VIENI NOTTE

VIENI, NOTTE VIENI, NOTTE Ortese: poesie inedite, con l'eco di Leopardi bia. Ouesto riguarda essenzialmente la sua prima infanzia e adolescenza, giacché giovanissima si trasferi con la famiglia a Napoli, Venezia, Milano, Genova e Roma, città che essa abbandonò per qualche tempo, vivendo in Inghilterra e altrove, spinta ora da ragioni intime, ora da viaggi professionali (...). Già l'incanto d'una prosa tesa al limite delle possibilità evocative sta a testimoniare il lungo rapporto della Ortese con la poesia, di cui esistono tracce fin dalla prima infanzia. Successivamente essa ha voluto dividere i vari tempi del suo lavoro poetico in periodi. Le composizioni in versi punteggiavano i suoi soggiorni in luoghi talora tra loro assai lontani. Composizioni non le definisce lei stessa in una recente lettera a chi scrive: «Compor- Temporalc di notte // temporale, lesta della vita fanciulla, dietro i vetri a notte /guarda con la faccia difuoco. Iluio e /tuono di nuovo, e pioggia. Ma il [fanciullo guarda intonilo, e la festa - fiensa - e /giunta l'oi si ricorda il tempo scorso, e /ancora attonito riguarda Chissà dove sono i /uissi materni, dove ■ ifim il suono della l'ila, e il mono, e . /il dolce lampo di festa Ora la pioggia (è stanca, dietro i vetri cammina, é /giorno, un altro dell'infinito giorno .senza vita. \niia Maria <blese re non è la parola adatta: queste cose, tranne alcune eccezioni, non furono mai composte, obbedirono a un impulso espressivo o emotivo, comune a molte persone, anche se non hanno frequentato scuole, e hanno come guida solo la lettura di qualche antologia» K la Oltese continua: «Non furono, di conseguenza, mai veramente rivedute; specialmente all'inizio (.1. Il motivo per cui le ho conservate tutte, credo, sta in questo: che, dal lontanissimo '32-34 hanno accompagnato unte le stagioni, o quasi, della mia vita, e preceduto la scrittura dei libri di prosa». (...). Ma di quale poesia si tratta? La sua intonazione più costante è una fonila di accostamento ideale alla straordinaria solitudine, rimasta per altro unica nella nostra storia letteraria, di Leopardi. Questo suo leggere e rileggere il poeta di Recanati non va però confuso con il leopardismo ricorrente via via in Italia dai tempi de «La Ronda». E' probabile che la Ortese abbia appreso molto più tardi dell'esistenza di questa rivista, del suo fondatore, Sempre a una soglia Quante volle lo tuli io questo sole che fermo adesso sopra la collina. va come un occhio balenando appenprima del sonno Ma fittilo odore sali' ili terra intorno, di fittile foglie rossastre Allora ch'io lo vedevo questo sole, avevo fili d'intorno cosi nuovi, foglie verdissime Incelili lo non capivo bene, vedevo (/nella interminata luce di fronle e mi girava in cuore uno sgomento di dolcezza, un flotto di vergini' /umile, una /tosala padronanza dei cieli Che aspettavo' Com'è finita? come la dolcezza vani della giornata senza che le dicessi le parole che avevo in cuore, lame' lo dunque sempre a una soglia, lo seni/tre? Ah si,I lormivo piano e c'erano dimorilo al mio sonno fruscii voci baleni d'avvicinato cielo, e ad aspettare liuto infilava mormorando, lidio ria/tersigli occhi Vidi qua le rosse foglie cotilorle: e voci dileguavano, il sole era disceso nella collina, spento mi guardava Vincenzo Cardarelli, e dell'inclinazione di quest'ultimo a ricongiungersi al lavoro del grande Giacomo su un piano teorico e sistematico, Per la Oitese, invece, Leopardi fu un |Hinto di riferimento, che nella sfera dei suoi sentimenti sempre mossi e turbati da eventi d'imprevedibile portata, assunse l'autentico carattere di un sostegno monile e di un nutrimento stilistico. Un'obbedienza? Direi piuttosto una fratellanza. Giacché e diffìcile ritrovare nella storia letteraria di due secoli un'altra voce di questa grazia e dolente espressività, che ci conduca senza intermediari di carattere intellettualistico alla verità del sentimento leopardiano. Unita a questa fedeltà indiscubile, il lettore dovrà aggiungere ima generale e costante presa di coscienza romantica. (...). Il paesaggio (...) di turbamenti e di chiarezze estreme, forma come il naturale temtorio dove i sentimenti sono auscultati e perciò anche rivissuti. Tuttavia, avverte la Ortese nella lettera a cui si faceva cenno (del primo giugno '941, ad 11 mio pensiero sta tome un uccello // mio /tei/siero sta come un uccello leggem sopra un ramo non sa ilove volate. Intorno è bello Vede la luna ira Ifiorenti rami rosa, il cielo e i lontani molili, poi dolcemente ai i/ue vicine sente mormorare Cosi vede il /teiisier mio le regioni licite ilei sogno, ed esita, e uno spavento vago lo imprigiona Ma ugualmente dovremo Inoli so ancora dove, qua e lai fra un ora, fra due. cornimi e innamorali andare Pensiero mio. sei triste Ove col velilo ci recheremo ■ su quei inoliti, al mare ■ dove ci recheremo, del portènto alimi, nasini, l'uguale discendere in un bel raggio doralo. dii lineile cime, toccherà guardare Cade la lima, e il fiato dell'aria, e s'impacia e arrossa il mare. Così d'amor sui cari pensieri che rallegratili la mia anima e la rapiscono, fra breve. come sui /itali, si endera la sera na stelli , dormivo fredo Fofi per discutere della futura Linea d'ombra. Canalini si trova in mezzo a tutto questo. Va a trovare Tondelli a pochi metri dal cinema d'essai Roma in via Fondazza, una piccola via antica tutta portici, e lo trova immerso in letture davanti a Videomusic. Tondelli gli aveva recensito un libretto edito uell'81, Province del rock 'n' roll. Canalini gli propone di fargli un'antologia di Del Giudice, De Carlo e qualcun altro. «A sorpresa mi risponde che non ne è degno - ricorda l'editore -. Preferisce lavorare per i giovani, ed ecco gli Under 25, Pier consigliava di leggere Selby jr. e Carver, ha riallacciato i ponti con gli Sta ti Uniti. Ha fatto scuola. Io continuo». Canalini ha pubblicato circa trecento titoli. Un bel catalogo. Ha la passione della sua terra, le Marche: «Meno di un milione e mezzo di abitanti, 246 Comuni, nessun centro arriva a centomila anime. Siamo un'unica città diffusa». Molte energie le dedica a pubblicare libri di cultura marchigiana, dal paesaggio ai monasteri, dal pittore Claudio Ridolfi al ciauscolo, l'anti-Nutella, il salame morbido e profumato che si spalma. iniziare dalla seconda metà della sua produzione in versi, «il paesaggio, intorno, muta; non è più il pae se mediterraneo, e le emozioni del la giovinezza contano poco, o non ci sono più. C'è l'ansia di qualche altra verità, c'è la paura, la solitudine e la notte, soprattutto, come aspirazione, riposo, speranza. Ci sono, in fuga, anche le cose italiane, e una intolleranza del vivere del mondo - che si fa sempre meno saggia (...)». La scelta di questo gruppo di poesie ha obbedito solo ad un criterio unitario: dare, cioè, un volto espressivo e chiaro al suo divèrso atteggiarsi di Ironie a eventi, situazioni e personaggi d'una vita cosi errabonda, e diciamo pure romantica in un senso del tulio precipuo. Come riesce ad esprimere questo incipit d'una fragranza eccezionale: «Più necessario della notte, ascolti godendo la mia pena./ Sola come le rocce che tranquille/ emergono dai flutti, io prego il mare/ della tue labbra di placarmi,,.». Giacinto Spagnoletti La regione sta cambiando in fretta. Una ricerca di Prometeia le fa vincere quest'anno la maglia rosa dello sviluppo economico. Molte le industrie che tirano, dalle scarpe alle poltrone, dalle vasche da bagno agli elettrodomestici. E se i cantieri di Ancona, visti dall'alto, sembrano vuoti, spuntano nuovi editori: a Macerata, Liberilibri; a Ripatransone, nel Piceno, Sestante e Maroni. «Pensiamo di consorziarci», dice Canalini. Un suo grande amore è la scrittrice Joyce Lussu, 83 anni, che vive nel Fermano. Ne ripresenta l'autobiografia: «Quando lesse i primi libri che ho pubblicato di Silvia Ballestra, Compleanno dell'iguana e La guerra degli Anto, mi disse che voleva conoscerla. Parenti alla lontana, le loro famiglie non si parlavano più da anni. Joyce e Silvia sono ora grandi amiche». Canalini sta per ritirare dal carrozziere, dopo due anni e mezzo, una Porsche 914 bianca Anni 70. Nella libreria alle sue spalle spiccano alcune automobiline: «Colleziono giocattoli. Trenini, macchinine, bambole. E libri».