«Capaci di colpire i colleghi»
«Capaci di colpire i colleglli» «Capaci di colpire i colleglli» Siclari: nessuna guerra fra magistrati IL PROCURATORE ANTIMAFIA Em MESSINA " stata una decisione meditata e sofferta». Il procuratore antimafia Bruno Siclari è ancora nei corridoi del Palazzo di Giustizia di Messina, quando viene assaltato dai giornalisti. E' arrivato in città per parlare della retata antimafia della notte precedente. Ma, appena 24 ore prima, il Presidente della Corte d'assise di Reggio Calabria, Giacomo Foti, è finito in galera con l'infamante accusa di concorso in associazione mafiosa. «Ci rendiamo conto delle conseguenze che un'iniziativa del genere può provocare sia sull'opinione pubblica, che non può non restare impressionata dall'arresto di un alto magistrato, sia sui processi che Foti conduceva - dice Siclari -. C'è da dire però che quando è necessario siamo capaci di colpire anche nostri colleghi, malgrado questo ci procuri dolore e rammarico». Il superprocuratore però avverte: «Certo, questo non vuol dire che Foti sia necessariamente colpevole, perché siamo ancora a livello di ipotesi di reato e non ci sono responsabilità definitivamente accertate». C'è imbarazzo e tensione. Siclari è seduto accanto al procuratore di Messino Antonino Zumbo e a quasi tutto il pool di magistrati della direzione antimafia. Parla delle inchieste che riguardano i giudici di Reggio Calabria, di competenza della Procura di Messina, t di quella che riguarda giudici messinesi, aperta da magistrati reggini: «Sono perplesso - dice -; mi auguro che sia rapidamente approvato il decreto di iniziativa governativa per la modi¬ fica delle competenze degli uffici di procura quando devono indagare su altri uffici giudiziari, in modo da eliminare le situazioni di reciprocità». Poi però esprime «fiducia e solidarietà» ai giudici messinesi «per l'enorme lavoro che stanno facendo». E subito dopo un giudizio analogo lo rivolge anche ai colleghi di Reggio Calabria. L'arresto di Foti sembra essere solo la punta dell'iceberg di una situazione che potrebbe portare a un vero e proprio terremoto giudizia¬ rio. I giudici messinesi dicono che l'inchiesta sugli altri magistrati reggini è «a buon punto e potrebbe portare a risultati concreti». Ma l'attenzione torna su Foti. Già tre mesi fa i giudici messinesi segnalarono al Csm le accuse dei pentiti Giacomo Lauro e Pietro Marrapodi contro il magistrato. Interviene Siclari: «Se Foti è rimasto al suo posto dipende dai tempi lunghi che caratterizzano il procedimento avviato dal Csm per l'eventuale trasferimento di magistrati indagati. Il Csm segue i suoi tempi, non posso fare alcuna contestazione». Perché uno degli arrestati di Reggio, l'imprenditore Dagostino, si era recato nella alla Procura antimafia pochi giorni prima? «Non posso dirlo». Poi la scarcerazione dei boss. «La decisione del tribunale della libertà non è condivisibile da parte nostra». Infine, sulla necessità di prorogare le indagini, motivo che ha determinato la richiesta di allungare ai boss arrestati i termini della custodia cautelare, Siclari è categorico: «Non si può tappare la bocca ai pentiti». [f. a.l «Una decisione meditata ma molto dolorosa» Il magistrato Bruno Siclari, guida la superprocura antimafia BttiÉÉlMÉliiM
Luoghi citati: Messina, Reggio, Reggio Calabria
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