Germania si allarga il caso «auto pulite»
Sotto accusa gli appalti delle aziende Sotto accusa gli appalti delle aziende Germania, si allarga il caso «aula pulite» Dopo lo scandalo Opel nuove accuse per i dirigenti di Ford e Volkswagen BONN NOSTRO SERVIZIO Giorno dopo giorno vengono a galla sempre nuove - anche se finora solo presunte - magagne dell'«azienda Germania»: che girassero mazzette negli uffici pubblici si sapeva, ma che la Tangentopoli potesse piagare anche efficientissime aziende private come Ope., Volkswagen (Vw) e la Ford tedesca emerge ora in una dimensione apparentemente inedita. A dare la stura era stato la settimana scorsa il caso-Opel: nella seconda maggiore casa automobilistica tedesca dopo la Volkswagen, manager e interi reparti (in tutto 65 persone) sono sospettati di essersi fatti corrompere da una quarantina di ditte fornitrici, da anni alla fortunata caccia di appalti «facili» o oltremodo lucrosi. La Procura di Darmstadt, che ha avviato l'inchiesta, stima che l'affiliata tedesca del gruppo americano General Motors ci abbia rimesso almeno 11 milioni di marchi, quasi 13 miliardi di lire. «Molto più gravi sono i danni di immagine», aveva sentenziato lo Handelsblatt, il quotidiano «bibbia» del mondo economico tedesco. Ed in effetti sembra andare perduto in queste ore il patrimonio di credibilità accumulato dalla Opel nei due anni scorsi, passati rampognando - con abbondanti dosi di moralismo - i concorrenti della Volkswagen per il caso Lopez, il top manager che le era stato strappato dal gruppo di Wolfsburg assieme ad un baule di progetti segreti. I portavoce della Opel intanto denunciano una «campagna calunniosa», orchestrata da chissà chi e condita da cattiva informazione. Dalle prime indiscrezioni emerge però che i fornitori hanno ricompensato per anni numerosi dipendenti della Opel con denaro ma anche con prestazioni «in natura» Guenther Rexro t (leggi: computer, viaggi, ma soprattutto lavori di ristrutturazioni di ville e appartamenti). Scopo: soprattutto ottenere informazioni sugli appalti in corso o fatturare importi superiori alle prestazioni realmente effettuate. Con un sistema che gli stessi inquirenti definiscono «raffinato», l'importo delle tangenti veniva in gran parte addebitato alla Opel stessa. Intrecci perversi tra manager e fornitori a base di mazzette o altre regalie sono stati segnalati dai settimanali del lunedì anche presso la Volkswagen e la Ford. Le accuse, mosse in base ad atti di una società fornitrice svizzera, riguardano ad esempio un manager della Ford che avrebbe incassato 175 mila marchi, circa 200 milioni di lire. Sempre al 1988 risale anche il caso di cui si sta occupando la magistratura di Braunschweig in casa Volkswagen: per favorire un altro fornitore, sempre svizzero, un manager avrebbe incassato 54.500 franchi svizzeri (circa 75 milioni di lire). Le due case automobilistiche si sono difese con querele nei confronti di ignoti o promettendo anche l'apertura di inchieste inteme e ricordando che i fatti sarebbero ormai caduti in prescrizione. La circostanza non diminuisce di un millimetro l'impressione che queste denunce suscitano soprattutto fra autorità e politici. Mentre la Bka, Polizia federale, proprio ieri ha annunciato per il prossimo agosto la presentazione di un dossier sulla corruzione nel settore pubblico e in quello privato, il ministro dell'Economia Guenther Rexrodt ha affermato che il fenomeno ha assunto dimensioni che danneggiano il buon nome dell'azienda Germania. L'uomo della strada invece sembrava già aver presentito tutto: secondo un sondaggio l'85% dei tedeschi dichiara che nell'economia tedesca la corruzione c'è e c'è sempre stata, [b. m.l Guenther Rexrodt
Persone citate: Braunschweig, Lopez, Rexrodt
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