In scena Prodi 2 il cattivo

.^-.,.r /- LA SVOLTA DI ROMANO In scena Prodi 2, il cattivo «Caro Silvio, la pazienza ha un limite» UONI sì, coglioni no». E così, obbedendo alla massima di uno dei suoi consiglieri, il professore ha tirato fuori gli artigli nel congresso della «normalità» e della «mitezza» del nuovo corso pidiessino. Poco prima di essere incoronato leader del centrosinistra da Massimo D'Alema, Romano Prodi ha pacatamente calato la maschera da buono, messo da parte quel galateo che si era imposto al momento della sua sfida a Berlusconi e rivolto al leader del Polo parole che l'avversario ha interpretato come ingiurie: «Peggio di D'Alema - ha detto il portavoce del Cavaliere -, ha usato il dileggio che lo stesso segretario del pds aveva abbandonato». Giuliano Ferrara ci va giù pesante: «Ha avuto il cattivo gusto di ricorrere all'insulto dando a Berlusconi dell'incompetente. Il Cavaliere era stato molto più elegante, gli aveva dato del simpatico ciclista, che certo non è un insulto». Perchè l'ha fatto? Ferrara non ha dubbi: «Perché sente di non essere convincente. In Europa hanno vinto leader della sinistra come Gonzales, Mitterrand e vincerà Tony Blair senza vendere l'anima. Prodi, invece, è simbolo del contrario: è un vecchio quadro demitiano delle partecipazioni statali. Ha alzato i toni probabilmente perché sentiva il bisogno di eccitare la folla gelata dal discorso di Berlusconi del giorno prima. Tutti i personaggi fuori ruolo, come Prodi, tendono ad esagerare: il carisma del leader non s'inventa, ha ragione Berlusconi. Lui è un ottimo professore di economia, può essere al massimo protagonista di una vicenda politica minore, un consigliere del leader, non il leader». Per non scalfire l'immagine di «buono» gli uomini del professore negano che vi sia stato un cambio di marcia, semmai un'accentuazione di quella «determinazione» che il professore ha sempre avuto nel confronto concreto. Ma non si può negare il cambio di tono. Basta mettere a confronto il Prodi di sabato scorso con quello, per esempio, del 21 aprile, serata di chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionali a Torino. In quell'occasione, riferendosi all'avversario, Prodi disse: «Dopo aver sentito Berlusconi affermare a Tempo reale che la British Telecom non è stata privatizzata, ho ancora una volta avuto la prova che mentre parla di liberismo, il Cavaliere non sa proprio come funziona il libero mercato perché tutti sanno che il caso di questa privatizzazione viene studiato come esempio di cessione al mercato di pubblici servi¬ zi...». Elegante, no? Al congresso del pds, per dire la stessa cosa, Prodi ha dedicato a Berlusconi due soli aggettivi: «Liberista incompetente». Punto c stop. Venerdì Prodi ha seguito la scesa in campo dell'avversario al congresso del pds dal suo ufficio romano vicino alla Fonta- na di Trevi attraverso radio radicale (che dava la diretta) e il tg 4 di Emilio Fede che gli ha poi consentito di fare il giorno dopo la battuta sulla par condicio («Mezz'ora a Berlusconi, cinque minuti a Veltroni...»). A quel punto, con la cerchia più stretta dei suoi uomini (Silvio Sircana, Gian Carlo Bressa e Arturo Parisi) ha ripreso in mano la scaletta dell'interven- to che avrebbe letto il giorno dopo. Come gli era parso il discorso di Berlusconi? «Il giorno prima - confida uno dei suoi - avevamo fatto un po' di esercizio e bisogna dire che l'avevamo sceneggiato bene. Insomma avevamo previsto quello che avrebbe detto». Tutto, anche la negazione della sua leadership? «Non ci sono state sorprese, al professor Prodi non è saltata la mosca al naso, non era affatto furioso». Interrotti solo da un paio di telefonate di Walter Veltroni dal congresso («Gli ho raccontato com'era andata - ci ha confermato il candidato vicepremier -, ma non abbiamo concordato né le battute, né i contenuti del suo intervento»), Prodi e il suo brain trust hanno lavorato fino alle 2 di notte, cenando con una pizza sul tavolo delle riunioni. E' lì che si sono messe a fuoco le nove pagine di intervento e si sono anche simulate le battute. Alcune approvato, altre cancellate come quella sul ministro della Giustizia chiamato da Berlusconi «guardiasigilli» invece di «guardasigilli». La battuta diceva più o meno: «...forse l'ha scambiato per un guardia li noe». Un'altra rovesciava il luogo comune dei «pericolosi comunisti» in «pericolosi liberisti». E' rimasta quella dell'«incompetente», mai detta in pubblico, ma molte volte ripetuta in privato. Walter Veltroni, vice-professore nella gerarchia dell'Ulivo, non crede nella svolta «cattiva»: «Prodi non ha mai mostrato una faccia "buona" nella polemica con Berlusconi, anzi è sempre stato molto severo. E poi tutta questa storia sul "buonismo" può generare equivoci: noi vogliamo definire il campo e le regole della partita. Ma lo scontro sui contenuti sarà più duro di prima». Però dare dell'incompetente è un insulto... «Lo hanno chiamato in mille modi, Balanzone, Provolone... Quelli sono insulti da Cavaliere; incompetente è un bazzecola da professore». Cesare Martinetti Ma Ferrara: sa di essere solo un gregario «lorsignori del consociativismo». Bossi quasi li sfotte: «La diplomazia rococò, parliamo con gli avversari... Bravi, è giusto, è il Ma Ferrara: sa di essere solo un gregario I« .^-.,.r /- Il popolo di Pontida. Al centro Romano Prodi, sotto Silvio Berlusconi

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