I SENTIERI DI AGAPE di Enzo Bianchi

I SENTIERI DI AGAPE I SENTIERI DI AGAPE U «utopia» di Tullio Vinay BENCHÉ' si scrivano e si leggano volentieri storie d'amore, a nessuno storico verrebbe in mente di descrivere la storia mondiale come una storia d'amore»; con queste parole di Ebeling si apre la prefazione di Paolo Ricca al volume di Tullio Vinay L'amore è più grande, che così prosegue: «A nessuno storico... è finora venuto in mente di scrivere la storia della chiesa come storia dell'amore». Ecco, si direbbe che il libro di Vinay è il primo di questo genere, anche se è limitato a un episodio della storia della chiesa e dell'Italia del dopoguerra: l'ideazione, la progettazione e la costruzione di un centro ecumenico a Prali nelle valli valdesi, divenuto nel corso degli anni luogo di incontro e di dialogo tra credenti di diverse confessioni e non credenti, spazio di libertà e di rispetto dell'altro, di studio e di confronto, un centro divenuto cioè luogo per realtà che sovente paiono utopiche, «senza luogo». Perciò limitarsi a dire che è la storia della nascita di un «Centro ecumenico» internazionale voluto da un pastore valdese per ridare speranza a una porzione di chiesa e di umanità dopo la guerra sarebbe sminuire la portata dell'opera. Come vuole suggerire già il sottotitolo - «La storia di Agape e la nostra» - il libro intero, come già il progetto audace di Vinay, è imperniato sul significato del termine Agape: amore. Vuole narrare non solo la vicenda di un gruppo di case e un gruppo di uomini e donne, ma anche e soprattutto un'irruzione nel quotidiano dell'amore, l'amore di Dio per l'umanità tutta e l'amore di cui gli uomini sono capaci in virtù dell'amore preveniente di Dio. Non stupisce allora che la rilettura storica, operata dall'animatore stesso di questa impresa, sia intessuta quasi ad ogni capitolo da una domanda costantemente in ricerca di risposta: «Cos'è Agape?» «Che cosa è stata Agape? - si chiede Carlo Gay pochi giorni prima dell'inaugurazione nel 1951 -. Non ho una sola risposta a questa domanda, ma ogni risposta, è diversa e uguale! Da va- Tullió / /ma¬ rie parti rumoreggia l'opposizione a una sola risposta». Non stupisce allora che anche gli altri collaboratori o amici di cui il libro riporta le voci, tutte ancora vive anche se alcune pronunciate da decenni - Paolo Ricca, Sergio Ribet, Franco Fortini, Enea Balmas e l'architetto Leonardo Ricci, progettista del Centro - si siano posti la stessa domanda già al sorgere dell'idea nel 1947 e nel corso di questi anni abbiano dato risposte diversificate eppure tutte «appassionate», tutte incentrate su quel nome «Agape» che indica una realtà che è insieme spirituale e concreta, quotidiana, come concreto e quotidiano, ideale e spirituale insieme è stato e rimane il progetto e la realizzazione del Centro. «Cos'è Agape?». E come spiegare l'amore se chi ascolta non l'ha conosciuto a sua volta? Cosi, lungo tutto il libro, non si riesce mai a distinguere - ed è bene che sia così - quando l'autore dicendo agape si riferisce all'amore e quando invece sta parlando di un gruppo di case e dell'amore di tanti che ne ha reso possibile la costruzione. Come ogni storia d'amore raccontata dal protagonista, sono innumerevoli i passi che riescono a far rivivere al lettore le emozioni e i sentimenti dei partecipanti: come l'epica vicenda della squadra di giovani volontari che si erano assunti l'impegno di fornire la calce per il cantiere, e che la produssero raccogliendo il minerale e la legna per cuocerlo e alimentando ininterrottamente il forno per 11 giorni e 11 notti. E' Vinay stesso a commentare: «Quando portai a Torre Pellice, ai colleghi del Sinodo, per farla vedere, una grossa pietra di calce bianchissima, mi parve che non ci facessero molto caso. Per loro era poca cosa, io, invece, vi vedevo l'agape fatta pietra, di valore inestimabile. E con essa furono legate le mura del nostro Villaggio». Con questa stessa agape sono scritte le pagine di questo libro. Enzo Bianchi

Persone citate: Carlo Gay, Enea Balmas, Franco Fortini, Leonardo Ricci, Paolo Ricca, Sergio Ribet, Tullio Vinay

Luoghi citati: Italia, Prali, Torre Pellice