SE I GIOVANI SI BARRICANO NELLE MOSCHEE D'OCCIDENTE
SE I GIOVANI SI BARRICANO NELLE MOSCHEE D'OCCIDENTE SE I GIOVANI SI BARRICANO NELLE MOSCHEE D'OCCIDENTE ideologicamente poco inclini alle compartimentazioni rigide. «Questo libro, - scrive De Angelis - nasce dalla raccolta di materiali collegata all'iniziativa di un convegno su Culture giovanili e conflitti metropolitani. Si tratta di una iniziativa anomala perché è stata pensata soprattutto in funzione di un percorso piuttosto che di un approdo». In effetti leggere i testi qui raccolti significa spesso fare i conti con posizioni incompatibili. Poiché nessuno, tantomeno i curatori, si è impegnato a indicare una prospettiva in cui le incompatibilità avrebbero potuto trovare una reciproca sistemazione e poiché non sembra sia valso alcun criterio nella scelta dei materiali, ecco che leggere questo libro significa accollarsi l'onere di sviluppare da sé una sintesi dei suoi contenuti. Bisogna superare una prima barriera, di tipo linguistico. Nonostante la programmatica e sostanziale pluralità di voci qui rappresentate, linguisticamente, salvo poche ecce¬ alla cultura del dominio è spesso indistinguibile dall'identikit del nemico stesso, delle sue forme. Per questo il conflitto è in realtà una serie di conflitti, al plurale, e noi possiamo trovare in queste pagine affermazioni come le seguenti: «La moda unisex cyberaver, non certo "United Colore of Benetton", scopre un unico sesso incazzato: quello maschile» (Marco Santarelli), «I bambini, gli adolescenti, i giovani zingari, sono periodicamente oggetto di chiamate al linciaggio etnico» (Massimo Converso), «Le famiglie del quartiere Ferratela iscrivono i loro figli alle scuole dell'Eur per allontanarli dai ragazzi del Laurentino» (Alunni, Pau, Ledda), «Kierkegaard anticipa il nostro presente telematico immaginando il compiersi del suo mondo intellettuale a mezzo della stampa» (Alberto Abruzzese). Se dunque il nodo giovani-metropoli-comunicazione è un mare senza punti fermi, i tipi di lettura cartografica di questo mare sono «Culture del conflitto»: contro la corruzione si moltiplicano le fughe in Islam zioni, lo stile degli interventi oscilla tra un registro - che credevamo o speravamo scomparso - da gruppo politicizzato Anni Settanta a un mix tecnologico e postmoderno fatto di anglicismi underground e francesismi della riflessione colta. Così, tra una Taz, cioè una Temporary Autonomous Zone, e i Surluoghi delle ban/lieues, a poco a poco ci familiarizziamo con gli elementi di un universo conflittuale e in perenne mutamento. Le culture giovanili del conflitto, mentre elaborano il luogo e i modi della resistenza o della controffensiva, elaborano in parallelo l'identità del nemico. Cuesto è uno degli elementi più interessanti che emergono dal volume. La creazione della risposta
Persone citate: Alberto Abruzzese, Alunni, Culture, De Angelis, Kierkegaard, Ledda, Marco Santarelli, Massimo Converso
Luoghi citati: Pau
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