«Riprendere Srebrenica? Follia» di Franco Pantarelli

«Riprendere Srebrenica? Follia» «Riprendere Srebrenica? Follia» «Troppo alto il costo di uomini e mezzi» I MILITARI DICONO NO SNEW YORK REBRENICA is gone», è perduta. Susan Woodward, esperta militare del Brooking Institute, il più prestigioso «think tank» americano, non ha dubbi nel condividere la franca e terribile affermazione di Willy Claes, segretario generale della Nato. «Riconquistarla - dice avrebbe un costo altissimo in uomini e mezzi. E poi per fare cosa? Per riportare indietro le migliaia di profughi espulsi? Questo richiederebbe un tale dispiego di energie e di mezzi che in questo momento non vedo proprio come l'Onu lo possa affrontare». Dunque l'appello di Jacques Chirac è irrealistico? «Mah. Per la verità cosa proponesse il Presidente francese non è stato subito chiaro. In pratica, ha parlato di ambedue le cose, riprendere Srebrenica e difendere le altre "aree protette" come se si trattasse di una sola azione, e questo deve avere spaventato non poco quelli a cui lui si rivolgeva». E per la difesa delle altre aree protette, dimenticando Srebrenica, quali risorse tecniche sarebbero necessarie? «Guardi, dei numeri precisi non glieli posso fare ma una cosa è sicura: che ci vogliono molte truppe di terra, e quando dico truppe di terra intendo reparti combattenti, non Caschi blu, appoggiati da una fortissima copertura aerea». Beh, la forza di intervento rapido... «Ah no, non ci siamo. Per di¬ fendere davvero le aree protette ci vorrebbe ben altro, anche perché non ci si può limitare a stabilire delle roccaforti a Zepa o a Goradze e poi aspettare gli attacchi nemici. Ci sarebbero da assicurare le comunicazioni, le installazioni logistiche. Insomma bisognerebbe intraprendere una vera e propria campagna contro le forze - notevoli serbo-bosniache. In pratica sarebbe una vera guerra da combattere come "alleati" dei musulmani. Le possibilità tecniche naturalmente ci sono, ma non credo che ci siano le condizioni politiche per realizzare una tale azione». Quindi, anche dimenticando Srebrenica, l'idea di difendere le altre città bosniache è irrealistica pure quella? «Ripeto, dal punto di vista militare no. Vuole che la Francia, gli Stati Uniti, l'Inghilterra non siano in grado di affrontare un'armata sia pure forte come quella serbobosniaca? Il problema è che dovrebbero decidere di fare una guerra vera, e non credo proprio che siano in grado di prendere una decisione del genere». E allora? «E allora non resta che il negoziato, prendendo atto delle forze sul terreno. I serbo-bosniaci puntano a controllare una parte di territorio proporzionata non alla loro consistenza come gruppo etnico ma alla loro forza militare. Probabilmente, indirizzando gli sforzi negoziali in questo senso e tentando di soddisfare l'«appetito» serbo-bosniaco più di quanto non si sia fatto finora, qualche risultato lo si otterrebbe». Ma sarebbe una capitolazione. «E perché, quella avvenuta a Srebrenica che cos'è? Oltre tutto, ognuno sta cercando di capire che cosa esattamente è accaduto in quella città e perché le forze governative hanno in pratica rinunciato a difenderla. E anche perché sul piano internazionale ci sia stata questa specie di corsa a considerare un fatto compiuto la sua conquista». Non si può dire che lei sia molto ottimista. «No, non lo sono per niente. La situazione è quella, ed il mio lavoro, non necessariamente allegro, è quello di valutarla il più realisticamente possibile». Franco Pantarelli

Persone citate: Brooking, Jacques Chirac, Susan Woodward, Willy Claes

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Stati Uniti