«Greenpeace vai anche a Sarajevo » di Adriano Sofri

«Greenpeace, vai anche a Sarajevo «Greenpeace, vai anche a Sarajevo » La provocazione di Sofri: la morte non fa spettacolo I DUBBI DELLA SINISTRA Eia Bosnia? Ricorda Adriano Sofri che nel primo discorso da cardinale il vescovo di Sarajevo Pulic disse grosso modo così: «Se la comunità internazionale si fosse commossa per Sarajevo almeno una piccola parte di quanto fa quotidianamente per i suoi animali domestici, non saremmo a questo punto...». I corsari di Greenpeace incrociano su golette e gommoni al largo di Mururoa nel lontano Pacifico; a pochi chilometri dalla costa del vicino Adriatico si muore ogni ora e ogni minuto sotto il fuoco delle granate a Srebrenica. Sono lontane Bosnia e Mururoa. Qui c'è una guerra vera con morti veri; là la prova di una minaccia e la messinscena di una guerriglia. Siamo tutti dalla parte dei romantici pirati di Greenpeace, certo, anche se un radicale come Strik Lievers, ricordando una polemica nemmeno troppo vecchia dentro la sinistra, dice che «intorno alle loro iniziative c'è un che di eccessivo, di artifi- ciosamente esaltato dalla politica e dall'informazione. Una luce che rischia di abbagliare e finisce per nascondere altre emergenze più drammatiche». Dal quartier generale dei pirati, Giuseppe Onufrio, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace, replica a Barbara Spinelli che su La Stampa di ieri aveva sottolineato questa sproporzione: «Siamo intervenuti nella guerra del Golfo, in Albania e in Jugoslavia, abbiamo fatto una campagna sulla radioattività nel mar Baltico e il nostro equipaggio fu arrestato dalla marina sovietica. Dall'89 è aperta una sede a Kiev con laboratorio per studiare gli effetti di Cernobil, siamo intervenuti a Parigi contro le mine anti-uomo in una riservatissima esposizione di armi. Non pretendiamo di risolvere i problemi del mondo, cerchiamo di catalizzare l'opinione pubblica sui grandi temi». L'azione contro il neo-esibizionismo nucleare di Chirac ha unito la sinistra, vecchia e nuo- va. Il quotidiano di Rifondazione comunista Liberazione è stato il primo a pubblicare il diario di bordo della Rainbow Warrior. Uno storico non sospetto di revisionismi come Luciano Canfora definisce l'azione di Greenpeace «elegante, non violenta, moderna, spettacolare in grado di coinvolgere un pubblico distratto sui grandi temi. A chi polemizza, chiederei: dobbiamo organizzare dei commando armati alla Carlos?». Uno scienziato favorevole all'energia nucleare come Tullio Regge (già europarlamentare pei) e polemico con Greenpeace quando bloccava i trasporti di plutonio per uso civile, ora è dalla parte degli ecologisti: «Più chiasso fanno, meglio è. Gli espe- rimenti di Chirac non hanno alcuna efficacia scientifica, sono soltanto una vacua esibizione di bicipiti militari». Luigi Manconi, sociologo e senatore, dice che è «una follia distinguere tra la tutela della vita umana e la tutela della natura. Greenpeace ha un suo programma e non gli si può far carico di tutti i mali del mondo». Al movimento ambientalista Manconi riconosce una vittoria: «Nella generale indifferenza dei mass media, ad eccezione del Costanzo Show, con una mobilitazione di mesi contro le mine antiuomo anche sul piano parlamentare hanno ottenuto un notevole successo con ima mozione per la moratoria e contro la produzione in Italia». Onufrio di Greenpeace ricorda che l'associazione è nata nel '71 II sociologo Manconi: non si può lottare per tutti i mali del mondo Da sinistra Adriano Sofri, lo scienziato Tullio Regge e lo storico Luciano Canfora

Luoghi citati: Albania, Italia, Jugoslavia, Kiev, Parigi, Sarajevo