La seconda Repubblica adotta la lingua trash di Filippo Ceccarelli

Il pds contrattacca con Tote La seconda Repubblica adotta la lingua trash così, in mancanza di autogolpe, i post-bottegologi tornarono a Montecitorio ad abbodratarsi. Rotti al più ondivago celomoscismo querciaiolo, per giunta epurato da portasilenzi neoarroganti, avevano assistito con desistenza alla nattizzazione di Occhetto. Con polista illiberalità, ora, la Feconda Repubblica gli offriva un D'Alema-carattere quasi ascellar-popolare, e misteriosamente monoturnista. Baffi.no remava contro, per loro, a volte sgarbeggiando addirittura sul mattarellum. Meglio Bodrato. Lo trovarono intento a delottizzare la cencellistica. L'uomo del Colle era ovviamente d'accordo: «Ma senza berlusconate, mi raccomando»... In questo immaginario racconto Oscar Luigi Scalfaro - l'uomo del Colle, voce scherzosa ricalcata sulla pubblicità della Del Monte risulta fin troppo sobrio. Per esprimere una preoccupazione che aveva a che fare con Berlusconi, poteva usare ben 68 parole, da Berluscaos a berluscottimismo, passando-per berlusconeria e berlusconesco. Tante ne elencano, con il rigore di inorriditi - si spera - amanuensi, Silverio Novelli e Gabriella Urbani nel loro «Dizionario italiano. Parole nuove della Seconda e Terza Repubblica» (Datanews, lire 20 mila), il primo serio repertorio che, certificata ormai la morte del vecchio e misterico politichese, saluta la nascita di una lingua mostruosa, ma vitale: la lingua della transizione. Circa 1300 vocaboli ordinati con criteri scientifici (usi, contesti, autori, giornali, date). Tutto il peggio. Uno spregevole nuovo corso espressivo che alle fumoserie di un tempo contrappone l'efficacia abbagliante del trash. Perciò: «Fascio-biscio blazerato cerca di precarizzare il Leonkapresidio». Oppure. «Per il decreto salvaboiardi Sforza Italia deve prendersela con la sondaggistica piliana». Per dire. nEpurator brancavideo fa appello agli anti-Pannella. Gli pseudo-clintoniani dei Uggì si riciclano in Schermi Pulititi. E infine: «Il Fassino- look mette in crisi gli iuppettini del decennio ridens. Faxerendum per Veltroni: insorge il popolo del karaoke». E magari questo orrore suonasse nella sua integrale freddezza futurista. Il guaio è che queste nuove parole, questi centri nevralgici (nevrili?) sono buttati lì nella frase isolati per rafforzarne la potenza e catturare l'attenzione del lettore incolpevole. Effetto di breve durata, ma garantito: usa e getta, secondo la più corriva e pappagallesca pubblicità spazzatura. I giornalisti, certo, esagerano, e i politici stanno al gioco. La risonanza estetica, comunque, è quanto di peggio possa appunto risuonare. Ma forse è anche quanto di più inevitabile e perfino di più vivo nella sua spasmodica personalizzazione Ifunarismo, morattiano, pivettuolo, opusdeino, Feltri-dipendente, cicidista). Una lingua spaventosa, anche se mirabilrrtente contemporanea nelle sue continue iperboli alla Fantozzi (ìper-delegittimato, microgonnata, serbo-progressista, tele-pasdaran), nelle sue incongruenti deformazioni (pipino, Previticchio, Fiamme Sporche, canottardo, kraftiano, impannellato). Una lingua, insomma, che cerca disperatamente di riclassificare e riformulare una realtà esplosa, anche dal punto di vista lessicale, in Tangentopoli. Da cui tangenticida, tangentiere, tangentone, tangentopolite, tangentopositivo. Senza contare chiacchieropoli, insultopoli, malatopoli, mazzettopoli, pornopoli, sessuopoli e, giacché si scorda tutto ma fino a un certo punto, terremotopoli. Filippo Ceccarelli elli |

Persone citate: Berlusconi, Bodrato, Fassino, Gabriella Urbani, Occhetto, Oscar Luigi Scalfaro, Silverio Novelli, Veltroni

Luoghi citati: Italia