Giappone, revisionista è il romanzo

Giappone, revisionista è il romanzo A Tokyo vanno a ruba libri in cui i nipponici sconfìggono e rendono schiava l'America Giappone, revisionista è il romanzo E' tornato Yamamoto e conquista le Hawaii T RE anni fa, quando la televisione di Stato giapponese preparava un'inchiesta su quello che la gente pensava della Seconda Guerra Mondiale, una troupe della Nhk fece il giro delle strade di Tokyo chiedendo il parere di varie persone. Si scopri che la maggior parte degli adolescenti ignorava addirittura che ci fosse mai stata una guerra, così di recente. «Contro chi?», chiese alla telecamera una ragazza sorpresissima. «E chi ha vinto?», disse un'altra. E' a questa generazione innocente che si rivolge oggi l'industria editoriale giapponese, con una florida narrativa di consumo: decine e decine di tascabili che rileggono gli anni dal '41 al '45 con una fantasia a dir poco ammirevole. Mentre il resto del mondo si prepara infatti a celebrare in settembre il cinquantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, nelle librerie, nelle bancarelle, e soprattutto nei chioschi delle stazioni e degli aeroporti vanno a ruba dei feuilleton che raccontano come il Giappone abbia sconfitto, e poi ridotto in schiavitù, l'America. I loro eroi sono soldati giapponesi intrepidi, idealisti e generosi, pronti a dare la vita per liberare il Sud Est asiatico dal gioco dell'Occidente e dividere la loro cultura con i fratelli di tutta l'Asia. Gli autori di questi libri non fanno mistero che si tratti soltanto di fiction, ma c'è chi si preoccupa. Trovare un accenno a Pearl Harbor in un testo scolastico giapponese non è una cosa facile, e non parliamo dei crimini contro i civili o i prigionieri di guerra. «I testi di storia adottati dalle scuole - scrive indignato in un commento sul Sunday Times Garth Alexander - sono stati purgati di quasi tutti i dettagli di questa imbarazzante fase della storia del Giappone». Lo scrittore e uomo politico Shintaro Ishihara sostiene che la strage di Nanchino, nel 1937, in cui furono uccisi 70 mila civili cinesi, non sia mai accaduta, e sia un'invenzione della propaganda cinese e occidentale. Altri insistono invece che l'entrata in guerra dell'Impero del Sol Levante sia stato reso necessario dalle odiose vessazioni di Gran Bretagna e Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda il blocco all'importazione di petrolio. Tutto questo, comunque, è ben poca cosa. Il piatto forte della cultura revisionista giapponese sono in realtà le eroiche gesta dell'ammiraglio Isoroku Yamamoto, l'autore dell'attacco a Pearl Harbor nel '41, cantate dallo scrittore Yoshio Aramaki nella serie fortunatissima della Flotta Blu. Aramaki non mette limiti alla propria fantasia, fa rivivere addirittura Yamamoto in un mondo parallelo, armato di armi assai più micidiali di quelle che realmente aveva. Con esse Yamamoto conquista le Hawaii dà loro l'indipendenza, e infine distrugge il Canale di Panama. Livia Ma nera

Persone citate: Garth Alexander, Isoroku Yamamoto, Shintaro Ishihara, Yamamoto, Yoshio