RitornaJoan Armatrading bellissima voce e grande classe

F i DISCHI RitornaJoan Armatrading bellissima voce e grande classe LLE prefazioni dei libri .siamo abituati, ma stupisce vederle in un disco. Una prefazione in senso classico, firmata da un giovane e bravo scrittore, il fiorentino Sandro Veronesi. Sarebbe curioso assistere allo sviluppo di questa idea, magari anche l'inverso: Springsteen che scrive una prefazione a Ken Follett e così via. Il breve scritto di Veronesi introduce il ritorno discografico, e primo frutto maturato con la nuova etichetta, di Joan Armatrading: «What's inside» (Bmg, 1 Cd). Un ritorno felice, lo giudica Veronesi: «Come un bel giorno tra noi è tornato Dubcek, dopo essere scomparso a patire i suoi vent'anni di ingiustizie, e di diverso aveva solo gli occhialetti da miope, che non gli ricordavamo quando stufava sulla spuma della primavera di Piazza Venceslao». Rimpiangeva la classe della Armatrading, lo scrittore, «e intanto salutavamo la comparsa di suoi fuggevoli cloni come Tracy Chapman e Tanita Tikaram con lo stesso struggimento con cui ci si mette con certe ragazze solo perché assomigliano a quella che abbiamo perduto». Breve ma bella la prefazione, lungo 13 canzoni e straordinario il disco di Joan. Un esempio di bravura, misura, eleganza, brio, romanticismo, cultura. E soprattutto vario nei ritmi e brillante negli arrangiamenti. Armatrading esordisce con una lenta carezza, poi passa dal rock al blues, dal reggae al country ad accenni funk. La sua morbida, profonda, ricchissima voce imprime personalità a queste sue canzoni sempre molto segnate dalla chitarra, con parecchio sangue irlandese negli spartiti. Non c'è un brano da segnalare in particolare, sono tut- cmo I spar I gnal te le composizioni che grazie a Joan sono un unico godimento musicale. Cosa ci sia dentro a questo disco alla fine lo si scopre: grande classe e rara personalità. Altra voce (elastica sì, ma acuta, un po' lamentosa con tendenza calante), altra pelle (pallido islandese), altri riferimenti (musica tecnologica, house, cyberpunk, cool jazz) per il secondo album, dalla copertina coloratissima e floreale, di Bjòrk: «Post» (Mother-Polydor, 1 Cd). Altro disco d'eccezione, che vede la collaborazione di Graham Massey degli 808 State, Tricky e Howie Bernstein, Eumir Deodato per gli archi. Dopo l'esordio di «Debut», Bjòrk supera brillantemente la prova d'appello. Predilige i ritmi lenti, i suoni elettronici piccoli e seriali, le percussioni cosmiche, i toni drammatici. Non è rasserenante l'ascolto delle sue canzoni (tranne lo strano inserimento di «Blow a fuse», brano alla Minnelli che fa la figura di una margherita in un campo di papaveri). Al limite del genere dance, la proposta avanguardista di Bjòrk è una continua ricerca di risonanze e dissonanze, di suoni originali, accostamenti alla Lamie Anderson. Se Bjòrk ha compiuto balzi in avanti lasciando il gruppo dei Sugarcubes, Natalie Merchant non ci ha guadagnato allontanandosi dai 10.000 Maniacs. La fauna dalla voce dolce ha scritto e interpretato undici canzoni per «Tigerlily» (Elektra, 1 Cd). Ma le ballate si susseguono troppo simili, troppo confidenziali, intimiste. Qualche sprazzo di vivacità non manca, ma sono assenti i colori acustici del vecchio gruppo. Non è solo la voce . che conta, e Natalie si è un po' illusa. Brani troppo verbosi, e lo si nota anche dal libretto troppo spesso, tanto da far fatica a estrarlo e rimetterlo nella plastica del Cd. Più estivi, briosi, ballabili, effervescenti altri tre album firmati da voci femminili. Interessante, per le sue morbidezze caraibiche, «Stilili' up» (Mushroom-Bmg, 1 Cd) di Christine Ami. I canti tradizionali si incrociano con ritmi elettronici e arrangiamenti fantasiosi, alternandosi a esempi gradevoli di Creole rap. Da discoteca, ma esotica e in festa. Pop leggero e danzerino, quello di Paula Ab dui in «Head over heels» (Virgin, 1 Cd). Ritmi urbani in vacanza, con qualche tocco di esotismo arabo. Qualche grado di piacevolezza in più per le ricerche dance di Sandra in «Fading shades» (Virgin, 1 Cd). Ma non è tanto la penetrante vocine della titolare del disco, bensì tutto l'apparato sonoro creato dal marito, quel Michael Cretu titolare dei creativi progetti targati Enigma. Sempre geniale e originale arrangiatore, regala a Sandra undici brani ricchi di perline e lustrini elettronici. Alessandro Rosa >sa |