«L'Italia nella top-ten della corruzione mondiale» di Emanuele Novazio

«L'Italia nella top-ten della corruzione mondiale» «L'Italia nella top-ten della corruzione mondiale» LA GERMANIA ACCUSA B BONN USTARELLE anche alla Opel, titolano i giornali, e la Germania trema: se, dopo aver sfiorato aziende più plebee, la corruzione intacca il gigante automobilistico di Ruesselheim - si argomenta - il Paese rischia la «sindrome italiana», malanno ben noto e paventato. Nonostante impennate vigorose e allarmi sempre più squillanti, invece, la distanza fra Roma e Bonn resta abbondante anche da questo punto di vista: secondo un'indagine dell'Università di Goettingen pubblicata ieri dallo Spiegel, nella «classifica mondiale della corruzione» siamo al nono posto con 2,99 punti (calcolati secondo le abitudini rovesciate dei tedeschi in fatto di punteggio, con il minimo a 10 e il massimo a 1 ). La Germania ci segue da lontano: è al ventinovesimo posto con 8,14 punti. A ben guardare, tuttavia, la nostra posizione è peggiore di quanto la graduatoria, da sola, potrebbe suggerire. Dietro l'Indonesia infatti - campionessa del raggiro nella normale pratica d'affari con 1,94 punti, secondo gli esperti di Goettingen - ci sono altri sette Paesi prima dell'Italia (nell'ordine la Cina, il Pakistan, il Venezuela, il Brasile, le Filippine, l'India e la Thailandia). Ma a parte considerazioni di appartenenza geopolitica (sono tutti, o quasi, Paesi del Terzo Mondo), la distanza numerica che li divide da noi sulla «scala della corruzione» è minima. Compresa fra i 2,16 punti della Cina e i 2,79 della Thailandia, un soffio appena dalla nostra quota. Un altro sguardo alla tabella elaborata a Goettingen chiarisce la diffusione geografica e sociopolitica della corruzione: nel gruppo di testa e fino all'Italia, come si è visto, ci sono soprattutto Paesi dalle strutture amministrative e politiche più fragili, dalle impennate economiche e democratiche più recenti e in qualche caso dubbie. In coda con il rassicurante rango di Paesi «corretti» nelle pratiche d'affari, dunque - ci sono democrazie più salde, ancorate spesso all'etica protestante: come la Danimarca, seconda con 9,32 punti dietro la Nuova Zelanda, (9,55); come la Svezia, che con 8,76 punti segue il Canada (8,87) e la Finlandia (9,12); o la Svizzera (8,76), l'Olanda (8,69), la Norvegia (8,61) e la Gran Bretagna (8,57). Se nel gruppo di coda c'è anche Singapore, al terz'ultimo posto con 9,26 punti a testimonianza di una classe imprenditoriale aggressiva e vitale sui mercati mondiali. Paesi «amalgama» come gli Stati Uniti si attestano nella parte «alta» del plotone posteriore (7,79 punti). L'Europa, invece, si presenta divisa nettamente in fasce: oltre alla capofila Italia hanno punteggi .elevati e una immagine negativa, dunque - la Grecia (che ci segue di due posizioni appena con 4,04 punti, dopo Colombia e Messico) e la Turchia (4,10). Un po' meglio fanno la Spagna (4,35 punti) e il Portogallo (5,56). Ma è la Francia, sospesa com'è fra l'Europa cattolico-latina e quella tedescoriformata, a segnare con 7 punti il confine: quello che - dati alla mano, argomentano gli esperti di Goettingen - divide il Sud dal Nord del continente. Emanuele Novazio LA CLASSIFICA DELLA CORRUZIONE I PEGGIORI INDONESIA I MIGLIORI NUOVA ZELANDA CINA DANIMARCA PAKISTAN SINGAPORE VENEZUELA BRASILE FILIPPINE THAILANDIA ITALIA