« Nessun soldato americano» di Franco Pantarelli

« « Nessun soldato americano» Clinton: per Gorazde solo i nostri elicotteri IL PIANO DI WASHINGTON SNEW YORK I', gli elicotteri americani per trasportare i soldati francesi e inglesi destinati a difendere Gorazde ci saranno, ma nessuno speri in qualcosa di più. La possibilità di mandare anche truppe di terra americane si trova al di là della «linea rossa» che Bill Clinton ha tracciato e che è invalicabile Neanche la conquista da parte dei serbi di tutte le «aree protette» della Bosnia potrebbe fargli cambiare idea. Lo ha detto ieri Warren Christopher, il segretario di Stato, precisando una volta per tutte la posizione della Casa Bianca. I dettagli su come organizzare la spedizione, se i francesi e gli inglesi accetteranno questa proposta americana, verranno decisi a Londra venerdì, in una riunione cui è prevista la partecipazione dei ministri degli Esteri, quelli della Difesa e i capi di stato maggiore di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania e Russia. Ma già ieri qualcosa su quei dettagli è trapelato. In pratica, si è saputo dal Pentagono, il concetto su cui alla fine di quella riunione ci si attesterà (o comunque il concetto che gli americano sosterranno) è che, va bene, Srebrenica è perduta, Zepa lo sarà da un momento all'altro, ma Gorazde no. Lì i serbobosniaci dovranno essere fermati e a provvedere alla bisogna dovranno essere i soldati della «forza di reazione rapida» creata da francesi e inglesi con una simbolica partecipazione olandese, 1000 dei quali saranno trasportati a Goradze dagli elicotteri americani. C'è già chi vede in quell'azione il più vasto uso di elicotteri da combattimento fatto dagli americani sin dai tempi del Vietnam e lo immagina come la famosa scena di «Apocalypse Now» in cui si vede appunto un grande stormo di elicotteri avvicinarsi all'obiettivo accompagnato dalle note della Cavalcata delle Valkirie. Ma Christopher ha tenuto a sottolineare più i limiti di quella partecipazione americana che la sua estensione. E non (come sospettano tutti) per ragioni di politica interna, ha insistito, ma per una questione di «coerenza diplomatica». La situazione in Bosnia, infatti, «è disastrosa» e bisogna stare attenti a non esacerbarla ulteriormente perché i 30.000 soldati dell'Onu che vi si trovano sono tutti dei «potenziali ostaggi» dei serbi. Insomma, se Karadzic e i suoi si trovassero con le spalle al muro di fronte a una forte coalizione internazionale potrebbero sentirsi «in guerra con il mondo intero» e comportarsi di conseguenza. E a quel punto - incalza il segretario alla Difesa William Perry - ci vorrebbero ben altro che mille uomini. Per «fare una differenza», secondo lui, sarebbero necessarie «alcune centinaia di migliaia di soldati, una lunga campagna e alcune migliaia di perdite». E poiché que¬ sto nessuno lo vuole, ecco che gli Stati Uniti hanno deciso di mantenere un «basso profilo», limitandosi a fornire gli elicotteri. Le nostre truppe di terra, ha ribadito Christopher, saranno utilizzate solo per aiutare il ritiro dei soldati dell'Onu, nel caso in cui venga deciso. E' vero che le ragioni di politica interna pesano poco su questa posizione americana? Di sicuro c'è che ieri i repubblicani hanno anche loro precisato la propria posizione e che almeno parzialmente hanno abbandonato l'intransigenza dei giorni scorsi. Sia Newt Gingrich che Robert Dole ora dicono che, sia pure «a malincuore», appoggerebbero l'uso delle forze di terra americane per aiutare il ritiro dei Caschi blu. Ma non senza avvertire i serbo-bosniaci che «se interferissero con le operazioni di ritiro, le nostre rappresaglie sarebbero di grande intensità e estese a tutto il Paese». Il «principio» di una guerra «anche americana» contro i ser¬ bo-bosniaci, insomma, sembra essere accettato anche dai repubblicani, e questo è probabilmente ciò che ha consentito a Christopher di annunciare il «sì» al trasporto delle truppe franco-inglesi, prima ancora della riunione di venerdì a Londra. A quella riunione, a quanto pare, dovrebbe partecipare anche Boutros Ghali, che ieri ha annullato il suo viaggio in Turchia proprio per «prepararsi», come è stato detto dai suoi portavoce, ansiosi di «escludere» che l'ostilità con cui lo stavano aspettando ad Ankara sia entrata in qualche modo nel cambio di programma. Il segretario generale dell'Onu non sa ancora con quali mezzi mettere in pratica la dura risoluzione votata dal Consiglio di Sicurezza contro i serbo-bosniaci dopo la presa di Srebrenica. A Londra potrebbe finalmente avere qualche indicazione. Franco Pantarelli L'ammiraglio francese Lanxade e il suo collega inglese Inge hanno partecipato alla riunione dei capi di Stato Maggiore a Londra

Persone citate: Bill Clinton, Boutros Ghali, Clinton, Inge, Karadzic, Newt Gingrich, Robert Dole, Warren Christopher, William Perry