MONTALE A ZONZO

MONTALE A ZONZO MONTALE A ZONZO Prose e racconti: un passo brioso e caustico, uno stile che ricorda Pirandello e Palazzeschi con ingenua oltranza contro le ironie dei molti benpensanti. Avevo passato, prima di partire, molte ore al giorno con due amici fiorentini, entrambi purtroppo scomparsi, Franco Fortini (allora Franco Lattes) e Gianfranco Folena: uno degli esercizi consueti era la lettura e la recitazione, o meglio si direbbe l'interrogazione, della poesia di Le occasioni. «Vate quanto il poeta, motti di noi portarono gli. Ossi e le Occasioni al fronte, racchiudevano un messaggio che ci coinvolgeva, una sfida ultimativa, religiosa e salvifica» Mitologia oracolare Non esagero dicendo che quel libro fu per noi, allora, un universo di mitologia oracolare. Iti quelle pagine leggevamo il presagio della guerra, l'assurdo dolore, la solitudine che avrebbero dominato gli anni a venire: un messaggio che coinvolgeva anche il nostro destino che sentivamo, come quello di tutti, affidato ad un buio e incerto futuro, e recava in sé una sfida ultimativa, religiosa e salvifica. Montale ci parlava di una realtà inaccessibile, di una conoscenza intermittente del segreto-vita, una conoscenza casuale e raggiunta per atto di fede, della convivenza umana come un incrociarsi di orbite solitarie, della condanna al silenzio, e dell'orgogliosa resistenza dell'io, armato soltanto della propria esistenza, all'ostilità della storia. Era soprattutto questo momento di resistenza che facevamo nostro. Qualche verso di Montale è penetrato nella mia carne come un proiettile di guerra: «Non recidere, forbice, quel volto»; «Occorrono troppe vite cercavamo «le occasioni» di un sentimento, di un segnale, di un simbolo che dessero un qualche senso alla nostra vita. Quei versi ci apparivano spesso oscuri, ma li difendevamo ho persuaso molti di loro quanto quei versi ci facessero compagnia, e parlassero anche della nostra vita. Chi, come me, aveva circa vent'anni nel 1940, fu indotto a porre in situazione privilegiata la raccolta del 1939, come viatico per la traversata della guerra («questa rissa cristiana che non ha / se non parole d'ombra e di lamento»). Vi

Persone citate: Franco Fortini, Franco Lattes, Gianfranco Folena, Montale, Palazzeschi, Pirandello, Prose