Droga e musica amore molesto di Gabriele Ferraris

La corista: prendeva soltanto farmaci Droga e musica, umore molesto «Se lavori in questo ambiente è un rischio che corti» «PROCESSO» AL ROCK ON ha parole, Red Canzian: «Avrei preferito che questa storia non fosse mai venuta fuori - mormora il bassista dei Pooh. - Adesso, qualcuno si sentirà in diritto di giudicare. La gente distratta non capirà che se Mimi è arrivata a quelle scelte, non è stato per vizio, per procurarsi chissà quale piacere. E' la vita, che ci porta ad essere ciò che siamo. E la vita l'ha massacrata. Mimi. Quest'ambiente l'ha distrutta». Red ha voluto bene a Mia Martini. Bene davvero. «E mi resta soltanto il ricordo di una donna splendida, con un destino terribile. Siamo tutti responsabili». Anche Enrico Ruggeri riflette con amarezza sulle responsabilità del mondo della musica leggera. Un mondo spietato: «Invece l'artista, e Mia Martini era una grande artista, è ipersensibile, fragile. Va trattato in una maniera diversa, chi gli sta vicino deve tener conto di quella sua fragilità. No, non bisogna giudicare. Dico soltanto una cosa: trovo ridicola l'espressione "overdose di cocaina". E che vuol dire? Diciamo invece che a 46 anni, con le tensioni del nostro mestiere e un'esistenza sregolata, aumenta il rischio d'infarto». Nell'ambiente della musica droga ne circola, da sempre. Non è un segreto. C'è il cantante con le narici consumate dalla «neve», c'è la band che viaggia con una farmacia al seguito. E non sono storie di oggi: oggi se ne parla di più, tutto qui. E forse ci si scandalizza di meno. All'inizio degli Anni Settanta poteva accadere che Alfio Cantarella, il batterista dell'Equipe 84, avesse la carriera distrutta perché s'era fatto beccare con 6 etti di ha¬ shish. Poi, pescano Vasco Rossi con la «roba», lo mandano a meditare in gattabuia, e quando esce diventa una superstar. I tempi cambiano. Ora, con la saggezza dell'età, il Blasco dichiara: «Mi stavo ammazzando con le anfetamine. Da ragazzo mi facevo le canne davanti a mia madre. Beh, non tutte le droghe fanno male. Ma le pere... Le pere no. Sono tremende. Se un giorno scopro mio figlio ammazzato da una pera sporca, allora sì che prendo il mitra». Sulle droghe leggere, i giudizi sono più sfumati. Qualcuno scioglie inni alla marijuana - come gli Articolo 31, autori della furbesca «Oh Maria» -, altri non accettano neppure l'allusione: «Mi ha sempre dato fastidio il binomio musica-droga - ha tuonato Biagio Antonacci, lanciandosi in un'intemerata contro i suoi colleghi "permissivi" -. Usare le canzoni per simili messaggi è diseducativo». «La droga entra nella vita di chi fa musica. Se ti va bene, ti fai dieci grammi di hashish al giorno; se va male, sono dieci grammi di ero», accusa Luca, il leader della 99 Posse, gruppo che, ormai celebre, non rinuncia alla crociata contro l'eroina iniziata tanti anni fa nei centri sociali di Napoli. «Noi siamo violentemente contrari alle droghe pesanti. E anche la musica può ser¬ vire a combatterle. Però, se stai nella musica, rischi. Restarne fuori dipende da te. O dalle circostanze». L'aveva confessato John Lennon, ricordando i faticosi esordi dei Beatles: «L'unico modo per sopravvivere, per cantare e suonare otto ore ogni notte, era prendere le pillole. Te li portavano i camerieri, bicchieri e pillole...». Con gli Anni Novanta qualcosa è cambiato: gli «stright edge», i rocker americani che predicano il salutismo, hanno fatto scuola. I «tossici storici» si cospargono il capo di cenere. Pete Townsend degli Who è diventato un agit-prop antidroga, Elton John rinnega il passato, persino Sua Maestà Lisergica Mick Jagger ammette: «Sono stato abbastanza furbo da non spingermi mai troppo in là, sennò avrei fatto la fine di Brian Jones. Ma a vent'anni... A vent'anni puoi essere una rockstar, e sentirti molto solo. E molto disperato». Gabriele Ferraris Biagio Antonacci «Quel binomio deve finire» Ruggeri: un mondo spietato In alto Mia Martini. A sinistra Mike Jagger, sopra Enrico Ruggeri m

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