Trecento elicotteri per salvare Goradze

Gli Usa accolgono l'appello francese all'intervento, mentre vacilla anche l'enclave di Zepa Gli Usa accolgono l'appello francese all'intervento, mentre vacilla anche l'enclave di Zepa Trecento elicotteri per salvare Goradze Il Pentagono: «Non ci saranno altre Srebrenica» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO In Bosnia potrebbe essere l'ora della svolta: si è diffusa ieri «<?ra la notizia (confermata da fonti ufficiose del Pentagono) che gli Stati Uniti sono pronti a inviare fino a 300 elicotteri da combattimento Apache Ah-64 per impedire che dopo Srebrenica un'altra enclave musulmana, quella di Gorazde, caschi nelle mani dei serbi di Bosnia. Con questa mosa, Bill Clinton verrebbe incontro alla richiesta avanzata dal ministro francese della Difesa Charles Millon (che è in visita in Bosnai) riguardo alla messa in campo di una «forza multinazionale» per salvare Goradze e Sarajevo, col concorso di Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania - oltre alla stessa Francia. Goradze desta particolare preoccupazione negli alleati per la sua posizione geografica: si ritiene che la sua caduta potrebbe essere seguita da quella di Sarajevo. Ma ieri le truppe del generale Mladic hanno continuato ad attaccare soprattutto l'enclave di Zepa, nella Bosnia orientale. La fanteria serba sta avanzando verso la città dopo i bombardamenti a tappeto dell'artiglieria pesante. In un ultimo disperato tentativo di difesa i pochi soldati dell'esercito bosniaco rimasti a Zepa si sono fatti consegnare le armi dai 79 Caschi blu ucraini stazionai ' . ._na. Dopo una resistenza iniziale, e alcuni spari in aria, i soldati dell'Orni hanno ceduto ai musulmani anche 5 blindati. Terrorizzati dall'avanzata dei miliziani di Karadzic gli abitanti di Zepa, che con i profughi dei villaggi circostanti ammontano a 15 mila, si sono ammassati intorno alla piccola base dei Caschi blu. Il comandante in capo delle forze di pace dell'Ohu in Bosnia, generale Smith, si è rivolto ieri a Mladic con la richiesta di fermare i suoi uomini. «Ogni nuovo attacco serbo contro i bersagli civili in Bosnia orientale non farà che accrescere la condanna internazionale e l'isolamento dei serbi di Bosnia». Ma il capo delle truppe serbe non sembra intenzionato a rinunciare a un nuovo trofeo nel completare la sua opera di genocidio contro i musulmani. Intanto i serbi hanno rilasciato tutti i 64 Caschi blu olandesi presi in ostaggio a Srebrenica. I soldati sono sulla via di Zagabria ed entro lunedì potrebbero rientrare in patria, ha fatto sapere il ministero della Difesa dell'Aia. Di fronte alla tragedia delle enclaves musulmane il segretario generale dell'Onu Boutros Ghali ha mandato a Sarajevo Thorvald Stoltenberg che ha preso il posto del giapponese Akashi. Ma il governo bosniaco, che si era rifiutato di parlare con Akashi, considerandolo complice dell'aggressione serba, ha già fatto sapere di non voler contrattare nemmeno con Stoltenberg. Il mediatore dell'Onu, che adesso è l'inviato speciale di Ghali per la Bosnia, ha dichiarato poco tempo fa che gli abitanti della Bosnia, compresi i musulmani ma anche i croati, sono in realtà tutti serbi. A Sarajevo lo giudicano corresponsabile del dramma bosniaco. Le accuse alla comunità internazionale piovono da più parti. Ad Amman, re Hussein ha detto ieri che «se le forze dell'Onu non intraprenderanno le azioni necessarie per fermare i violenti attacchi serbi la Giordania ritirerà i suoi Caschi blu dalla Bosnia», che sono 2500. Nel frattempo il sindaco di Sarajevo, Tarik Kupusovic, ha lanciato un disperato appello al presidente Scalfaro e al governo italiano attraverso la Gazzetta del Mezzogiorno: «Abbiamo un bisogno disperato di accesso libero per i convogli umanitari e del ripristino immediato di servizi essenziali quali acqua e gas. Poco alla volta stiamo morendo tutti. Ci manca cibo. Fatelo arrivare con ogni mezzo. Anche l'idea di paracadutarlo può essere realizzabile, purché arrivi. Vi prego». Ingrid Badiirina