«La mafia è peggio della peste»

«La mafia è peggio della peste» L'ANATEMA DEL CARDINALE «La mafia è peggio della peste» Pappalardo: crea violenza e disoccupazione FPALERMO EDELI al motto che la speranza è l'ultima a morire, i palermitani si affidano alla loro «Santuzza», la patrona Santa Rosalia. E, nel clou di un «festino»-kolossal orchestrato da Pino Caruso, direttore artistico d'eccezione, applaudono commossi il cardinale Salvatore Pappalardo. Nella sua omelia, nell'antivigilia del terzo anniversario della strage di via D'Amelio, l'arcivescovo ha alluso alla speranza che sia possibile un miracolo che guarisca la città dalla peste della mafia, come nel 1625 Santa Rosalia la salvò dalla pestilenza portata da un galeone tunisino. Contro la Piovra «occorre che venga posta in atto dai cittadini e dai cristiani ogni forma di resistenza | passiva per non lasciarsi schiacciai re dai prepotenti», ha detto Pappa! lardo, spiegando: «La collusione o la connivenza col crimine impedisce anche a chi ne avrebbe la possibilità di avviare aziende e attività produttive e commerciali che assicurerebbero i tanto desiderati posti di lavoro». Affiora il sentimento popolare, pagano e religioso, con la devozione dei palermitani per la loro patrona. Ne aveva in tasca un'immaginetta, il giorno della cattura, perfino il boss Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina, che avrebbe pigiato il maledetto congegno per la strage di Capaci. Una devozione che coinvolge anche i non credenti, li affascina, li turba. Fra loro. Pino Caruso che fu chierichetto nella chiesa dei domenicani del Pantheon, a due passi dalla sua vecchia casa in via Materassai, il cuore della Vucciria, e che oggi si professa quasi ateo. «Abbiamo dato ai palermitani una grande occasione, cinque giorni di spettacoli strabilianti con eventi che si vedono solo a Parigi o New York», ha detto Pino Caruso, che nel suo super-programma ha ottenuto la collaborazione di un altro Caruso famoso, Bruno, il pitto¬ re, suo omonimo, e altro palermitano d'esportazione per necessità, come tanti altri emigrati di lusso che qui non avrebbero sfondato e che altrove hanno invece ottenuto successo e soldi. Finito il «festino», Pino Caruso ha promesso anche una «lunga estate» di spettacoli e manifestazioni in un calendario che ha progettato su invito del Comune per espressa volontà del sindaco. Un Leoluca Or- landò che in 300 mila, nelle strade del centro storico, l'altra notte, per la chiusura dei festeggiamenti hanno osannato come un divo quando si è arrampicato sul «carro floreale» che ha preceduto il grande carro barocco trainato dai cavalli. E' seguita una pioggia di petali di rosa e d'acqua, la «pioggia purificatrice» che simbolicamente ha allontanato la peste. Poi, grazie a un pallone aerostatico cubico che lo sollevava, il vascello tunisino della peste è sceso dal cielo, dove, con effetti speciali realizzati da Marcello Chiarenza, è stato proiettato un mare con pesci, meduse e mille tonalità di azzurro, in un gioco di luci e suoni. Per questa «operazione» scenografica di straordinaria presa, Pino Caruso si è rivolto a Valerio Festi che ha firmato altri spettacoli in tante parti del mondo. Fra allegorie e maschere, giochi pirotecnici scanditi dai botti e dalla musica di Orff il monito di Pappalardo: «Ci sono anche fra noi persone che hanno fatto deliberatamente una scelta di vita non soltanto sbagliata, ma delittuosa e malvagia. Sono quelli che hanno fatto dell'illegalità e della sopraffazione, della violenza e del crimine la loro norma di comportamento. Si chiamino come si vogliono, anche mafiosi». L'arcivescovo ha invitato i palermitani a collaborare con la giustizia e a combattere la disoccupazione con un impegno che - ha detto - deve investire anche la Chiesa. Antonio R avi da Omelia al «festino» di Santa Rosalia patrono della città «Per battere la Piovra ci vuole un miracolo» La processione di Santa Rosalia a Palermo. A destra Leoluca Bagarella: anche il superboss è un devoto della santa

Luoghi citati: Capaci, New York, Palermo, Parigi