Un'armada aerea per Gorazde di Fabio Galvano

Un'armeria aerea per Gorazde Un'armeria aerea per Gorazde Al vertice di Londra il sì americano LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli Stati Uniti sono disposti all'invio di materiale militare in Bosnia - si parla di duecento elicotteri d'assalto Apache e Cobra, oltre che di elicotteri da trasporto Sea Stallion - ma escludono una mobilitazione di personale; e attorno alla decisione di Washington, annunciata dal segretario di Stato Warren Christopher, i capi di stato maggiore britannico, americano e francese hanno affrontato ieri a Londra un completo esame delle opzioni militari auspicabili e possibili in questa fase della crisi bosniaca. Si trattava di dare un senso pratico al dibattito politico degli ultimi giorni; e al termine di una discussione durata cinque ore i capi militari si sono lasciati per riferire ai loro governi, ma senza rivelare le conclusioni raggiunte. Si sa che il rappresentante francese, l'ammiraglio Jacques Lanxade, ha presentato vari scenari d'intervento. Riflettendo l'impulso interventista del presidente Chirac, egli ha illustrato un ambizioso piano per un ritomo in forze a Srebrenica - caduta martedì - e a Zepa. Ma un membro della stessa delegazione francese, interrogato prima che i lavori avessero inizio, aveva ammesso che l'esito più probabile sarebbe stato un piano per rafforzare la guarnigione dei caschi blu nella zona protetta di Goradze, al fine di evitare un altro smacco e soprattutto un altro dramma etnico fra la popolazione di 60 mila persone, e per aprire definitivamente il corridoio di terra sul monte Igman necessario a garantire i rifornimenti di Sarajevo. Parigi avrebbe presentato «proposte precise». La Gran Bretagna, ha detto ieri il ministro degli Esteri Malcolm Rifkind in un esplicito tentativo di disinnescare le polemiche e le incomprensioni fra Londra e Parigi, è «più che disposta a esaminare qualsiasi proposta militare, purché realistica». E nulla appare più realistico, in questo frangente, che le prospettive offerte dalla disponibilità americana a intervenire logisticamente con la sua annata di elicotteri. I particolari delle proposte Usa sono stati illustrati dal capo di stato maggiore generale John Shalikashvili; e attorno alla nuova posizione di Washington si è dipanato il dibattito presieduto .dal britannico Sir Peter Inge. Gli Stati Uniti sono la chiave dell'azione Onu in Bosnia. Ma il presidente Clinton è costretto a miracoli di equilibrismo; e soprattutto a garantire che non ci sarà - come ha ripetuto ieri Christopher - «un'americanizzazione della Bosnia». Il dibattito interno resta acceso; e infatti il repubblicano Bob Dole ha invocato che prima di assumere qualsiasi decisione il presidente senta il parere del Congresso. La forza di protezione, egli ha detto, «si sta infilando sempre più in una palude e sarebbe ora di tirarla fuori al più presto». Cautela, quindi, anche nelle proposte del generale Shalikashvili. L'incontro londinese ha preceduto un vertice nella capitale britannica - venerdì - fra i Cinque del cosiddetto «gruppo di contatto» (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Russia, Germania) e i rappresentanti di Onu e Nato. Durante il suo svolgimento le notizie provenienti da Zepa - dove 15 mila bosniaci musulmani sono protetti da 79 caschi blu ucraini hanno fornito l'ulteriore prova di quanto fossero necessarie deci¬ sioni e azioni rapide. Tutto sta a determinare quali obbiettivi siano conseguibili senza compromettere la sicurezza delle forze Onu. Il primo ministro bosniaco Haris Silajdzic ha invocato ieri «un'azione più aggressiva» per difendere le zone protette dall'aggressione serba; ed è, in definitiva, la linea favorita da Parigi. Ma ha anche chiesto, in un'intervista alla Bbc, che «la comunità internazionale, soprattutto chi ha imposto l'embargo sulle armi, riarmi la nostra popolazione e la protegga dal cielo». I problemi contingenti sono in prima linea; ma dai capi di stato maggiore, che hanno deciso di rinunciare a un comunicato ufficiale al termine della riunione privilegiando l'informazione ai rispettivi governi, ci si attendeva anche un'indicazione a più lungo termine: sul futuro delle forze di protezione, in particolare sulle modalità del loro impiego e di un loro eventuale ritiro. Una girandola di scenari, mentre dalla Bosnia veniva una sola immagine: quella dell'implacabile avanzata serba. Fabio Galvano

Persone citate: Bob Dole, Chirac, Clinton, Haris Silajdzic, Jacques Lanxade, John Shalikashvili, Malcolm Rifkind, Peter Inge, Shalikashvili, Warren Christopher