Il Veneto felix dice no al sabato in fabbrica

Il Veneto felix dice no al sabato in fabbrica Il Veneto felix dice no al sabato in fabbrica DOVE IL LAVORO NON MANCA TMILANO ERMOLI uguale a Treviso. Come allo stabilimento Fiat di Termoli, quattro mesi or sono, anche alla Osram di Treviso i lavoratori hanno bocciato l'accordo siglato tra azienda e sindacati sui nuovi turni in fabbrica. E come è accaduto a Termoli, anche a Treviso tutti pensano che, alla fine, l'accordo passerà. Anche perché, prima di andare alla trattativa, il sindacato aveva avuto dai lavoratori dello stabilimento che produce lampadine e accenditori per lampade ben due mandati espliciti votati a maggioranza. E poi, a guardar bene i numeri, si vede che lo scarto tra i «no» e i «sì» è minimo: di 611 votanti su 850 dipendenti, 294 hanno votato contro, 268 a favore. «Mi assumo pienamente la responsabilità di questo accordo», dice Candido Omiciuolo, della Fulc di Treviso. «Certo, c'è un problema di democrazia legato alle rappresentanze. Nel senso che il voto segnala i disagi, ma anche riflette problemi di rapporti con le rappresentanze sindacali». Il caso Osram arriva in contemporanea con un altro caso, quello della Mei di Belluno, azienda di compressori della galassia Zanussi. Anche lì gli operai hanno appena bocciato il protocollo firmato il 6 luglio tra società e segreterie nazionali dei sindacati metalmeccanici. In entrambe le aziende, la nuova flessibilità comporta nuovi turni che includono la notte e la domenica in Mei, la notte e il sabato in Osram. E per entrambe ci sono sviluppi di occupazione: la regolarizzazione dei centocinque part-time che da due anni coprono il notturno, il sabato e la domenica a Belluno, l'assunzioni di cento nuove unità a Treviso. Questa resistenza è tanto più inaspettata, in quanto accordi di questo stesso tipo erano già passati senza problemi, a gen- naio alla De Longhi (elettrodomestici e condizionatori), ad aprile in un altro stabilimento del gruppo Zanussi, la ex Zoppas di Sussegana. Senza contare la zona di Montebelluna, dove le fabbriche di scarponi, scarpe sportive e sci (Nordica, Rossignol, HTM e Diadora) vivono su contratti flessibilissimi, anche per via della stagionalità. Dice ancora Omiciuolo: «Questo accordo era il massimo ottenibile, per evitare turnazioni unilaterali da parte della azienda». E allora perché è arrivato il «no»? I perché, secondo chi quei paesi li conosce bene, sono diversi e compositi: la ricchezza diffusa anche per via dei nuclei plurireddito, l'origine contadina, la piena occupazione. E, altro fattore non secondario, il gioco di forze sindacali locali e spontanee, la Lega che fa opposizione alla Osram, unità stile Cobas alla Zanussi. L'ostacolo è il turno di notte e di sabato o domenica. Per molti il fine settimana è dedicato ai campi. E il lavoro notturno è un «disagio»: perché accollarselo? Non a caso, a Mei, i centocinquanta a contratto part-time (per lo più extracomunitari o studenti), per notturno e fine settimana sono ribattezzati «pipistrelli». Dice Alberto Brocca, direttore della Associazione industriale della Provincia di Belluno (seicento aziende associate): «Io mi auguro che alla fine l'accordo alla Mei passi. Perché la flessibilità è una necessità per un Paese che voglia restare manifatturiero, e su produzioni nelle quali il confronto si gioca a livello mondiale». Nella provincia bellunese, gli occupati nell'industria e nel¬ l'artigianato sono quarantamila. Numerosi. E la disoccupazione è zero. Un mese fa l'Associazione industriali ha fatto delle inserzioni per trovare 381 operai comuni, 699 specializzati e 52 impiegati tecnici. Hanno risposto in 112 per i posti di operai comuni, 37 per operai specializzati e 76 tecnici, un terzo dell'offerta. Nelle due aziende, i capi del personale sono sul piede di guerra. Mei addirittura rischia di veder sparire delle produzioni, che Electrolux traslocherebbe in Egitto. Ma la parola d'ordine per tutti è: ricucire. Confidando che le vacanze portino consiglio e ricordando Termoli. Intanto, la rivolta contro il lavoro in più dilaga. Alla New Holland di Modena, proprio ieri, per far fronte ad una domanda in crescita l'azienda ha chiesto dello straordinario, dei sabati lavorativi, e assunzioni a termine. Gli operai hanno risposto picche. Valeria Sacchi Gian Mario Rossignolo (Zanussi) Sopra un gruppo di operai