PAOLO VILLAGGIO Il personaggio da scoprire è un ragioniere dolce e perdente
PAOLO VILLAGGIO PAOLO VILLAGGIO //personaggio da scoprire è un ragioniere dolce e perdente PER anni è stato solo Fantozzi. Il personaggio aveva finito per prendere il sopravvento. Una volta durante un'intervista per l'uscita d'un film di Fantozzi che lui stesso aveva prodotto, alla domanda: «Che cosa fa se il film va male?», si era letteralmente piegato in due e con un filo di voce aveva mugulato disperato: «Mi uccido». L'iperbole avanti tutto. «So di essere brutto ma ho scoperto con l'età che le ragazze amano sedurre gli uomini come me e io le lascio fare. Sono però pieno di tabù: il giorno in cui me ne libererò cercherò in tutti i modi di conquistare Antonio Cabrini, il mio ideale di bellezza femminile». Categorico nelle interviste sui rapporti d'amore: «Oggi sono molto peggiorato fisicamente perché sono invecchiato, ma sono migliorato dentro. Mentre prima ero un giovane insignificante, adesso sono un brutto molto sicuro». Villaggio non si tinge più i capelli di giallo come Geppetto. Se li tiene belli bianchi invece, perché adesso è un saggio. Se però si parla di Fan- tozzi e della sua famiglia i suoi occhi mandano un brillio diabolico. Dice: «Ho beffeggiato la piccola borghesia impiegatizia con spietatezza assoluta. L'ho mostrata ripugnante alla vista, all'olfatto, ho esagerato mostrosuamente i suoi difetti e non le ho mai concesso un fiammifero di speranza. La figlia di Fantozzi è orrenda e glielo dicono in faccia. La chiamano Cita come la scimmia di Tarzan. "Papà perchè mi chiamano Cita?", domanda. E Fantozzi: "Perchè è il nome di una grande attrice. Dormi figlia mia"e gli abbottono il cappottino. Ho smascherato un grosso alibi dietro il quale si trincerano gli italiani: i figli. Figli un corno. Nei Paesi autentici i figli a sedici anni si sbattono fuori di casa. I Fantozzi invece per tenerseli in casa mascherano la verità della vita». Villaggio, adesso consacrato grande attore a tutti gli effetti lo si ama come si può amare il patrimonio artistico nazionale. Eppure quando si pensa al suo Fantozzi lo si ama di più. E non si può non ridere, perché in fondo ridiamo di noi. LA CARTA D'IDENTITÀ' DEL «PAPA'» DI FANTOZZI RATO a Genova alle 5 del pomeriggio del 31 dicembre 1932 FAMIGLIA: è sposato con la signora Maura e ha due figli, Elisabetta e Pier Francesco. Ha un fratello gemello, il professor Piero Villaggio (magrissimo). ordinario di Scienza delle Costruzioni all'Università di Pisa. INIZIO CARRIERA: Impiegato di seconda categoria in una grande industria di Genova lo scopre a 34 anni, casualmente ad una recita aziendale, il regista Luigi Squarzina. LANCIATO dalla televisione, il suo prestigiatore «d'assalto» Kranz lo impone all'attenzione del pubblico. Seguono le macchiette di Fracchia e Fantozzi. LIBRI: «Fantozzi» e «Il secondo tragico libro di Fantozzi» lo consacrano come lui stesso dice: «Come il più clamoroso caso letterario italiano degli ultimi vent'anni». CINEMA: ha girato molti film. Fra i primi ricordiamo «Brancaleone alle crociate». Quindi tutta un sene sul tragico Fantozzi. E' però Fellini che lo pone nell'empireo con «La voce della luna». Vince un Leone d'Oro alla carriera a Venezia. Il regista Olmi lo pretende come protagonista ne «Il segreto del bosco vecchio». Lina Wertmuller lo impone in «lo speriamo che me la cavo». AUTOCRITICA: «Sono brutto, stronzo e antipatico però faccio ridere. Soprattutto quelli che mi somigliano: i nevrotici come me». INCONTRI: «Ho conosciuto Berlusconi su una nave da crociera, lo intrattenitore comico e lui al piano cantante confidenziale. Mi diceva sempre: "Paolo io adesso canto ma nella vita farò affari"». DATI CARATTERIALI: «Sono bugiardo, vigliacco, invidioso, cattivo e intelligente fino alla nausea». ABBIGLIAMENTO: ha indossato per anni come abito professionale il «tragico gessato grigio» del suo Fantozzi. Non sopporta le scarpe, preferisce zoccoli o ciabatte. )
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