Fini e D'Alema litigano per Bettino

lini e D'Alami litigano per Bettino lini e D'Alami litigano per Bettino // leader pds: non si gioisce per un mandato di cattura la reazione del palazzo CROMA HE trambusto in casa Fini: un gruppo di deputati di An, Storace e Tremaglia in testa, in mattinata chiede lo «scalpo» di Ignazio La Russa, reo di aver dichiarato al Corriere della Sera che Craxi, in fondo, era uno «statista». E così, il «capo» è costretto ad approdare in Transatlantico, in cerca di giornalisti a cui rilasciare poche e definitive parole sul caso dell'ex segretario socialista: «Hanno chiesto il mandato di cattura? Meglio tardi che mai osserva Gianfranco Fini - e non vedo di che cosa ci si debba scandalizzare». A scandalizzare qualcuno, però, sono le considerazioni del numero uno di An. E quel qualcuno non è Ferrara ma Massimo D'Alema: «Io - spiega il segretario del pds - non conosco le motivazioni di questo provvedimento e non è mia abitudine commentare le cose che non so, come non è mia abitudine gioire per le richieste di carcerazione come fa Fini». Il presidente di An se ne ha a male e in serata ribatte sarcastico ricordando al «garantista» D'Alema che lui non è riuscito nemmeno a controllare tutti i suoi sulla legge di riforma della custodia cautelare. Il botta e risposta tra Fini e D'Alema non è uno dei tanti esempi di battibecco poltico all'italiana, ma ò il sintomo del travaglio cui sono sottoposti di questi tempi il pds e An, alle prese il primo con il «partito dei giudici», il secondo con «il partito delle manette». Ma, mentre D'Alema sembra fermamente intenzionato a met¬ tere il silenziatore ai «suoi» magistrati - che pure con la carcerazione preventiva hanno reagito con gli inevitabili colpi di coda -, Fini mostra di avere maggiori problemi a tenere a bada l'ala forcaiola di An. E il caso Craxi è rivelatore di questo stato di cose. Salvo Maurizio Gasparri, il quale ammette che l'ex leader socialista «era un politico di razza, anche se ha rubato», e qualche altra rara eccezione, gli uomini di An inveiscono contro Bettino. Lo fanno con un linguaggio simile a quello del leghista Francesco Speroni, che dichiara, ironico: «E' necessario incrementare l'organico degli agenti di custodia e ci auguriamo che tra i custoditi possa esserci, in tempi brevi, anche un tale Bettino Craxi». A sinistra, invece, si respira un'aria diversa. Franco Bassanini, che pure ruppe clamorosamente con l'ex leader del psi, oggi sembra molto più clemente: «In fondo - spiega - all'inizio della sua presidenza del Consiglio, Craxi ha fatto delle cose da statista. Ha rubato? So è vero, è gravissimo, e per questo i magistrati devono andare avanti nelle loro inchieste, ma essere uno statista non significa avere il senso dello Stato». E un altro pidiessino, Lanfranco Turci, appare più scandalizzato per le decisioni dei giudici milanesi che per le sparate tunisine di Craxi: «Questo provvedimento - sottolinea - è una cosa pazzesca e incredibile. E comunque mi sembra del tutto evidente che come politico lui ha fatto anche delle buone co¬ se». Sì, a sinistra lo spauracchio del babau Craxi non funziona più come un tempo. Basta sentire quello che dice il verde Massimo Scalia, uno dei capi storici del Sole che ride: «In politica - spiega - Bettino ha avuto dei meriti. Per esempio ha spezzato l'asse dc-pci. E ancora nell'87 noi Verdi avevamo delle speranze su di lui: pensavamo che potesse essere il leader di una sinistra non egemonizzata da Botteghe Oscure. Però Craxi ha rovinato tutto con la sua smania di potere. Ma se lo paragono ai politici di adesso, che differenza. A quel Fini, per esempio, che viene ritenuto un grande solo perché ha l'accortezza di parlare poco e di dire banalità...». Maria Teresa Meli

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