Messaggi di Sacchi per Vialli e Baggio di Fabio Vergnano

Intervista col citi a un anno dal Mondiale Intervista col citi a un anno dal Mondiale Messaggi di Sacchi per Vialli e Baggio ROMA DAL NOSTRO INVIATO Eravamo rimasti al 22 giugno quando, dopo la sconfitta con la Germania a Zurigo, Sacchi era scappato con il favore delle tenebre venendo meno al sacro rito della conferenza stampa. Così ieri, ad un anno esatto dal Mondiale e dal più sottovalutato risultato della storia azzurra, l'Arrigo è stato protagonista di una conferenza stampa dal sapore riparatorio. L'unica dell'estate sacchiana, quindi vietato corcarlo in spiaggia o a Cortina. Riparlerà il 1° settembre, a cinque giorni dalla sfida di Udine contro la Slovenia. E' il momento dei ricordi, delle speranze, forse anche delle piccole bugie (vedi alla voce contratto). Il Mondiale. «Non celebro né commemoro quel secondo posto. Si commenta da solo, chi voleva capire ha capito. Un risultato ottenuto attraverso tensioni straordinarie, ma è destino del nostro calcio non sapere cosa sia la serenità, e in condizioni ambientali proibitive. Non abbiamo ricevuto neanche un grazie e non ci hanno invitato al Quirinale come accadde per il quarto posto nel '90. Ma è stata una dimenticanza, magari provvederanno. Rimorsi? No, rifarei le stesse cose, credo in un calcio globale, non mi soffermo sui particolari. Errori? Nella prima partita mandai in campo una squadra in cui non credevo. Ma quel secondo posto resta il risultato migliore della mia carriera. In quattro anni spero di non aver fatto abbassare la credibilità del calcio italiano nel mondo, non sono mai sceso a compromessi anche a costo di essere impopolare. Penso, insomma, di aver fatto qualcosa di positivo, altrimenti sarebbe stata davvero solo una questione di culo. Lasciai fuori Signori perché non si sentiva di giocare in quel ruolo. Ma niente pugni e schiaffi». Gli Europei. «Ci andremo sicuramente se affronteremo le prossime partite con lo spirito giusto. L'8 ottobre vorrei giocare con la Croazia a Zagabria. Significherebbe che è stata messa fine ad un strage di vite umane». Il contratto. Il suo impegno con la Nazionale scade il 30 giugno '96. Probabile che quel giorno lasci la Nazionale, ma il citi non si sbilancia: «Non so cosa farò, non dipenderà solo da me. Oggi non posso dire di essere sulla piazza, non voglio considerare altre offerte. E non facciamone una telenovela». Vialli e Baggio. «Vialli non è una spina nel fianco. E' reduce da una grande stagione e io non porto rancore. Ma ci sono regole da rispettare e deve dimostrare di avere piacere di tornare in Nazionale. Per gli Usa non convocai tre giocatori (Mancini, Lombardo e Vierchowod, ndr) perché volevano certe garanzie. Quanto a Baggio, gli ho detto che se si atteggia a vittima starà male tutta la vita. Consi¬ deri, invece, quanto di buono ha fatto in cinque anni di Juve». Il campionato. «Il Milan su tutti, se avrà coralità di gioco. Non sarà facile far coesistere Baggio, Savicevic e Weah. La Juve ha dimostrato che non si vince solo con i campioni, ma attraverso il gioco e le motivazioni. Vedremo se saprà ripetersi». Calcio dove vai? «Lancio un grido d'allarme: fino a dove vogliamo arrivare con questa esasperazione? Sono contento che le mie figlie non vadano allo stadio. Assistiamo a spettacoli di tipo becero e violento che allontanano la gente. Ci sono episodi, come la morte di Fortunato che dimostrano invece che la vita va vissuta in modo più sereno. Pensiamo alle cose importanti. Cosa si fa per mettere fine al genocidio in Bosnia? Questi sono i problemi veri». Maradona. «Grazie per la stima che ha verso di me. Ha fatto tanto per il calcio, spero che il calcio possa fare qualcosa per lui». Fabio Vergnano

Luoghi citati: Bosnia, Cortina, Croazia, Germania, Roma, Slovenia, Usa, Zagabria, Zurigo