Ufficiale e bombarolo

Ufficiale e bombarolo L'artificiere era poi intervenuto 3 volte per disinnescare gli ordigni ricevendo encomi: voleva diventare capo di un gruppo scelto Ufficiale e bombarolo Organizzava falsi attentati a Firenze FIRENZE NOSTRO SERVIZIO I suoi superiori dicevano che era bravissimo, un agente modello, un poliziotto assolutamente affidabile e pronto ad accettare il rischio di saltare in aria per meno di 2 milioni a! mese di stipendio. Ma il valore degli encomi e la brillante carriera di Giuseppe Busacca, 34 anni, palermitano, vicesovrintendente del Nucleo antisabotatori in forza alla questura di Firenze, sono crollati tutti d'un colpo sabato sera, quando i suoi stessi colleghi della Digos l'hanno arrestato e rinchiuso nel carcere militare di Peschiera del Garda. Busacca è accusato di aver fabbricato e trasportato tre ordigni, di averli nascosti e di averne quindi segnalato la presenza con telefonate anonime, per poi intervenire in un secondo tempo e provvedere a disinnescarli. Il primo episodio risale al 3 settembre del 1993. In via San Gallo, proprio sotto il portica- to della questura, sorvegliato con telecamere fisse, viene scoperta una falsa bomba. Si tratta di un pacco formato da alcuni fili elettrici collegati a un registratore e a due cande¬ lotti di stucco. Quello stesso giorno in città c'è la visita dell'imperatore del Giappone, Akihito, e il falso attentato suona come un gesto di sfida: l'opera di qualcuno che vuole creare tensione, indebolire le forze dell'ordine mettendo in risalto la sua superiore potenza. Il suo messaggio appare chiaro: «Attenti, siete nel mio mirino, posso colpire quando e dove voglio». Il secondo episodio risale invece al 19 maggio del 1994. In via del Campanile, a due passi dal Duomo, un paio di cavetti elettrici sbucano da un involucro abbandonato tra un'auto in sosta e un cassonetto per i rifiuti. Si teme il peggio. La zona viene dichiarata off limits e ancora una volta intervengono gli artificieri della questura, Busacca, ovviamente, in testa al commando. Aperto con estrema cautela il pacchetto, gli agenti si accorgono che non contiene esplosivo, ma soltanto qualche chilo di stucco collegato con alcune lampadine. Il tutto è assolutamente inoffensivo, ma qualcuno lo ha costruito per creare paura e il ministero dell'Interno chiede di essere informato sugli sviluppi dei falsi attentati. Nel pomeriggio del 13 agosto dello stesso anno, infine, al 115 dei vigili del fuoco arriva la segnalazione di un ordigno piazzato in un cestino per l'immondizia in via del Giglio, vicino alla Stantìa. E' l'antivigilia di Ferragosto, giorno della visita a Firenze dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni. L'allarme fra le forze dell'ordine raggiunge il massimo grado. La strada del centro viene chiusa al traffico, agli stranieri viene vietato di lasciare gli alberghi e i negozi prima che le operazioni di bonifica, che dureranno due ore, siano concluse. Ancora una volta sul posto viene chiamato Busacca, che manovrando il robot «Willy» ripesca un involucro di vecchi giornali nel cestino di metallo. Dentro ci sono due bombe del tipo ananas confezionate con l'esplosivo Tnt, ma senza contatto elettrico. I sostituti procuratori Gabriele Chelazzi e Andrea Garau, che hanno condotto le in¬ dagini su questi ed altri quattro episodi analoghi, sono arrivati a Busacca seguendo la pista delle mani esperte. Una perizia disposta dai due magistrati aveva infatti stabilito che dietro le false bombe si riconosceva l'opera di una stessa persona particolarmente esperta. Da qui la decisione di controllare comportamenti e spostamenti di tutti coloro, poliziotti e non, che hanno a che fare con gli esplosivi. Alla fine nella rete è rimasto Giuseppe Busacca, sposato con una poliziotta e fratello di un militante della colonna veneta delle Brigate rosse, di nome Francesco. Lo scopo perseguito dal sottufficiale di polizia, secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori fiorentini, era quello di creare i presupposti per la costituzione di un nucleo speciale di artificieri di cui lui, naturalmente, avrebbe dovuto poi assumere il comando. Alessandro Antico Un'immagine dell'allarme bomba in via del Giglio a Firenze, nell'agosto del '93: il primo a destra, in tuta, è l'artificiere arrestato ieri con l'accusa di essere stato il responsabile anche di quell'episodio

Luoghi citati: Firenze, Giappone, Peschiera Del Garda