Bosnia Chirac resta solo di Enrico Benedetto

L'Eliseo ai Caschi blu olandesi: «Vigliacchi, siete scappati ai primi colpi». L'Eliseo ai Caschi blu olandesi: «Vigliacchi, siete scappati ai primi colpi». Bosnia/ Chirac resta solo «Interveniamo subito», Clinton e Major tacciono PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Adirato per la resa di Srebrenica e gli equilibrismi diplomatici con cui Washington, Londra e le altre capitali temporeggiano dinnanzi all'appello francese per riconquistarla manu militari, Jacques Chirac sferza l'Europa evocando il fantasma di Chamberlain e Daladier, definisce «irresponsabili» le «grandi nazioni», fustiga l'Onu e la «sua impotenza», e brandisce in un quasi-ultimatum la minaccia suprema: ritirare i Caschi blu. Un 14 Luglio drammatico non solo in Bosnia. «La barbarie è alle porte» esplode Chirac per scuotere i partner dalla loro abulia. E il parallelo con la Conferenza di Monaco suona feroce. Sarajevo come Praga nel '38? E Karadzic quale «nuovo Hitler»? Il leader francese non lo dice esplicitamente, eppure mai la voce di Parigi si era alzata sì chiara e stentorea per denunciare il pericolo nei Balcani. Forse Gran Bretagna e Usa 10 penseranno, ma l'esercizio è accademico solo in apparenza. Parigi non vuole salvarsi la coscienza a buon mercato. La prova? Almeno i bosniaci le credono. Da Sarajevo il presidente Izetbegovic implora Chirac di «proseguire gli sforzi» affinché «la comunità internazionale adempia infine ai suoi doveri». I segnali che John Major invia - dopo una lunga conversazione telefonica pomeridiana con l'Eliseo - affossano però ogni residua speranza. Senza neppur prendere in esame la scadenza di 48 ore che giovedì sera il ministro della Difesa transalpino, Millon, suggeriva per decidere il contrattacco («Non si capisce bene quando scada il termine» ironizza Londra), l'Inghilterra le contrappone un beffardo rendez-vous a 4 fra una settimana. «E' opportuno riunire il Gruppo di Contatto: suggeriamo il .21 luglio». Ma qualora i serbi procedano nell'offensiva contro le enclaves musulmane bosniache al ritmo attuale, i negoziatori troveranno solo rovine e purificazioni etniche sul loro tavolo. Chirac lo sa bene. E non si illude. Con una franchezza che l'onora ma, insieme, offre la misura dell'attuale emergenza, riconosce: «Per ora, siamo soli». E senza l'appoggio delle recalcitranti potenze che servono il vessillo Onu nell'ex Jugoslavia - o almeno degli inglesi - non può agire. «Per farlo, sono necessarie forze superiori alle nostre» e, sul piano giuridico, «un mandato internazionale» che esige molteplici esecutori. Ciò malgrado, la Francia non si limita alle rimostranze verbali. Ieri sera ha aperto il fuoco - i tiri sarebbero 40, record Onu contro l'artiglieria serba che bombardava un convoglio alimentare sullla via per Sarajevo. Ma simili episodi, pur valorosi, non mutano 11 corso della campagna militare. Laddove Parigi vorrebbe, oltre a salvare l'onore, proteggere le ormai periclitanti «security areas» in Bosnia. I Caschi blu non-francesi, accusa Chirac, brillano invece per mansuetudine. Sino a sfiorare la pusillanimità. «Se è per fare come a Srebrenica, ovvero partire appena arrivano i primi serbi, meglio lasciar perdere» commenta amaro. Nel mirino, i Caschi blu olandesi. Ma l'Eliseo teme defezioni ancor più clamorose. Nel caso «nessuno voglia lottare per riprendere Srebrenica, bisogna almeno garantire la sacca di Gorazde ove si trovano i britannici, ma difendendosi sul serio». Frasi che lasciano il segno. E Chirac va ancora oltre. Un intervistatore gli chiede che cosa pensi della resistenza bosniaca a Srebrenica. E il leader francese dichiara, senza mezzi termini, che i difensori si sono arresi con inquietante prontezza. Che significa? «Dobbiamo raccogliere maggiori informazioni» conclude, secco, Chirac. Ma dietro il sorriso enigmatico non è difficile leggere impotenza, rabbia e dubbi. Ma la «lezione al mondo» continua. «Non serve invocare i diritti umani e poi disimpegnarsi» scandisce. Destinatario, l'America. Ancora: «Le nazioni che si dicono portatrici di valori universali devono dimostrarlo attraverso un'effettiva solidarietà. In caso contrario, meglio sarebbe il tacere». La Francia parlerà ancora. Ma la sua, per il momento, è la biblica vox clamantis in deserto. Enrico Benedetto