«In nome di Mururoa non volate Air France» di Luigi Grassia

«In nome di Mururoa non volate Air France» LA CAMPAGNA DI «CUORE» . «In nome di Mururoa non volate Air France» LA sinistra, come al solito, è divisa. Ma nel mondo rosso-verde italiano si fa sempre più strada l'idea di boicottare i prodotti francesi per affiancare le evoluzioni antinucleari dei gommoni di Greenpeace a Mururoa con qualcosa di concreto a casa nostra. Non comprare roba d'Oltralpe così da far pressione sull'Eliseo e costringerlo a rinunciare alle otto esplosioni atomiche che ha in mente: questo sarebbe il programma. Se non si ottiene l'effetto sperato, almeno si ha la soddisfazione di un bel dispetto al nemico. A muoversi per primi sono stati un po' di tempo fa quelli di «Cuore», che nel numero in edicola stilano un bilancio riportando bollettini di vittoria (fra le parole d'ordine: «Lo champagne? E' radioattivo!»). E ieri anche il «manifesto», pur senza mobilitarsi ufficialmente, segnalava con simpatia che Legambiente e Wwf hanno invitato a mettere al bando certe società rosso-bianco-blu come Air France. Ma anche fra gli ecologisti c'è chi si dissocia: con questi sistemi non si spingerà il fronte interno francese, offeso, a compattarsi attorno al Presidente-Stranamore? A Cuore, giornale verde financo nella carta, non hanno dubbi. «Chirac? Lasciate che gli telefoni il signor Renault. Vedrete che cambia idea» titolava il giorno in cui lanciò la campagna. Precisando che boicottare è bene, ma ancora meglio è boicottare e poi far sapere che lo si fa, spedendo lettere e fax alle imprese inte¬ ressate in modo che abbiano ben chiaro perché i loro prodotti vendono meno. Il settimanale satirico ha pubblicato il messaggio standard (in bel francese educato) da inviare alle aziende-bersaglio più idonee, indicate per nome, in¬ dirizzo e numero di fax. «Le imprese sono sensibilissime alle lettere dei loro clienti. Il consumatore ha sempre ragione, dicono». Nella lista dei cattivi figurano produttori di cosmetici come l'Oréal, case di mode come Yves Saint Lau¬ rent e la multinazionale alimentare Danone, specificando però quali cose salvare perché fabbricate in Italia. Non è mancato l'invito a «rompere i coglioni (intasargli il fax sarebbe già una bella cosa) alla grande macchina statale francese», in particolare l'ambasciata e la camera di commercio transalpina in Italia. Fra i tanti entusiasti che hanno accolto l'appello, un certo Michele di Sassello (Savona) scrive al giornale per informare «li stiamo tempestando, avranno il loro da fare a cambiare il rotolo della carta del fax». In Australia, geograficamente tanto più vicina al vento radioattivo di Mururoa, hanno fatto qualcosina di più. Il consorzio Airbus vede in pericolo un contratto da quattrocento milioni di dollari (ben oltre seicento miliardi di lire) per la vendita di aerei e ormai ci sono poche speranze per gli appalti francesi per le Olimpiadi di Sydney. I portuali locali hanno preso l'abitudine di scaricare ai moli le merci francesi con esasperante lentezza. Le donne si passano parola per non comprare più biancheria intima parigina. Quanto allo champagne, no, quello agli antipodi si continua a berlo, ma pagando una sovrattassa (volontaria) da destinare a una cassa per la lotta anti-nucleare. Però il drastico esempio australiano non è stato seguito da altri Paesi. Nuova Zelanda e Giappone, pur vicini e furiosi, hanno boicottato meno. Il tedesco Thilo Bode di Greenpeace, organizzatore del recente boicottaggio (vittorioso) contro i distributori di benzina della Shell che voleva affondare una piattaforma petrolifera nel mare del Nord, scrive su «Liberation» che non si possono boicottare i Paesi, ma solo le imprese. Sulla stessa lunghezza d'onda è Ermete Realacci di Legambiente, citato dal «manifesto», secondo cui «vista la situazione, la forma di boicottaggio più credibile è quella contro le più importanti aziende di Stato francesi. Insomma non contro tutta l'economia, ma magari contro la Renault e l'Air France». E', in sostanza, la lineaCuore, però il settimanale non discrimina la Renault e invita a colpire con equanimità anche Peugeot-Talbot e Citroen, e quanto all'Air France la prende di mira in seguito a un articolato ragionamento: «Avete fatto un pensierino al Club-Med? Bene. Da oggi basta. E ora che dovete organizzarvi da soli le vacanze, evitate l'Air France». Luigi Grassia Per il boicottaggio in campo Wwf e Legambiente Un Verde cileno attacca etichette antinucleari su prodotti francesi

Persone citate: Chirac, Ermete Realacci, Thilo Bode, Yves Saint

Luoghi citati: Australia, Cuore, Giappone, Italia, Nuova Zelanda, Savona, Sydney