Giudizi feroci dello scrittore nei «Quaderni di lavoro» inediti SHALAMOV Solzecyn non sei degno del Gulag

Giudizi feroci dello scrittore nei «Quaderni di lavoro» inediti Giudizi feroci dello scrittore nei «Quaderni di lavoro» inediti SHALAMOV 'olzenkyn non sei égno ài Gulag MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Una delle ragioni più ferme del mio dissenso con Solzenicyn riguarda questioni di principio. Il tema del lager non può concedere spazio all'isteria. L'isteria è per la commedia, per il riso, per lo humour». Che Varlam Shalamov, l'autore dei Racconti di Kolyma, non amasse Aleksandr Solzenicyn era noto. Che lo disprezzasse a tutto campo, invece, appare evidente dopo la pubblicazione {Znamja, n. 6, 1995} di un'ampia scelta dei suoi «quaderni di lavoro». Un'enorme mole di materiali, raccolti in decine di quaderni fittamente scritti con minuta calligrafia, che Shalamov accumulò dal 1953 alla sua morte: note letterarie, aforismi, giudizi, riflessioni storiche, politiche e filosofiche, appunti dopo letture e incontri, ne pubblichiamo qui accanto una scelta. Appunti che servivano a Shalamov talvolta come promemoria, talaltra come spunti per il suo lavoro letterario. In ogni caso la scelta, curata da Irina Pavlovna Sirotinskaja, colei che fu più vicina a Shalamov negli anni che seguirono il suo ritorno dal lager, rappresenta materia di inestimabile valore storico e letterario. «Uno scrittore come Tolstoj distrusse le tradizioni letterarie e ingenuamente cercò di mutare il tempo, la stessa vita. Eterna malattia della letteratura russa (...) Insegnare alla gente non si può. Insegnare alla gente significa offenderla». E, tra le tante, icastiche, spesso brucianti definizioni, quelle riguardanti Solzenicyn spiccano sopra tutte. «Furono scritte per se stesso», ricorda Sirotinskaja chiedendosi se sia ora legittimo renderle di pubblico dominio. E la risposta è sì, perché egli fu «uomo senza compromessi, figura che non accettò mai di inserirsi in nessuna congrega corporativa, i suoi giudizi non portarono mai acqua ad alcun mulino...». Tanto più importante, la polemica di Shalamov contro Solzenicyn, perché risale agli anni in cui l'autore di Divisione cancro era ancora in Unione Sovietica, prima del suo esilio, prima della sua beatificazione da parte dell'Occidente e dell'intelligencija russa. Entrambi combattevano il regime comunista, ma - scrive Sirotinskaja - Shalamov «fece la sua strada non cercando sostegno né a sinistra, né a destra, né tra i dissidenti, né in Occidente», «Perché ritengo impossibile una mia personale collaborazione con Solzenicyn? Prima di tutto perché spero di poter dire la mia parola nella prosa russa, e non apparire nell'ombra di un affarista come, in un certo senso, è Solzenicyn». Righe di un quaderno che contiene appunti sparsi degli anni 1962 1964, da cui traspare orgoglio e di sprezzo. «I miei lavori in prosa li considero incommensurabilmente più importanti per il Paese che non tutti i versi e i romanzi di Solzenicyn». Lo considera un «avventuriero», con il quale ogni comunicazione è impossibile. «Con Pasternak, Ehrenburg, Mandelstam mi era facile parlare perché loro capivano bene di che si trattava. Ma con un personaggio come Solzenicyn io mi rendo conto che proprio non capisce...» (1971). Non può soffrire l'esibizionismo, le nobili cause con cui ci si spiana la strada al successo. Più che un giudizio letterario negativo, li divide il modo stesso con cui Shalamov e Solzenicyn hanno raccontato l'esperienza del lager. Una linea di demarcazione morale che Shalamov - dopo un'intera vita di prigionia - scava giorno dopo giorno tra la sua visione del mondo carcerario, e del mondo tout court, e quella di Solzenicyn. Egli ritiene, evidentemente, che Solzenicyn non abbia colto affatto la complessità e la profonda tragedia del lager, ne respinge l'approssimazione, la superficialità. «Io ritengo Solzenicyn non uno che vernicia la realtà ma come uno che non è degno neppure di avvicinarsi a una materia come Kolyma». Ma non è solo una disputa a distanza tra chi ha sofferto di più e visto di peggio. «Kolyma - annota Shalamov nel 1964 - fu lager staliniano di annichilimento, tutte le sue caratteristiche le ho personalmente sperimentate. E non avrei mai immaginato che nel ventesimo secolo potesse apparire un artista che si proponesse di scriverne delle memorie per fini personali». E' scontro di personalità e di valori, di scelte di vita, non privo di risentimenti, forse d'invidie. Solzenicyn è già al centro delle polemiche internazionali, vittima della repressione del regime. Shalamov è pressoché sconosciuto. «Solzenicyn mostra la stessa vigliaccheria di Pasternak. Teme che, se passerà la frontiera, non gli permetteranno di tornare. Proprio come Pastemak. E, sebbene Solzenicyn sappia che non dovrà implorare la carità, si comporta nello stesso modo. Solzenicyn ha paura d'incontrare l'Occidente e non di passare la frontiera. Pasternak invece l'Occidente lo ha incontrato cento volte, le cause erano diverse. Pasternak non poteva rinunciare al suo caffè mattutino, a settant'anni di esistenza consolidata. Perché abbia rinunciato al premio (Nobel, ndr) mi è del tutto incomprensibile. Pasternak, evidentemente, riteneva che all'estero, come disse, di cialtroni ce n'è cento volte più che da noi» (1971). Ma questi «quaderni» di Shalamov meriteranno una lettura più esauriente, quando - come sembra - saranno raccolti in volume. Perché già da questa scelta emerge una straordinaria ricchezza di notazioni che potranno gettare nuova luce sia sul risvolto critico-letterario della destalinizzazione, sia sulle radici dell'opera di Shalamov. Quaderni spesso amarissimi e sarcastici, anche se sorretti da un'intransigenza morale assoluta. «Le offese non si perdonano. Esse si possono soltanto dimenticare. L'inclinazione dell'individuo al bene consiste essenzialmente nel fatto che egli dimentica le cose cattive e accetta il freddo meglio del caldo. L'aveva detto anche Amundsen». Fino al giudizio sintetico, riduttivo e autoironico, sull'intera sua opera: «La sostanza dei miei racconti? Consigli all'uomo su come comportarsi nella massa». Giulietta Chiesa Entrambi in lotta contro il regime, ma profondamente divisi da questioni di principio e morale Nei taccuini, mole enorme di materiali pareri su letteratura, storia e politica LA STAGiuS'o Qui accanto una delle rare immagini di Varlam Shalamov, più a destra, Aleksandr Solzenicyn

Luoghi citati: Mosca, Unione Sovietica