L'accusa vuole la sedia elettrica, la difesa: infermità mentale. Via le tv dall'aula La madre che sconvolse l'America

L'accusa vuole la sedia elettrica, la difesa: infermità mentale. Via le tv dall'aula L'accusa vuole la sedia elettrica, la difesa: infermità mentale. Via le tv dall'aula La madre che sconvolse l'America Affogò i due figli, adesso è pronta a morire NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Non sarà un grande processo-spettacolo quello cominciato ieri contro Susan Smith, la giovane che ha affogato i suoi due bambini. Ma non perché l'opinione pubblica americana non sia interessata. Anzi, il caso di questa donna di 23 anni lasciò talmente sconvolti tutti che intervennero filosofi, sacerdoti, «maestri di vita» vari, tutti impegnati a districarsi nel groviglio terribile che Susan aveva innestato: può l'istinto \ materno cedere di fronte al desiderio di trattenere un «boy friend» in fuga? Può una madre uccidere i suoi due bambini per ; essere più «libera»? Ieri, in occasione dell'inizio del processo a Union, la cittadina di quattromila abitanti del South Carolina dove il fatto avvenne nell'ottobre scorso, tutti i canali televisivi americani hanno rievocato la storia, mostrando il «video» familiare in cui il piccolo Michael di 3 anni e il fratellino Alex di 14 mesi giocano innocenti e ignari che di lì a pochi giorni verranno affogati nelle acque del lago Long John. Ma è tutto quello che hanno potuto trasmettere. Nell'aula del tribunale - è questa la ragione per cui non sarà un grande processo-spettacolo - le telecamere sono state bandite. Susan, dice il pastore Mark Long che da tempo ha preso ad assisterla, «è serena» ed è anche pronta ad affrontare la pena di morte. Durante questi dieci mesi di prigione la ragazza ha «trovato Dio», dice il pastore, ed ha capito il senso profondo del delitto che ha commesso. Il suo avvocato tuttavia non sembra altrettanto rassegnato. In nome di Susan esiste già un'istanza per farla riconoscere insana di mente (ciò che le eviterebbe la sedia elettrica) e il lavoro previsto per il tribunale, ieri, era non solo quello di selezionare i membri della giuria che dovrà giudicarla (ne sono già stati scartati dodici), ma anche quello di stabilire se Susan deve essere considerata «competente» per assistere al proprio processo. E' arrivata all'edificio del tribunale in divisa da carcerata e incatenata. Poi però le hanno consentito di cambiarsi e quando è entrata nell'aula del tribunale indossava una camicia blu e un golf. Ha anche scambiato un sorriso con il suo avvocato, David Bruck, e con sua madre, seduta immediatamente dietro di lei. Nei giorni scorsi era sembrato che il pubblico ministero, Tommy Pope, stesse per accettare una specie di patteggiamento e fosse pronto a trasformare in ergastolo la sua richiesta di pena di morte. Non era vero, la richiesta rimane e ora il problema è che perché Susan sia condannata alla sedia elettrica è necessario che la giuria pronunci il suo «Guilty», colpevole, all'unanimità. Ma non si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere, dicono un po' tutti. Susan Smith è ancora guardata da tutti con lo stesso sgomento che seminò quel 25 ottobre dell'anno scorso, quando si scoprì che a uccidere i due bambini era stata lei. Per nove giorni aveva sostenuto che erano stati rapiti. Che mentre era ferma con la sua auto a un semaforo un nero l'aveva minacciata con una pistola, l'aveva costretta a scendere dall'auto, si era seduto al suo posto ed era scomparso, assieme ai bambini. In South Carolina, l'associazione fra nero e criminale è un riflesso condizionato, così nessuno mise in dubbio il racconto di Susan. Anzi, la sua storia sollevò un'ondata di solidarietà senza precedenti e centinaia di persone si misero alla ricerca dell'automobile, un po' nella speranza di salvare i bambini e un po' - come venne fuori qualche giorno dopo - per il piacere di par¬ tecipare a una «caccia al nero», come ai bei tempi dei linciaggi. A consolare Susan era giunto anche il suo ex marito, David Smith. I due si facevano intervistare insieme, ogni volta che Susan lanciava uno dei suoi appelli al rapitore poi si abbandonava piangente nelle braccia di David e molti cominciarono a sognare una perfetta storia a lieto fine: i bambini vengono ritrovati, il nero cattivo finisce in prigione e anche il matrimonio fra quei due giovani viene ricucito. Il breve comunicato dello sceriffo Howard Wells in cui si annunciava l'arresto di Susan e la sua confessione lasciò tutti di stucco. Seguendo le sue indicazioni, l'auto fu ripescata nel lago Long John con a bordo i due corpicini. Li portarono nell'edificio dell'amministrazione comunale, tutti gli abitanti di Union li «adottarono» ricoprendoli di fiori, gli alunni delle scuole scrissero componimenti su di loro e la commozione per la loro sorte si fuse con l'indignato sgomento per il comportamento di Susan. Il delitto, si venne a sapere, lo aveva commesso perché il suo «boy friend» non se la sentiva di rendere la loro relazione più stabile, a causa della presenza dei due bambini. Forse c'erano più cose che pesavano su quel delitto. Forse Susan era esasperata dalla sua vita grama, con pochi soldi e due figli da tirare su mentre la maggioranza delle sue coetanee avevano ancora il problema di cosa indossare per andare in discoteca. Ma per tutti è rimasta colei che li aveva derubati della loro solidarietà. Ora, il giudice, li ha anche privati del piacere di seguire il processo alla tv. Franco Pantarelli Il prete che la assiste «In prigione ha trovato Dio» Per la prima udienza in tribunale ha voluto un abito elegante Susan Smith la madre che affogò I suoi due figli Michael Daniel di 3 anni e Alexander di 14 mesi La tomba del piccoli nella South Carolina è visitata da migliaia di americani commossi dalla vicenda

Luoghi citati: America, New York, South Carolina