Un colpo di fucile al figlio che dorme

Un colpo di facile al figlio che dorme Biella, il bimbo aveva 11 anni: il padre non accettava che la moglie avesse chiesto il divorzio Un colpo di facile al figlio che dorme Dopo il delitto, l'uomo si è ucciso con la stessa arma BIELLA. Davide Crestani è morto a 11 anni mentre dormiva nel suo lettino. Lo ha ucciso un colpo di fucile alla testa, sparatogli dal padre Massimo, 37 anni, assicuratore. Pochi istanti dopo l'uomo ha rivolto l'arma contro se stesso ed ha premuto il grilletto per la seconda volta, suicidandosi. E' accaduto a Mosso Santa Maria un piccolo Co ria, un piccolo Comune sulla collina biellese. L'uomo ha lasciato un lungo messaggio scritto a mano e incollato su una porta interna dell'appartamento. «Chi entra si troverà di fronte ad una scena agghiacciante» comincia lo scritto. Poi prosegue con un avvertimento ai soccorritori: ((Attenzione ai fucili che sono ancora ca fucili che sono ancora carichi». Infine le indicazioni testamentarie e l'ultima frase: «Non voglio un funerale cattolico». Tra le due pagine scritte con calligrafia incerta, nulla sembra però aiutare gli inquirenti a fare luce sulla tragedia. In paese tutti sono pronti a giurare che padre e figlio si volevano un bene dell'anima. E le uniche spiegazioni possibili ruotano intorno al recente divorzio tra l'uomo e la moglie, una venezuelana conosciuta una decina d'anni fa durante un viaggio in Sudamerica. Massimo Crestani e Tania Reymi Granados si erano separati quattro anni fa. L'uomo era caduto in una profonda crisi depressiva, preferiva il bar all'azienda tessile che nel frattempo aveva impiantato con un socio. Familiari e amici gli avevano dato una mano ad uscire dal tunnel e adesso sembrava cosa fatta. «Entrava, scherzava con tutti ed al massimo beveva un crodino» dicono al bar nella piazza del paese. Qualche settimana fa però la moglie torna in Italia per firmare il divorzio. Si intrattiene una decina di giorni, poi riparte. Forse per Massimo Crestani si riapre una ferita. Non riesce nemmeno a spiegare al figlio che d'ora in poi la mamma sarà sempre più lontana. Per questo chiede anche aiuto ad uno psicologo e, per assorbire meglio il colpo, parte insieme al figlio per una vacanza in Andalusia. I due ritornano e sembrano ancora più vicini l'uno all'altro. «Ho parlato con loro qualche giorno fa dice Carmen Signei, la maestra di Davide -. Massimo faceva da mamma e da papà al suo bambino». Domenica scorsa in tanti hanno visto padre e figlio divertirsi insieme alla festa del paese. Poi, da lunedì fino a ieri, l'auto dell'assicuratore rimane parcheggiata di fianco alla villetta di frazione Trabucco. Sul davanzale della finestra nessu¬ no ritira il pane di lunedì portato dal fornaio. E anche un secondo sacchetto, quello di ieri, rimane intatto. E' in queste 48 ore che si consuma la tragedia: sicuramente studiata a tavolino, e spiegata nei minimi dettagli dallo stesso omicidasuicida, con il messaggio di due fogli scritti a mano, in corsivo. La lettera è appiccicata sulla prima porta dopo l'ingresso principale, che dà su un lungo corridoio. Una delle stanze, a destra, è quella dove dormiva il piccolo Davide. Quando ieri mattina la sorella di Massimo Crestani, Paola, preoccupata perché non aveva più notizie del fratello, entra in casa, trova il biglietto e fiuta subito il dramma. La donna non trova il coraggio di aprire la porta e chiama i carabinieri di Mosso Santa Maria. Gli stessi militari faranno fatica a compiere i primi rilevamenti, di fronte ai due corpi dilaniati e a una camera ovunque macchiata di sangue. Il bambino ha il viso deturpato dalla rosa di pallini calibro 12, sparati da uno dei due fucili, regolarmente denunciati, che il padre utilizzava per il tiro al piattello. L'uomo è invece steso a terra, con i piedi ancora appoggiati sul letto. Secondo il medico legale, la morte risalirebbe a non meno di 12 ore dal ritrovamento dei cadaveri. Un'ipotesi che conferma quanto già suggerito dalla presenza dei due sacchetti di pane lasciati sul davanzale. Nessuno dei familiari riesce a darsi una spiegazione. «Non ci sono parole - singhiozza il cognato di Massimo -. Si adoravano, erano una sola persona». Poi l'uomo corre a bruciare in cortile quel materasso e quegli abiti intrisi di sangue del piccolo Davide e del papà. Quasi a voler cancellare fin da subito ogni brutto ricordo. Daniele Pasquarelli Un biglietto sulla porta «Chi entra troverà una scena agghiacciante» La casa della tragedia. A sinistra Davide Crestani, a destra il padre Massimo

Persone citate: Carmen Signei, Crestani, Daniele Pasquarelli, Davide Crestani, Tania Reymi Granados, Trabucco

Luoghi citati: Biella, Italia, Mosso, Sudamerica