«Restituiteci l'Alaska»

L'ente che recupera i beni russi all'estero: quel territorio non fu venduto, lo Zar si limitò ad affittarlo L'ente che recupera i beni russi all'estero: quel territorio non fu venduto, lo Zar si limitò ad affittarlo «Restituiteci l'Alaska» Richiesta-choc di Mosca agli Usa MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Restituiteci l'Alaska! Tra non molto, se si continua di questo passo, il «Comitato per la proprietà statale» potrebbe lanciare una campagna all'insegna dello slogan di cui sopra. Il signor Igor Plotnikov, colui che la settimana scorsa ha scoperchiato il vaso di Pandora delle rivendicazioni delle proprietà russe all'estero (qualcosa come 9 miliardi di dollari di terre, ville, isole, palazzi regioni intere e, perché no?, stati federati degli Stati Uniti), è tornato alla carica. Gli hanno chiesto se la Russia aveva proprietà da vantare anche negli Usa. Lui ha riposto così: «Beh, in pratica non c'è un solo paese al mondo dove la Russia non abbia qualche proprietà. Qualcosa dev'esserci anche là». A domanda più precisa, sull'Alaska, ha rincaralo la dose: «Non escludiamo niente. Ci sono già stati colloqui al riguardo». Dove, con chi? Non ha precisato. Ma incombe la minaccia. Gli americani, in larga maggioranza, non sanno infatti che l'Alaska, in realtà, non fu mai «comprata» dagli Stati Uniti. Fu solo affittata nel 1867 per cento anni tondi dallo zar Alessandro II, per la modica cifra di 11 milioni di rubli dell'epoca, ovvero per 7,2 milioni di dollari. Oggi sarebbero 11 miliardi di dollari all'incirca. Il che significa che Washington avrebbe dovuto restituire a Mosca l'intero Alaska nel lontano 1967. E non l'ha fatto. Il curioso è che allora al Cremlino sedevano i comuni- sti, con Leonid Breznev alla testa. C'era la guerra fredda, le due superpotenze erano l'una contro l'altra armate e in piena polemica. Ouale migliore occasione per mettere in difficoltà l'avversario, esigendo la restituzione di uno Stato dell'Unione, ricco di materie prime? Ma i comunisti, è noto, non sapevano fare affari. 0, forse, se n'erano dimenticati. Invece i nuovi capitalisti russi hanno imparato in fretta. Saranno un po' sbrigativi, ma sanno dove mettere le mani. E pare vogliano fare sul serio. Le ricerche negli archivi storici sono andate avanti a tutto campo. Sotto a chi tocca. Un altro Paese che dovrà mollare il malloppo è la Gran Bretagna. Se il Comitato delle proprietà statali ha trovato il documento giusto, dopo la causa legale che sarà intentata presso un tribunale internazionale, la Gran Bretagna sarà un po' meno grande. Risulterebbe infatti che lo zar Nicola II aveva graziosamente ricevuto in dono da suo cugino Giorgio V, sovrano britannico, un'isoletta delle Shetland. Allora si usava scambiarsi questo tipo di regali, intanto rimanevano in casa visto che le famiglie reali erano tutte imparentate tra loro o facevano in modo di diventarlo. Ma adesso il Cremlino - che non ha rapporti di parentela con Buckingam Palace - rivuole indietro ciò che appartenne allo zar. Nonostante la flemma britannica l'addetto stampa dell'ambasciata di Londra ha commentato in modo piuttosto stizzito: «Se i russi sollevano una questione del genere ci troveremo di fronte a un incidente diplomatico davvero rimarchevole». L'ambasciata di Washington, invece, non ha commentato le dichiarazioni di Plotnikov, dando una volta tanto lezione di fair play agl'inglesi. Ma anche, probabilmente, per non farsi coinvolgere nel ridicolo. Le probabilità, infatti, che l'Alaska (o lisoletta delle Shetland) torni sotto l'aquila bicefala sono più o meno equivalenti a quelle di trovare forme di vita sulla Luna. Ma tant'è, si parte sempre da cento nella speranza di ottenere dieci, o cinque, o anche un centesimo. Le cifre corrono vorticosamente. Anche Teheran sembra che debba restituire l'equivalente di un miliardo di dollari. I più preoccupati di tutti sono, però, i discendenti della famiglia imperiale. Mosca non fa mistero di voler mettere le mani sui cento milioni di dollari, in dubloni d'oro dell'epoca, che sarebbero rimasti, dopo la rivoluzione del 1917, nascosti nelle banche europee e, ovviamente, nelle mani dei loro proprietari privati. Per singolare ironia della storia i privatizzatoli dello Stato russo sarebbero i cacciatori, in nome dello Stato russo, delle proprietà private dei russi (in questo caso nobili e ricchi) espropriati dai comunisti. «Moscow Times» ha chiesto un parere a) portavoce della famiglia reale russa, Serghei Zapozhnikov, vice presidente del Club Zarista. E lui ha risposto mettendosi le mani nei radi capelli: «Non posso neanche immaginare una tale eventualità, non so che dire, è orribile». Giuliette Chiesa

Persone citate: Alessandro Ii, Giorgio V, Giuliette Chiesa, Igor Plotnikov, Leonid Breznev, Serghei Zapozhnikov