«Un Sanpaolo privato per essere più ricchi» di Gianni ZandanoFrancesco ManacordaGianni Zandano

24 Approvata dai soci l'incorporazione di Bnc «Un Sanpaolo privato per essere più ricchi» Zandano attacca le aziende: le banche non potranno più correre al salvataggio TORINO. La miglior difesa è l'attacco, deve essersi detto il presidente del Sanpaolo Gianni Zandano. E così davanti agli azionisti riuniti ieri per approvare la fusione per incorporazione della Banca nazionale delle comunicazioni, Zandano difende strenuamente il progetto di privatizzazione del suo istituto, rintuzza le critiche di chi vede allungarsi l'ombra indelebile dello Stato padrone dietro le partecipazioni incrociate tra Sanpaolo ed Imi, auspica una maggior concorrenza con Mediobanca (pur senza nominarla esplicitamente), accusa il mondo delle imprese di usare il sistema bancario come salvagente nei momenti di crisi. Indietro sulla strada della privatizzazione non si torna, assicura Zandano. Anzi: «Entro quest'anno se le circostanze ci aiuteranno la holding potrebbe scendere già sotto il 50% della banca». Eppure, assicura il presidente, quella della privatizzazione non è una strada facile, piuttosto «un processo dolorosissimo di trasformazione»: «Abbiamo fatto delle scelte strategiche che hanno forse comportato degli strappi perché non erano condivise da tutti». Il traguardo da raggiungere con l'ingresso dei privati «è aumentare l'efficienza per aumentare la redditività, oggi troppo bassa come per tutte le banche italiane». Ma è proprio la bassa redditività degli sportelli di casa nostra, secondo Zandano, che rende difficile cedere ai privati il controllo del credito: «Non mi risulta che ci sia la fila di imprenditori che vogliono acquistare il Sanpaolo o altre banche, anche se qualche azionista l'abbiamo trovato». Come quell'Imi, che ha fatto parlare di partecipazioni «incestuose»? «Non era possibile non tenere conto di banche ex pubbliche come l'Imi», dice conciliante Zandano. Poi l'affondo: «Oggi non esiste nessun polo, tra noi e l'Imi non c'è Gianni Zandano concertazione. Ma non è detto che un domani i nostri rapporti con l'Imi non potrebbero dare un qualche grado in più di pluralismo finanziario nel Paese. La competizione fa bene sia ai consumatori sia ai conti economici». Stiano attente anche le imprese. Banche privatizzate significano anche banche meno «tenere» di fronte alle difficoltà aziendali, spiega Zandano. «Oggi la concorrenza estera comincia a mordere, anche perché le banche italiane hanno avuto funzioni diverse dalle loro. Erano considerate piene di grasso, a loro si attingeva nei momenti difficili». «Gli imprenditori - attacca - accusano l'eccessivo divario tra tassi attivi e passivi ma dimenticano che le banche hanno salvato grandi gruppi che non potevano fallire». Ma la musica è destinata a cambiare: «Il sistema bancario non può più permettersi supplenze nei confronti dell'industria». E Zandano spiega anche l'operazione Bnc, approvata l'altro ieri dai soci della banca romana e che con il sì unanime dato ieri dagli azionisti Sanpaolo verrà conclusa entro l'anno. La banca torinese non sborserà denaro fresco ma aumenterà il capitale di circa 456 miliardi. Dopo la fusione le Fs avranno così il 2,9% del nuovo capitale Sanpaolo, l'Ente Bnc il 2,5% e gli 80 mila piccoli azionisti della Bnc lo 0,4%. La holding Sanpaolo scenderà invece al 67,22%. Ieri sono state anche comunicate all'assemblea le dimissioni dal consiglio Sanpaolo di Lorenzo Necci, amministratore straordinario delle Fs, che era stato candidato il 28 aprile scorso. Ma non c'è nessun «giallo», assicura Zandano: «Semplicemente Necci ha detto che durante la fusione non voleva rischiare di trovarsi in un conflitto di interessi. Dopo la fusione credo che lo avremo in consiglio». Francesco Manacorda Gianni Zandano

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