Pensioni disco verde alla Riforma

Approvata dalla Camera con un doppio voto di fiducia, da lunedì passerà al Senato Approvata dalla Camera con un doppio voto di fiducia, da lunedì passerà al Senato Pensioni, disco verde alla Riforma Dopo il vertice Berlusconi-Dini ROMA. Accompagnata dal duplice voto di fiducia sui due maxi-emendamenti governativi e dopo un ultimo braccio di ferro ingaggiato da Forza Italia, la riforma delle pensioni è stata varata ieri in nottata dalla Camera dei deputati. E dall'inizio della prossima settimana passerà al Senato, dove il governo intende proteggerla dalla guerriglia dell'ostruzionismo di Rifondazione con la stessa «blindatura» a colpi di fiducia utilizzata finora con successo alla Camera. Il risultato del voto sembrava scontato, dopo la «conversione» di Fi. Ma all'inizio del pomeriggio, si diffondeva un imprevisto clima da thrilling. Ad alimentarlo era Forza Italia, che minacciava di silurare la riforma votando no, invece di astenersi, come aveva fatto giovedì dando via libera a Dini. Che cosa era successo per determinare l'irrigidimento degli azzurri? Il «forzista» Adriano Teso ha spiegato che il nervosismo nasceva su un paio di punti controversi nel testo del secondo maxi-emendamento, relativi all'aumento dei membri del consiglio di amministrazione dell'Inps e soprattutto al divieto a Inps, Inail e Inpdap di effettuare nuovi investimenti immobiliari e al vincolo per gli enti previdenziali dell'alienazione dei loro patrimoni edilizi. Dopo una telefonata che trasmetteva segnali di pericolo a Palazzo Chigi, Lamberto Dini, fiancheggiato dal sottosegretario Negri, ha incontrato a Montecitorio Berlusconi, accompagnato dal ca- pogruppo Dotti. Al termine del colloquio Berlusconi ha annunciato: «La riforma passerà». Interveniva anche il ministro del Lavoro Treu, mentre Berlusconi s'incontrava con il capogruppo dei progressisti Luigi Berlinguer e poi prendeva sottobraccio il suo ex ministro leghista Vito Gnutti, nuovo capogruppo del Carroccio dopo le dimissioni di Pierluigi Petrini. La ricerca di una soluzione accettabile per Forza Italia era faticosa, ma alla fine la crisi era evitata e Berlusconi poteva dichiarare: «Ci siamo chiariti sul senso reale del provvedimento. Forza Italia ha mantenuto come sempre un atteggiamento molto responsabile». Dopo di lui, il sottosegretario Vegas confermava che sostanzialmente gli enti previdenziali potranno continuare ad investire sugli immobili, anche se indirettamente. Tutto il «giallo», come capita spesso, era attribuito all'errore di una dattilografa che avrebbe dimenticato nella trascrizione la parola «direttamente». Insomma, il classico refuso che però avrebbe impedito a Inps, Inail e Inpdap nuovi investimenti immobiliari costringendoli a dirottare i loro capitali, per combinazione, solo verso i titoli di Stato o le opere pubbliche. Lasciando, come ha sostenuto il forzista Michele Caccavale, alle sole grandi imprese di costruzione «una torta di 4-5 mila miliardi all'anno». La ricomparsa della parola mancante restituisce, invece, agli enti la possibilità di investire in immobili, obbligandoli però a servirsi di società esterne o a costituirne di proprie per la gestione del business immobiliare. Il dispositivo tecnico per disinnescare questa «mina» improvvisa è stato affidato alla presidente della Camera, Irene Pivetti, con uno specifico ordine del giorno o una correzione in seconda lettura, che comporterebbe però un imprevisto ritorno della riforma alla Camera, con conseguente allungamento dei tempi. In un clima di stanchezza e nervosismo, si è quindi potuto procedere alle votazioni a ripetizione. Sul primo maxi-emendamento si consolidavano gli schieramenti già delineatisi nel voto di giovedì. A favore, per un totale di 265 voti, progressisti, Lega, popolari di Bianco, democratici e Svp. Contrari Alleanza nazionale, Rifondazione comunista, Fld e i comunisti-unitari per un totale di 119 voti. Gli astenuti risultavano 120, con Forza Italia, ecd e popolari di Buttiglione. Più o meno stesse proporzioni sul voto al secondo emendamento (259 a favore, 100 contrari, 112 astenuti), e nel voto finale, seguito da un lungo applauso (249 a favore, 98 contrari, 113 astenuti), che ha trattenuto i deputati in aula fin oltre mezzanotte. Grazie al ricorso all'ostruzionismo, fino all'ultimo, di Rifondazione. Paolo Patruno LA NUOVA PREVIDENZA LAVORI USURANTI Il contributo al fondo pubblico passa da 100 a 200 miliardi per anticipare, a queste categorie, la pensione CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA Nuovi tagli o aumenti di contributi se non saranno raggiunti i risparmi stimati fino al '98 BONUS Agevolazioni per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni e ha maturato 40 anni di contributi CUMULO CON IL PART-TIME Per i lavoratori dipendenti che andranno in pensione con oltre 38 anni di contributi REVERSIBILITÀ' Limitati i tagli per le vedove e gli orfani dei lavoratori. Attenuati i vincoli di reddito TETTO ALLA CONTRIBUZIONE Fissato a 132 milioni ed estensione del 10% del prelievo previsto per i lavoratori parasubordinati PRESTAZIONI TEMPORANEE Rideterminazione dell'aliquota e modifiche delle prestazioni temporanee MUTUO COL DATORE DI LAVORO Se il lavoratore ha contratto un mutuo, la metà della differenza tra gli interessi pagati e quelli di mercato sarà considerato come retribuzione e soggetto ai contributi previdenziali Fonte: SEI Nel grafico, le principali novità contenute negli emendamenti accolti dal governo

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