Manganelli contro i clandestini
Il primo cittadino deciso a «ripulire» la città. Critiche dall'opposizione: «Così si torna al fascismo» Il primo cittadino deciso a «ripulire» la città. Critiche dall'opposizione: «Così si torna al fascismo» Manganelli contro i clandestini Taranto, sindaco-sceriffo «arma» i vigili TARANTO DAL NOSTRO INVIATO Manganello ò una brutta parola specie se la usa un signore grande e grosso con passato di estremista di destra che la pronuncia alla tarantina («u maganidde») nel contesto dei problemi dell'ordine pubblico, ovverosia la «pulizia» della città dagli extracomunitari non in regola, dai bambini zingari che chiedono l'elemosina, dagli «accattoni», detto senza nessuna pasoliniana simpatia per la categoria. Il signore è Giancarlo Cito, telesindaco di Taranto, trionfalmente eletto grazie al filo diretto con la citta tenuto dalla sua tivù (antenna Taranto 6) e nonostante i mille sospetti di vicinanza ad ambienti poco raccomandabili in odore di mafia. Dopo aver fatto il pieno di voti plebei (che un anno fa gli hanno fatto sfiorare il seggio di parlamentare europeo) Cito punta ora anche alla Taranto benpensante, più sensibile al problema dell'ordine pubblico. E così si è arrivati alla sfida del manganello che i vigili tarantini iscritti alla Cgil non vogliono e che invece i suoi più fedeli, legati al sindacato autonomo, sono pronti a mettersi alla cinta, «non per distribuire manganellate agli zingarelli - precisano - ma come deterrente». E il loro capo Michele Lupo con tono deciso aggiunge: «Noi prendiamo le direttive, ma sapremo farne buon uso». Quale sia quest'uso è facile capirlo vista l'impronta da sceriffo con la quale Cito sta interpretando il suo mandato di sindaco. L'omone gira scortato da una pattuglia di vigili urbani e un manipolo di fedeli, mostrando decisionismo ed esibendo un piglio da podestà. «Purtroppo dice uno dei suoi oppositori più antichi, Lucio Mineo del pds - la proposta del manganello anche simbolicamente richiama il passato fascista di Cito». E solletica nostalgie. «Pensa di essere il primo tutore della legge dice Mineo -, si attribuisce funzioni che non sono sue, incarica i vigili urbani di prelevare gli extracomunitari e di portarli in questura». Qualche settimana fa ha fatto sequestrare i secchi dell'acqua ai marocchini che facevano i lavavetri agli incroci. A Taranto (250 mila abitanti) i vigili urbani dovrebbero essere 450, ma in realtà sono appena 120. Ci sono infermi, malati, vuoti di organico e, secondo il sindaco, anche molti assenteisti. Hanno, come ovunque, un sacco di compiti che non riescono ad assolvere. Da oggi dovranno anche piantonare Villa Peripato, uno dei vanti dell'amministrazione Cito, «restituita» alla città dopo anni di abbandono. Ma bisognerà controllarla, giorno e notte. E forse, proprio qui, servirà il «manganello». Cito, elotto nel novembre scorso con il 54 per cento dei voti dei tarantini sotto le insegne della sua tivù alla quale ha aggiunto la dizione «Lega di azione meridionale», ha preso in mano direttamente la questione, ha esautorato il comandante dei vigili urbani e persino l'assessore delegato: «In fondo il comandante sono io». E così è arrivato alla stretta della decisione, saltando il referendum che i vigili avrebbero dovuto fare sul manganello («Decido io»), chiudendo velocemente le lungaggini di una commissione ristretta (senza sindacati) che avrebbe dovuto decidere la «misura e il modello della mazzetta di segnalazione», modo burocratico di dire manganello. La parola simbolica ed evocativa sta facendo scoppiare il caso Cito. Sull'uomo pende la richiesta di rinvio a giudizio per concorso in omicidio e associazione mafiosa. Da gennaio il giudice per le indagini preliminari di Lecce avrebbe dovuto decidere, ma ancora non l'ha fatto. Anzi ha rinviato a novembre. Un gruppo di parlamentari del pds ha fatto nei giorni scorsi un'interrogazione al ministro dell'Interno elencando tutti i lati oscuri della storia di Cito e chiedendo che la questione venga esaminata. In fondo molti Consigli comunali sono stati sciolti per ragioni simili e addirittura meno gravi. Di Cito e dei suoi rapporti con il clan tarantino dei Modeo hanno parlato alcuni pentiti di mafia. Nulla di provato, certo, ma proprio per questo i parla- mentari del pds chiedono che si faccia chiarezza: «I tarantini devono sapere se il loro sindaco è un signore ingiustamente accusato o se è colpevole». Chiede Mineo: «Quando lo Stato prenderà in seria considerazione la situazione di Taranto?». Cito, peraltro già condannato per altri reati, va avanti diritto e se ne frega dei cavilli, oltre che del parere dei vigili urbani sul manganello: «Lunedì lo prenderanno, d'accordo o no. Non c'è referendum che tenga, comando io». Cesare Martinetti Ma si ribellano gli agenti che sono iscritti alla Cgil «Noi non obbediremo» Il sindaco Giancarlo Cito ha deciso di dotare i vigili di una sorta di manganello per dare la caccia ai questuanti A Taranto sono in servizio 450 vigili urbani ma solo un terzo presta servizio sulle strade
Persone citate: Cesare Martinetti, Cito, Giancarlo Cito, Lucio Mineo, Michele Lupo
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