Michelle sarò gatta ma vicino alla famiglia

=1 Parla la Pfeiffer che presto vedremo nel ruolo di una professoressa salva-teppisti Michelle: sarò galla ma vicino alla famiglia LOS ANGELES. E' difficile stare dietro a Michelle Pfeiffer. Un giorno è la ragazza californiana che vince i concorsi di bellezza, di quelle che se ne trovano a dozzine, e un altro è una specie di fatale Rita Hayworth nelle vesti della chanteuse di «I favolosi Baker». Un giorno viene fuori che intende dare l'addio al cinema e dedicarsi ai suoi due bambini e al marito che alcuni danno malato. A Hollywood dicono che per curarlo la bella Michelle abbia venduto la sua casa. Un altro rivela che ha già contratti da qui al 2000. Un giorno si presenta sospettosa, irascibile, dark e non fa niente per nascondere il suo disagio, anzi il suo fastidio a doversi aprire alla stampa e un altro arriva tutta sorridente e amichevole. Come oggi. Tailleur-pantaloni nero, una semplice maglietta di raso a strisce orizzontali nere e grigie e i suoi occhi azzurri più azzurri e più luminosi del solito, è occupata nella promozione del suo nuovo film, «Dangerous Minds».La Pfeiffer interpreta la vera storia di LouAnne Johnson, una professoressa di liceo che viene mandata a insegnare in una classe di ragazzi «difficili». Un eufemismo per indicare che sono pronti a morire per difendere l'onore della loro gang, che spacciano stupefacenti, che hanno già tutti esperienze di prigioni e riformatori e che, soprattutto, non hanno alcuna motivazione a studiare. Finché arriva appunto una nuova «prof.» che invece di scappare disperata scende sul loro stesso terreno, si mette a parlare il loro stesso linguaggio, sfida le regole della burocrazia e riesce non solo a conquistare la fiducia dei suoi allievi, ma anche a fame degli ottimi studenti. 'Ire nominations agli Oscar alle spalle ("I favolosi Baker", Le relazioni pericolose" e "Paura d'amare ") della Pfeiffer Scorsese dice: «E' il meglio che abbiamo». Adesso è diventata una insegnante di ragazzi disadattati. Come paragona questo con altri ruoli? «Mi è difficile rispondere, anche perché non ho ruoli favoriti. Diciamo che quest'ultimo mi è venuto senza un particolare sforzo, che ci ho messo dentro probabilmente più di me stessa». Si trovasse a dover affrontare una classe come quella del film userebbe dunque gli stessi metodi? «La forza della protagonista e la sua capacità di avvicinarsi a ogni studente e di saper richiamare la loro attenzione con ogni mezzo. Con i cioccolatini e con i parchi di divertimento piuttosto che con dimostrazioni di karaté o mettendosi a ballare il rap. Un metodo che potrebbe funzionare nella realtà. Una realtà, quella delle scuole americane, che è piuttosto desolante. E infatti, come madre, l'idea che anche i miei figli in un giorno non troppo lontano dovranno andare a scuola mi terrorizza. Oltre a doverti preoccupare di dar loro una buona educazione, devi stare attenta a che non vengano beccati da una pallottola. E non so cosa fare. Non voglio vedere i miei figli crescere in un ambiente elitario, ma non voglio neanche vederli morti». Il film vuol richiamare attenzione sui fondi per le scuole pubbliche? «Non intendo mettermi a fare la portavoce delle scuole pubbliche, ho resistenze a diventare politicamente attiva. Non sono qui per cambiare il mondo, ho scelto questo film perché sono stata attratta dallo spirito del libro e della sua protagonista. Certo faccio fatica a comprendere le scelte dei politici. C'è l'ambiente, ci sono tante altre cose urgenti. Ma che cosa è più importante che il futuro delle nostre prossime generazioni? Insomma, se il film muoverà qualcosa nella direzione giusta tanto meglio». Cosa c'è davanti nella sua carriera? «Diciamo che sono pagata meglio di una insegnante di scuola e che ho la fortuna di non dover più fare cose per i soldi». Niente di vero nelle voci secondo cui sta meditando l'ad¬ dio al cinema? «Ci sono anche quelli che sostengono che andrò a vivere a Londra e che sono diventata grande amica di O.J. Simpson. No, nessuna di queste cosaé vera e sto lavorando a vari progetti. Il mio prossimo film sarà "Private scene", diretto da Brian Gibson, poi ho un film con Jessica Lange chiamato "A t in iii.s.iini Acres". Nelle prossime settimane finisco poi di girare "Up dose and personal", con Robert Redford. Un uomo pieno di charme, come sanno tutti. L'unica cosa negativa che posso dire sul suo conto è che è sempre, cronicamente, in ritardo. Sto anche discutendo con Tim Burton la possibilità di fare un film su "Catwoman"». E «Evita», a che punto siamo? «Ho fatto ima grande campagna per mesi per venire scelta, ma adesso l'ho lasciato perdere. E' un film troppo grosso, bisogna cantare, ballare, spostarsi. E non ce l'ho fatta. Voglio restare vicino alla mia famiglia e anche per girare "Dangerous minds" ho chiesto che la produzione venisse spostata dalla California del Nord qui a Los Angeles. Ho anche chiesto che le giornate di lavoro non durassero sedici, ma dodici ore. Mi pare che basti». Lorenzo Soria Ha venduto la casa per curare il marito e fa spostare il set: «Non voglio lasciare soli i miei bambini» Michelle Pfeiffer rifarà «Catwoman» per Tlm Burton

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