E i cespugli si passano il cerino

E i cespugli si passano il cerino E i cespugli si passano il cerino Berlusconi-D'Alema, colloquio in privato I EI PICCOLI ALLEATI AROMA RRIVA sempre il momento in cui ognuno deve fare i conti con i propri «cespugli». E chissà se D'Alerna e Berlusconi, dopo i convenevoli e i sorrisoni, in quei dieci minuti di colloquio che hanno avuto nell'emiciclo di Montecitorio, ieri pomeriggio, si sono messi a dissertare anche dei loro reciproci «problemi botanici». Ma soprattutto chissà che avrà pensato del «cespugliame» del Polo, il cavaliere, quando, al vortice d:;l contro-destra, si è visto costretto a scendere a patti con Costa, Casini, Mastella e Sanza - che alla parola elezioni hanno i sudori freddi - esattamente come aveva fatto la sera prima il segretario del pds con Segni, Orlando e Ripa di Meana. Berlusconi, che è uomo poco avvezzo al politichese, ha aperto la riunione dicendo pane al pane e vino al vino. Lui questo benedetto cerino che l'Ulivo e il Polo si stanno passando, l'avrebbe spento volentieri. In mattinata ne aveva parlato con il fido Letta e i due avevano deciso una linea d'azione. «Su alcune riforme istituzionali - ha quindi spiegato al vertice il leader di Forza Italia - si potrebbe anche raggiungere un vasto accordo, pure con gli altri, ma per il dopo elezioni. Io penso che occorra faro la "grande riforma", il presidenzialismo, il federalismo, però la parola deve passare prima al popolo sovrano». Questo voleva mettere nero su bianco il cavaliere per chiarire una volta per tutte la situazione. Intanto Gianfranco Fini assentiva in silenzio. La sua l'aveva già detta quando il vertice non era ancora iniziato. «Quella dell'Ulivo - aveva spiegato - mi sembra una manfrina. La paternità del loro documento non è corto di D'Alema, che non la gradirebbe nemmeno, bensì di Segni. Qui stiamo andando avanti con questo gioco del cerino che va di mano in mano, e che alla fine potrebbe spegnersi da solo, nel mezzo di uno di questi passaggi, senza neanche il bisogno che qualcuno ci soffi sopra». Un ragionamento assai simile a quello di Berlusconi, secondo il quale quello del centro-sinistra «è un bluff». Quel «bluff», però, i cespugli vogliono andarlo a vedere. Come ha fatto subito presento Pierferdinando Casini. Il leader dei ecd, già la sera prima, a cena a via dell'Anima, aveva cercato di convincere Berlusconi. «Non si andrà a votare a novembre - gli aveva detto - perciò o si farà un governo con una maggioranza risicata contro di te, o si realizzerà un accordo che vada da D'Alema a Fini. A te conviene questo secondo governo». E il giorno dopo Casini non è stato mono determinalo: «Ripassiamo il cerino a loro, andiamo a vedere se fanno sul serio. Non ci conviene rompere: rilanciamo». E quell'intervento ha dato la stura agli altri cespugli, che si sono messi a fantasticare su come andare il più tardi possibile alle elezioni. I ccd hanno mostrato la loro preferenza per un Dini-bis, magari con qualche poltrona ri¬ servata ai politici. Costa invece ha spiegato che lui opterebbe por la prosecuzione di questo esecutivo, a condizione, naturalmente, che stipuli un patto di programma con il Polo. E' toccato a Giuseppe Tutarella mediare e togliere dal tavolo la «questione governo». Così, dopo tre ore, ne ò venuto fuori un comunicato-compromesso in cui si fa finta che l'Ulivo abbia dato il suo «ok» al presidenzialismo proposto dal Polo e si sottolinea che comunque il problema dell'esecutivo non ha niente a che faro con il tavolo dello regole. «Se c'è una maggio¬ ranza - ha spiegato Fini - lo si vedrà in Parlamento». E Berlusconi? Si è adeguato por non rompere con i cespugli. «Già - ha chiarito al termine della riunione - abbiamo deciso di andare a vedere queste proposte del centro-sinistra, anche se da noi c'è chi ci crede di più o chi di meno. Io comunque rimango della mia idea: lo riforme istituzionali si possono fare dopo il voto. Tra l'altro, pure dall'altra parte mi pare che ci sia chi ci crede di più e chi di mono». Dunque il Polo ha ripassato il cerino all'Ulivo? «Mi sembra di sì - ha risposto il cavaliere - però io di queste cose non mi intendo. Io sono lineare e trasparente, per queste cose lascio che entrino in campo i tecnici della politica», fvrgo i «cespugli». Il comunicato, comunque, è sembrato quasi surreale al centro-sinistra. Quando Veltroni l'ha letto non sapeva se ridere o piangere: «Noi - ha spiegato - il presidenzialismo non lo abbiamo mai proposto. Diciamo la verità: questa in sostanza è una chiusura ed è quello che ci aspettavamo». Sarà pur vero che l'Ulivo il presidenzialismo non lo ha proposto, ma lo ha lasciato trasparire dalle righe di un al¬ trettanto surreale comunicalo del giorno prima per accontentare Segni. «Eh si - ha ammesso sorridendo Leopoldo Elia - in quel modo abbiamo dato un po' di bromuro a Mariotto». Già, a ciascuno il proprio arbusto. Da blandire e da vezzeggiare. Fino a quando? Persino il bulinista Ve] troni dà segni di cedimento: «Noi - ha precisato ieri - siamo dotati di pazienza infinita ma anche di una grande tensione interiore e quando esploderà quo sta tensione chissà che succederà». Maria Teresa Meli

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