In Borsa è tempo di matricole

F Oggi debuttano Bulgari e Tim. Anche Fininvest e Cariplo in lista d'attesa In Borsa è tempo di matricole Decine ormai le società pronte a quotarsi MILANO. Quattro collocamenti in meno di un mese. Due debutti stamane al listino (Bulgari e Tim, il telefonino mobile nato da Telecom). Gli uomini di Piazza Affari che, assieme all'Abi e alla Confindustria, girano l'Italia in lungo e in largo per propagandare il listino e convincere le imprese di medie dimensioni (fra 50 e 150 miliardi) a quotarsi e dare fiato a un mercato che, nonostante tutto, resta tra i più depressi del mondo industrializzato. Ma quante sono le aziende che vorrebbero quotarsi? Attilio Ventura, presidente de! Consiglio di Borsa, basandosi su una recente ricerca, è convinto che siano almeno un migliaio, quattro volte in più di quelle attualmente quotate (223), mentre Madrid (che certo non può considerarsi una piazza di primo piano) ne accoglie il doppio, per non parlare di Tokyo (8 volte più grande), Londra (9 volte) o New York (11 volte). I motivi che tengono lontane le imprese dal listino sono molti e tutti noti: si va da una cultura d'impresa di stampo familiare, che non ritiene Piazza Affari conveniente per finanziare lo sviluppo, ai troppi nodi (a partire dalla legge sull'Opa) che ingessano il mercato, a un clima politico che meno che mai è dei più rassicuranti. Ma qualcosa incredibilmente da qualche tempo, nonostante le troppe incertezze che pesano sul mercato, si sta muovendo. Come dimostra il debutto di stamane, primo giorno borsistico di agosto (in cui partono gli aumenti di Sai e Beni Stabili) di due società di indubbio prestigio: Tim e Bulgari. Tim, ovvero il Telefono Mobile Italia, sotto la guida di Vito Gamberale, è partita di scatto, con un aumento di capitale da mille miliardi e una campagna promozionale per il Gsm, lo standard cui hanno aderito 60 Paesi in tutto il mondo, che tende a mettere non pochi paletti sul prato del diretto concorrente, l'Omnitel di De Benedetti. I fratelli Paolo e Nicola Bulgari, rispettivamente presidente e vice presidente dell'omonimo gruppo, hanno invece stipulato un patto di sindacato insieme con il nipote Francesco Trapani, amministratore delegato della società (Paolo e Nicola hanno quote paritetiche del 30,32%, Trapani ha il 4,58%), che in quanto a scalate è più blindato di un antifurto. Ma mentre due «matricole» debuttano, altre sono già in lista d'attesa. Proprio mercoledì, mentre da Bergamo, prima tappa del tour di Piazza Affari, una sessantina di aziende manifestava¬ no la loro disponibilità ad avviare le procedure per la quotazione, da Legnano un'altra azienda, la Giovanni Crespi, leader in Europa nel settore dei mercati sintetici per le calzature e la pelletteria, un gruppo che ha 1000 dipendenti, dodici controllate e un fatturato di 260 miliardi, riceveva dai soci il via libera per andare in Borsa dopo l'estate. Poco prima il via libera era partito anche da altri gruppi (Ima, Brembo, Stayer, Carraro, Giochi Preziosi, Belleli, Gardaland, Banca San Paolo di Brescia) tutti vogliosi di entrare in Piazza Affari entro fine anno. Se poi a questo pattuglione si aggiungono alcuni gioielli del sistema finanziario e creditizio nazionale (Fininvest, Cariplo, Crt) non c'è da stupirsi che per trovare una «voglia» analoga di listino bisogna risalire agli anni '85-'86, quando code di persone sostavano, fin dalle ore antelucane, davanti alle banche per sottoscrivere Opv su titoli (Fochi, Del Favero, Rodriguez, etc) che poi sono stati cancellati dal listino e che oggi valgono il 90 per cento in meno. Rievocare quella stagione serve anche a capire che non sempre è tutto oro quello che luccica. E per questo gli operatori più seri consigliano prudenza e di seguire costantemente l'andamento delle società di cui è acquistato il titolo. Un solo esempio: delle 61 matricole collocate tra il 1985 e il 1987, trentadue hanno fatto meglio del listino, 27 sono andate peggio e due lo hanno eguagliato. te. roc] CHI CORRE AL LISTINO (Alcune matricole ai raggi x; dati '94) TIM. Telefono mobile. E' nata venerdì con un patrimonio di 700 miliardi, un fatturato pro-forma di 3.201, profitti di 794 e debiti per 1.100. Attualmente il capitale è controllato al 61,8% dalla Stet. BULGARI. Gioielleria. Dipendenti 500, fatturato 290 miliardi, 25 di utili nel '94. Il collocamento servirebbe per finanziare piani di sviluppo, la famiglia manterrà il 64,4% del capitale. CARRARO. Componenti per macchine agricole. Dipendenti 1200, fatturato 302 miliardi, utili 13,2. Il gruppo fa capo ai tre fratelli Carrara, il 20% è nelle mani di Arca e Sopaf, due banche d'affari. SAN PAOLO BRESCIA. Dipendenti 2.030, raccolta 7.709 miliardi, utile netto 62. Il capitale è di 135 miliardi, il sindacato di blocco ha in mano il 58%. Il passaggio al telematico avverrà in autunno. BELLELI. Impiantistica. Dipendenti 6.000, fatturato 1.400 miliardi, utile netto 18. La Belleli, interamente controllata dalla famiglia, sarà quotata a Milano e New York. BREMBO. Sistemi frenanti a disco. Dipendenti 1.000, fatturato 254 miliardi, utile 15. Attualmente il capitale è nelle mani del presidente, Alberto Bombassei, del management e di investitori istituzionali (38%). STAYER. Utensili elettrici. Dipendenti 800, fatturato 190 miliardi realizzato per 1*86% all'estero, utile 5,5. Il capitale attualmente è controllato da tre fondi chiusi (il 14% è del management). Attilio Ventura presidente Consiglio agenti di Borsa