«Carnevale va processato»

Chiesto il rinvio a giudizio per l'ex presidente di Cassazione: nella vicenda coinvolti anche 3 avvocati Chiesto il rinvio a giudizio per l'ex presidente di Cassazione: nella vicenda coinvolti anche 3 avvocati «Carnevale va processato» E' accusato di aver aiutato un boss pugliese ROMA. Il giudice Corrado Carnevale dev'essere processato, per abuso d'ufficio con l'aggravante dell'agevolazione dell'organizzazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita: è il parere della procura di Roma, dopo due anni d'indagini sfociati nella richiesta di rinvio a giudizio che ora dovrà essere vagliata dal giudice per le indagini preliminari. Il pubblico ministero Pietro Saviotti ha chiesto che insieme all'ex presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione vengano processati per lo stesso reato anche il boss pentito della mafia pugliese Salvatore Annacondia, gli avvocati baresi Domenico Di Terlizzi e Aurelio Gironda, e l'avvocato romano Giovanni Aricò. E' stato proprio il pentito Annacondia a raccontare ai giudici di aver consegnato all'avvocato Di Terlizzi, nel 1991, 800 milioni che dovevano servire ad «oliare» avvocati e giudici di Cassazione per annullare un ordine di cattura contro di lui, il fratello Leonardo e altri due uomini della Scu. Per gli attuali imputati scattò l'accusa di corruzione, che poi è stata abbandonata in istruttoria perché il pm Saviotti non ha trovato riscontri al fatto che i soldi siano andati oltre lo studio dell'avvocato Di Terlizzi, il quale nell'ambito di questa inchiesta fu anche arrestato. E' rimasta in piedi, invece, l'ipotesi di abuso d'ufficio perché secondo la procura romana gii avvocati e Carnevale si adoperarono per far slittare l'udienza in Cassazione nella quale si doveva discutere di quell'ordine di cattura, spostando la causa da un collegio di cui non faceva parte il «giudice ammazzasentenzc» ad uno che lui avrebbe invece presieduto. L'arresto dei boss fu poi effettivamente annullato, ma il pm Saviotti ha ricostruito la vicenda senza entrare nel merito della decisione. E' stato così accertato che sulla base di un'istanza degli avvocati baresi motivata in maniera giudicata generica, l'udienza già fissata per il 17 dicembre '91 fu spostata al 27 gennaio successivo su decisione di Carnevale, che si autoassegnò la causa. Una decisione non sufficientemente motivata secondo l'accusa. L'ipotesi di abuso d'ufficio sarebbe sorretta anche dal fatto che, senza essere nominato formalmente, l'avvocato Aricò (difensore di Carnevale in un processo a Napoli) si interessò alla causa dei mafiosi pugliesi. Nel corso dell'istruttoria Carnevale si ò difeso sostenendo che a lui non risultava alcun ruolo dell'avvocato Aricò in questa vicenda, e che la decisione di rinviare le udienze come fece in quel caso era prassi usuale in Cassazione, [gio. bia.] Decisiva la confessione del capoclan: «Versai 800 milioni per avere una sentenza favorevole» A sinistra Antonio Di Pietro. A destra il giudice Corrado Carnevale

Luoghi citati: Napoli, Roma