruppo di residenti in piazza della Repubblica, alle spalle del mercato coperto dell'abbigliamento. Nel gran caldo di domenica, a finestre aperte, nelle case è entrata dal parcheggio sottostante una «cantilena» in arabo. A tutto volume. Da qualche mese, infatti, la moschea di via Baretti ha ottenuto dal Comune di predicare all'aperto, occupando il suolo pubblico in forma «ufficiale» e con tanto di amplificazione. Dopo l'allontanamento dei nordafricani da via Cottolengo, nell'inverno '94, quell'area è diventata, di domenica, luogo d'incontro per centinaia di immigrati. E i religiosi hanno pensato di servirsene per parlare a più gente possibile, ricordando i principi morali dell'Islam, quelli trascurati dai musulmani che infrangono la legge. L'iniziativa del centro religioso islamico è spiegata da un mediatore culturale dell'Ufficio Stranieri del Comune: «Non si tratta di preghiere, ma di un lavoro affidato ad "educatori di strada". Richiamando le regole morali e sociali dettate dal profeta Maometto, cercano di indicare la retta via. Gli "educatori di strada" sono molto visibili in piazza della Repubblica, ma in realtà girano tutte le zone calde, dove ci sono cittadini di religione islamica che non si comportano bene: i Murazzi, il Valentino, certi caseggiati. Contattano anche gruppetti di duetre persone: è un lavoro che oscilla tra il recupero e la prevenzione. Vogliono evitare, tra l'altro, che i minori finiscano nella delinquenza. Li vedono bere alcolici, li vedono sporchi. E li invitano nella moschea per ritrovare dignità». Gli educatori islamici invita¬ no i fratelli «trasgressori» a ripensare i loro atteggiamenti sbagliati: dalle azioni più gravi, come lo spaccio, ad altre di peso completamente diverso, ma comunque sbagliate in un ambito di convivenza all'insegna del rispetto reciproco. E' il caso della pulizia, in particolare a Porta Palazzo, dove molti ambulanti (soprattutto abusivi) smontano il banchetto senza preoccuparsi di rimuovere la sporcizia caduta intorno. «Il discorso è aperto a tutti i cittadini musulmani: un richiamo alla propria identità, alla propria cultura. E al tempo stesso c'è impegno per spiegare come si vive qui, le regole che occorre rispettare». La figura dell'educatore di strada è stata importata dalla Francia. «A Parigi, grazie agli "educatori" in certi quartieri ci sono stati grossi miglioramenti. E anche qui i risultati incominciano a vedersi, ci sono ragazzi recuperati a una vita diversa da quella della strada». Restano però le proteste degli abitanti. «Siamo molto dispiaciuti che il Comune abbia autorizzato questa iniziativa. Noi non siamo contro la religione islamica - dice un'inquilina di piazza della Repubblica 17, che teme ritorsioni rivelando il suo nome - ma perché non li fanno andare ai Giardini Reali? Lì l'a¬ rea è attrezzata per ospitarli. Qui non abbiamo tregua: di notte montano i banchi in piazza, poi c'è il Balon, poi il Gran Balon. Con le finestre aperte l'esasperazione cresce. Domenica volevamo sentire la messa, ma è stato impossibile». I toni sono ben poco concilianti. «I nostri amministratori ci odiano, favoriscono gli immigrati e penalizzano i torinesi», dice una donna. E una vicina: «Perché non danno ai musulmani un posto dove possano praticare tranquillamente la loro religione e lasciare in pace noi?». Maria Teresa Martinengo I Donne musulmane in preghiera alla festa per il Ramadan a febbraio alla Pellerina
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