Sberleffi

Sberleffi Sberleffi Dal tabarin ai compagnucci Demenziale, diremmo oggi. Elio &• Le Storie Tese, gli Slciantos, persino Rino Gaetano, al confronto sono dilettanti. I testi delle canzoni di Sordi sono il frutto di una tradizione che va dal tabarin all'avanspettacolo, dalla canzonetta comica dell'Ottocento ai non-sense di Petrolini. A volte, è sufficiente rinunciare alle doppie per trasformare il clima gozzaniano in uno sberleffo: «Sono tanti ani I che non ritornavo al mio paeselo / lo rivedo tal e qual come un dì lela piazeta e la chieseta col suo campami». Immaginatevi l'Albertone primigenio, quello di Mario Pio e dei compagnucci della parrocchietta, che cesella i versi di «Nonnetta», e l'effetto comico è assicurato: «Noneta, noneta / ritmo ritmo I o nonetìna, nonetina mia I tu sei tanto stanca e non puoi caminar I ma ritmar, ritmar con me potrai». Il doppio senso, cavallo di battaglia dell'Ambra Jovinelli e di mille altri faticosi palcoscenici, si sublima nell'immortale «Ma 'ndo... Tiawaii /seta banana non ce l futi / bella banana I attacchete a 'sta banana I se la banana non ce l'hai I vieni con me / te la farò vede'». Si rideva per poco: ma alcune trovate hanno la stravaganza dell'umorismo che adesso vien considerato sottile e cerebrale: «Io sono un carcerano I ma il mio pensiero vaga al ricordo di quando ero bambino / che avevo sempre a disposizione qui nel taschino /un rilucente soldi ■■ noi Prego Maestro... I No, lei è di scuola... Quell'altro di musica, please... I Bato il taco non son mato I Bato le mani sì sì domani», [s.n.]

Persone citate: Albertone, Mario Pio, Petrolini, Rino Gaetano