Prima pietra della città spaziale

Prima pietra della città spaziale Prima pietra della città spaziale Tanti esperimenti tra scienza e diplomazia IMATI DI EMMER TUTTO bene per la storica missione che, per la prima volta ha portato la navetta «Atlantis» ad agganciarsi in orbita con la stazione spaziale russa «Mir». «Atlantis» ha avuto a disposizione una finestra di lancio di appena 7 minuti, quando il piano dell'orbita in cui si trova la «Mir» passava sulla perpendicolare del Kennedy Space Center, la base di lancio dello Shuttle in Florida. Una manovra di precisione ha inserito la navetta americana nella stessa orbita della stazione orbitante russa per consentire il rendez-vous e l'attracco nel quarto giorno di volo. L'equipaggio, composto dal comandante «Hoot» Gibson, il pilota Charlie Precourt, i «mission specialist» Greg Harbaugh, Elen Baker e Bonnie Dumbar, dal comandante della «Mir 19» Anatoly Solovyev e l'ingegnere di bordo Nikolai Budarin, è arrivato al «Kennedy Space Center» poco prima dell'inizio delle operazioni di lancio, che cominciano 4 giorni prima del lift-off. In orbita gli astronauti americani e i due cosmonauti russi hanno attivato il modulo «Spacelab», montato nella cargo bay della navetta «Atlantis» e hanno verificato il funzionamento delle apparecchiature da utilizzare durante il «rendez-vous». L'incontro con la stazione spaziale russa era previsto alla fine di un lungo inseguimento in orbita. Il comandante Gibson ha mosso gradualmente «Atlantis» verso la «Mir», un avvicinamento molto lento, con una velocità di appena qualche centimetro al secondo, fino al contatto. A questo punto il sistema di attracco montato sulla navetta, agganciandosi con l'equivalente meccanismo montato sul modulo «Kristall» della stazione spaziale, gararantisce la saldatura fra le due parti. «Mir» e «Atlantis» diventano un solo oggetto: la più grande struttura mai messa in orbita. Due ore dopo l'attracco, completati i controlli sulla tenuta del sistema di aggancio e sul livello di pressurizzazione, il comandante Gibson ha aperto il boccaporto che mette in comunicazione il modulo dove si trovano gli astronauti con la «cargo bay» della navetta e che, normalmente, è utilizzato per effettuare le passeggiate nello spazio. Questa volta, non c'è bisogno di indossare la voluminosa tuta spaziale, Gibson può galleggiare nel tunnel di collegamento e raggiungere l'ingresso della «Mir». Ad aspettarlo ha trovato Vladimir Dezhurov, comandante della missione «Mir 18», che è a bordo della stazione spaziale dal marzo scorso in compagnia dell'ingegnere di bordo Gennady Strekalov e dell'astronauta americano Norm Thagard. La storica stretta di mano avviene quasi venti anni dopo l'incontro in orbita tra Tom Staf lord e Alexei Leonov, durante la missione Apollo-Soyuz. Dopo lo scambio di saluti è incominciato il lavoro previsto dalla missione. Durante i 5 giorni i cui lo Space Shuttle è rimasto attraccato alla stazione «Mir», l'equipaggio di otto uomini e due donne è stato il più numeroso nella storia dei voli umani. Il gruppo di astronauti e cosmonauti ha eseguito una fitta serie di esperimenti biomedici condotti utilizzando le attrezzature del modulo «Spacelab». Baker, che oltre a essere un astronauta è laureato in medicina, ha effettuato diversi test sull'equipaggio della «Mir 18». Lo scopo è di verificare la risposta del loro apparato cardiovascolare, per approfondire la conoscenza dei meccanismi di adattamento dell'organismo alla lunga assenza di gravità. Gli astronauti, durante i voli orbitali, subiscono una diminuzione della pressione sanguigna e del battito cardiaco. Questa condizione, che permane anche al momento del ritorno a terra, rende difficile riadattarsi alla normale gravità. Persino movimenti semplici, come alzarsi dal seggiolino e camminare, possono essere molto difficili per i membri di un equipaggio appena rientrato da una lunga permanenza nello spazio. Gli esperimenti in volo sono mirati a studiare la risposta cardio-polmonare dei soggetti che sono sottoposti a particolari esercizi fisici, studiati per determinare il loro grado di «allenamento», dopo aver passato oltre tre mesi nello spazio. Ma la medicina non esaurisce le attività di bordo; uno spazio importante è riservato alla documentazione filmata di questa memorabile impresa: Imax, la speciale camera da ripresa da 70 millimetri, capace di registrare immagini ad alta risoluzione, ha ripreso le fasi più spettacolari dell'aggancio in orbita. Studenti americani e russi hanno avuto la possibilità di parlare in diretta con gli astronauti a bordo dello Shuttle utilizzando stazioni amatoriali e il satellite Amsat.

Luoghi citati: Florida