Cinema e matematica la strana coppia

Cinema e matematica, la strana coppia Cinema e matematica, la strana coppia Spesso formule e figure geometriche sono protagoniste di film di successo CHE cosa hanno in comune Queneau, Paperino e Greenaway? Nulla, se non una certa passione per i numeri. Nel 1954, Raymond Queneau, l'eclettico autore di «Esercizi di stile», ha girato un film di 12 minuti su una surreale lezione di matematica. Oualche anno dopo Paperino è alle prese con numeri e magia in «Donald Duck in Mathmagic Land», uno degli ultimi cortometraggi di Walt Diseny. E infine, il regista Peter Greenaway ha disseminato cifre e formule matematiche in tutti i suoi film, dagli esordi di «1-100» al più noto «Drowning by Numbers» (Giochi nell'acqua). Questi tre esempi indicano che la via per la divulgazione della matematica al cinema passa necessariamente attraverso l'arte. Matematici e artisti sono da sempre impegnati sullo stesso fronte: rendere visibile l'invisibile. Lo dimostrano i 18 film di Michele Emmer dedicati ad arte e matematica, prodotti qualche anno fa dalla Rai e distribuiti in Italia dalla «Film 7» di Roma. Professore all'Istituto universitario di Architettura a Venezia e presidente dell'Associazione di Cinematografia Scientifica, Emmer ha percorso strade parallele che si incrociano, come in una geometria non euclidea del pensiero, dalla musica all'architettura, dalla biologia al fumetto, dalla moda all'arte. Senza perdere di vista la matematica, che resta il filo conduttore di tutti i film della serie. Cosi «Le bolle di sapone» diventa una scusa per spiegare i teoremi sulle superfici minime, mentre «Simmetria e tassellazione», oltre alla struttura del Dna, mostra i mosaici arabi deH'Alhambra di Granada. In questi film non ci sono barriere tra le due culture. «Il nastro di Moebius» esplora le proprietà della particolare superficie, il suo uso nell'industria, fino alle sculture di Max Bill. «Calcolatori» passa disinvoltamente dalla geometria differenziale ai computer che disegnano le maglie di Missoni, mentre «Figure geometriche» parte dei quadri di Kandiskij per finire con lo studio dei gruppi cristallografici. Tutti questi pei^orsi sembrano intrecciarsi nel film dedicato a Escher (un successo anche in America: seimila copie in sei mesi), il grafico olandese ideatore di mondi impossibili tanto amato dagli scienziati. Tra gli argomenti dei film di Emmer non poteva mancare un sempreverde della letteratura matematica come «Flatlandia» (edito in Italia da Adelphi). Il famoso romanzo del reverendo Edwin A. Abbott, contemporaneo di Lewis Carroll, racconta di un mondo piatto abitato da esseri a due dimensioni come quadrati, triangoli ed esagoni, immerso in una nebbia densissima, davvero londinese. La ver¬ sione cinematografica di Emmer, con il quadrato che sogna un mondo tridimensionale, è uno dei primi esempi di computer animation applicati alla matematica. E qui sta la nuova frontiera della ricerca. Qualche anno prima, nel 1978, gli americani Thomas Banchoff e Charles Strauss avevano usato la computer graphics per scoprire alcune proprietà geometriche delle superfici. Ne usci un film, «Hyperube», che ha per protagonista l'ipercubo, uno dei solidi dello spazio a 4 dimensioni. Oltre che un classico della ricerca matematica, «Hypercube» è anche un precursore della moderna computer animation. Tanto che alcuni assistenti di Banchoff sono poi andati a lavorare alla Lucas Film per ideare gli effetti speciali di «Guerre stellari», passando dalle equazioni alle astronavi. Umberto Guidoni Astronauta dell'Agenzìa Spaziale Italiana Giovanni Valerio

Luoghi citati: America, Escher, Italia, Roma, Venezia