RUSSO - ITALIANO LE PAROLE DEL POSTCOMUNISMO

RUSSO - ITALIANO : LE PAROLE DEL POSTCOMUNISMO RUSSO - ITALIANO : LE PAROLE DEL POSTCOMUNISMO «coscienza», per la verità, l'esempio trovato sarebbe stato l'ancor più esplicito: «l'essere sociale determina la coscienza», e questa citazione, insieme a «coscienza di classe» e «sopravvivenze del capi talismo nella coscienza degli uomini» costituiva l'apparato dell'accezione filosofica del tonnine «coscienza». Se ora consultiamo un dizionario della lingua italiana non solo non troveremo questi esempi, ma neppure un'accezione filosofica di «coscienza» (che infatti non esiste). Pertanto, con ciò ricollocandosi in un ambilo culturale europeo, il dizionario di Kovalev elimina anch'esso il significato filosofico di coscienza e mantiene invece quello psicologico accanto a quello d'uso comune. Il confronto, come si vede, è piuttosto intrigante ed è difficile trattenersi da una svelta puntata sui termini-chiave della vita sovietica; e questo tanto più, se pensiamo che l'apparato esemplificativo del dizionario costituiva, con i manuali di impostazione sovietica, il biglietto da visita che l'Urss presentava a tutti i giovani studiosi italiani. Ci si accorgerà allora da questo confronto che se mantiene, com'è ovvio, il lemma «leninismo», il nuovo dizionario di Kovalev abolisce pero dall'esemplificazione le «giornale consacrate alla memoria di Lenin», «i comandamenti di Lenin» nonché «il cammino tracciato da Lenin» E ancora sparisce for¬ mai obsoleta «Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre» (certo, con le maiuscole: era Dio che veniva scritto minuscolo nel Paese dei soviet), così come la «rivoluzione proletaria» e quella «industriale». Spariscono queste rivoluzioni e ne appaiono nuove, ormai non più impronunciabili: la «rivoluzione democratica» e quella «tecnologica». Scompare poi, inghiottita nel vorace buco nero del marxismo sovietico, la «solidarietà internazionale dei lavoratori» per lasciare il posto ad una «solidarietà con gli scioperanti» che forse richiederebbe di essere pronunciata con un lieve accento polacco. E scompare anche, dal nuovo dizionario, una figura assai rappresentativa della vita sovietica, quella «madre eroina» che, grazie all'alto numero di figli generati per la Patria, aveva il diritto di saltare le code. A suo posto compare invece una figura che, pur non trovando posto nei vecchi dizionari, e sempre esistita, anche in Unione Sovietica: la «ragazza madre». Strano a dirsi, a questo rinnovamento sono in parte sfuggiti due lemmi non secondari come «stalinismo» e «Gulag». Compaiono, infatti, ma solo nella parte italianorusso, quasi che la realtà sovietica non avesse conosciuto e catalogato fenomeni di tal genere. L'ultima novità riguarda il lessico scatologico e volgare. A giudicare dai vocabolari sovietici, infatti, la lùigua russa eia priva di parolacce. Pertanto, nell'oleografia sovietica quando, stanco per aver doppiato tredici volte la quota di lavoro prevista, Stachanov si schiacciava un dito in una pressa, se ne usciva con un contrariato «corpo di mille diavoli» («parbleu!» no, non andava bene; si poteva essere tacciati di cosmopolitismo). Espressioni più forti era inutile cercarle nei dizionari sovietici. Meglio per la strada, dove, come in ogni altro Paese, non erano proprio rare. E invece qui le parolacce, almeno quelle più note, ci sono tutte e fa un certo effetto vederle scritte su un dizionario russo. All'inizio della lettera «e», prima della parola «Evàngelie» (cioè, «Vangelo»), c'è addirittura un'intera colonna di espressioni volgari. E una lingua, a dispetto dei moralisti sovietici, è proprio questo: uno strumento con cui possiamo esprimere le toccanti e realissime verità del Vangelo («Parte della bibbia che contiene leggendari racconti sulla vita e l'insegnamento di Cristo», era invece l'illuminante definizione di Vangelo riportata dal più diffuso dizionario monolingje russo-sovietico) e con cui possiamo altresì descrivere le nostre azioni più volgari. E' meglio ed è più giusto prendere atto di questa umana duplicità che rimuovere, in nome dell'utopia, le espressioni della nostra bassezza. Giuseppe Ghini

Persone citate: Giuseppe Ghini, Kovalev, Lenin

Luoghi citati: Unione Sovietica, Urss