« Ma io non mi dimetto » di Vincenzo Tessandori

« « Ma io non mi dimetto » «Su di me parlano a ruota libera» LA DIFESA DEL SINDACO DI COSENZA LPALMI A voce tradisce sdegno, collera, delusione, magari anche paura, ma questo, c'è da giurarlo, non lo ammetterebbe mai. Dice la voce: «Non metto sul piatto della bilancia la mia vita e sull'altro ciò che sostengono i pentiti. Sono uno orgoglioso e non mi va di farlo, non è giusto». I pentiti hanno detto alcune cose che sono alla base di un'accusa precisa che hanno trascinato Giacomo Mancini, uomo storico del psi, davanti ai giudici di Palmi. Dicono che abbia avuto contatti con la mafia, quella che qui ha il nome di 'ndrangheta, ma significa sempre le stesse cose, omicidi, estorsioni, prevaricazioni, malaffari di ogni tipo, dalla prostituzione ai sequestri, al narcotraffico. Ecco, il socialista Giacomo Mancini, avrebbe stretto legami scellerati con i banditi per ottenere un pugno di voti in più, o magari anche più di un pugno. E lui avrebbe garantito «attenzione», sensibilizzato qualche magistrato, insomma fatto quello che, più o meno nello stesso tempo, secondo altri accusatori, avrebbe combinato Giulio Andreotti a favore di cosa nostra. Eppure, lei, con Andreotti non è mai stato troppo tenero. Come è possibile che siate accusati entrambi di legami mafiosi? «Il magistrato inquirente ha dichiarato che questa istruttoria contro di me era di supporto a quella fatta da Caselli a Palermo. E io sono stato interrogato a Palermo». Per quale motivo? «Come persona informata dei fatti». Quali fatti? «Il delitto Pecorella E mentre mi sentivano, erano in due, Anatoli e Lo Forte, mi venne mostrato un libro di Teresio Malaspina, che poi si sa essere uno pseudonimo. In realtà quel libro era la requisitoria contro Andreotti». E allora? «Allora si diceva che uno dei periodi più oscuri era stato quello dell'amicizia con Andreotti». E non era così? «Bisogna intendersi. Si trattava di amicizia politica riferita al periodo, neppure troppo lungo, in cui Andreotti fece arrestare il generale Vito Miceli. E poi...». E poi, che cosa? tti istri» «Miceli in carcere non ci arrivò mai, questa è la verità. La giustizia bloccata da un'appendicite: il generale fu ricoverato». Dunque, la solita «volpe»? «Non sono convinto che solo Andreotti debba essere processato per reati di mafia, con esenzione per gli altri dirigenti de. E parlo di 100 ministri». Torniamo ai pentiti che l'accusano. Che cosa pensa dei cosiddetti collaboratori di giustizia? «Quando ero nella commissione antimafia ritenni che dai pentiti potessero venire, come sono venuti, contributi importanti». Ma allora? «Allora un altro conto è quando ho visto che i pentiti diventavano gli arbitri dei processi». Lo dice perché è finito sotto inchiesta? «No. E poi questi miei, quelli che mi accusano, alla giustizia non hanno dato alcun contributo importante, i processi che li hanno visti protagonisti si sono conclusi con centinaia di assoluzioni». E dozzine di condanne, anche. «Va bene. Ma li avete visti costoro? L'uso dei pentiti, nella fase che stiamo attraversando va certo disciplinato. Insomma, il pentito non può parlare a ruota libera». Lei ha accennato al fatto che il suo processo dovrebbe fare da supporto al processo Andreotti. Ma il procuratore Caselli? «Caselli l'ho criticato negli anni lontani, negli anni del terrorismo». Lo ha fatto perché è stato tra i primi ad usare i collaboratori di giustizia? «Ma non sempre li interrogava lui, i pentiti». Un appunto, dunque, al procuratore di Palermo? «Come lo criticai, ora non mi associo alla mitizzazione del personaggio, che svolge certo un compito importante, ma ce ne sono altri, nel nostro Paese, di magistrali che svolgono la loro opera con eguale efficacia. Ma che non sono mai presenti in tv o sui giornali». Per esempio? «I grandi processi di mafia li istruiscono a Caltanissetta, non a Palermo, e il procuratore Tinebra non appare mai». Questo non è esatto, forse appare meno. E poi istruisce processi che vedono i giudici palermitani vittime... «D'accordo. Ma sono in tre, sempre presenti sul video e sui giornali: Violante, Caselli e Di Gennaro». Ma Violante non è più un magistrato. «Ma lo è stato, e cominciò a guadagnarsi notorietà con un'istruttoria che finì come finì, parlo del caso Sogno, dell'ipotesi di golpe. Eppure lui, quella volta, voleva arrestare anche Agnelli». Torniamo al suo processo. Le accuse sono precise. Lei che cosa risponde? «Magari quando fui eletto sindaco qualcuno pensò che forse volevo rinnovare il psi, io li raffreddai. Non so, va valutato anche questo. E poi io non so quanti siano stati gli onorevoli e i senatori calabresi negli ultimi cinquant'anni? Il fatto è che l'unico imputato di mafia sono io. E questa è una cazzata». Perché? «Perché ho diritto di vedere dei I riscontri. E non li vedo. E non «In fongiovanHanno sono io a pretenderlo, è la legge che lo pretende». Ma i giudici hanno ritenuto solide le accuse. «Io li capisco, questi giovani magistrati, magari pieni di voglia di fare. Del resto, in passato, la magistratura calabrese ha vissuto con occhi bendati e bocca chiusa». Accuse o non accuse, la gente di Cosenza l'ha voluta sindaco. Non pensa, dopo queste accuse, alle dimissioni? «Neppure per sogno. Sono sospeso, per una legge che è stata varata dopo le mie elezioni, dunque applicata in maniera retroattiva, non so neppure se sia tanto corretto». Ma se fosse condannato? «Non ci sono questioni opinabili. Se sono condannato mi dimetto. Per ora, in ogni modo, sono presentissimo nell'attività della giunta». Come? «Partecipo agli incontri preparatori dei lavori, dò consigli». Insomma, è il grande vecchio di Cosenza? «Ecco, stavolta la definizione di grande vecchio sarebbe proprio quella giusta. Ma è meglio non parlarne, già ci fu chi lanciò l'idea che fossi il trait d'union fra le br e la 'ndrangheta». Vincenzo Tessandori «Se processano Andreotti per mafia, dovrebbero farlo anche per 100 ministri» «Ho diritto di vedere dei riscontri per le accuse che sono state formulate E proprio non li vedo» «In fondo capisco questi giovani magistrati calabresi Hanno tanta voglia di fare»

Luoghi citati: Caltanissetta, Cosenza, Palermo, Palmi