Prossimamente di Mirella Appiotti

Prossimamente Prossimamente F ATTO. Pirandello e d'Annunzio, Svevo e la Deledda, Dino Campana e Salvatore Di Giacomo nonché Respighi, solo per dire i nomi più importanti, rientrano da oggi sotto la tutela del diritto d'autore ad opera del decreto legge siglato ieri da Scognamiglio in assenza di Scalfaro. Il tutto in ottemperanza alla direttiva Cee che eleva la protezione a 70 anni dalla morte degli autori per tutti i Paesi europei. Finite le ansie e le polemiche, ogni pagina di nuovo al suo posto, il business può ricominciare come prima, eguale a prima? No di certo. Due i futuri punti «caldi». Primo punto: i diritti, né poteva essere altrimenti, tornano agli eredi e non agli editori. Vale a dire: la Fondazione del Vittoriale custode di d'Annunzio, la signora Maria Luisa Aguirre d'Amico erede di Pirandello, sono liberi di stipulare contratti con chicchessia e certamente, volendo privilegiare la Mondadori, coinvolta soprattutto per via dei due soliti cani grossi, il vate e il girgentino, stipuleranno nuovi e diversi impegni. Secondo punto, specialmente delicato, presumibile materia di contendere: che fare dei testi di autori, usciti negli anni scorsi dai 56 anni di tutela sino a ieri in vigore, e ristampati in questo regime di «vacatio legis» da testate vanamente importanti: con tutti i crismi, da Garzanti, Einaudi, Giunti; con un po' meno crismi, o parecchio meno, da Newton Compton (che comunque non è priva di meriti) e da altre minori e scellerate? L'Associazione Italiana editori aveva a suo tempo proposto, con intenzioni sincere o meno chissà, una clausola nella procedura che permettesse agli editori inseritisi nell'interregno di poter continuare a stampare i libri già usciti «purché identici nella forma e nella sostanza». Il comma numero 10 dell'articolo 11 del decreto (pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale) elimina tale «via d'uscita» disponendo soltanto: «Restano salvi gli atti e le operazioni compiuti anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto». Vale a dire chi ha dato ha dato, da oggi né Einaudi né Newton potranno più stampare o ristampare una riga degli scrittori risorti. Ma non è finita qui. L'«effetto pasquale», spiega l'avvocato Paolo Guido Beduschi, uno dei massimi specialisti italiani della materia, potrebbe subire qualche aggiustamento in sede di conversione del decreto in legge. Nei prossimi tre mesi si potrebbe arrivare all'inserimento di una norma transitoria molto vicina alla proposta dell'Associazione editori che eviterebbe l'eccessiva penalizzazione di coloro che hanno prodotto nel periodo di interregno. «Qualcosa di molto simile a ciò che è avvenuto al momento dell'unificazione delle due Germanie dove agli editori dell'Est è stato concesso un onesto lasso di tempo almeno per esaurire le scorte». Una querelle che non coinvolge in queste ore soltanto l'Italia, ma Francia e Inghilterra, i due Paesi nei quali la vecchia copertura del diritto d'autore era simile alla nostra. Si vedrà. Intanto dal Vittoriale arriva la voce del presidente Perfetti. Soddisfatto? «Si capisce: non tanto sotto il profilo economico, noi incassiamo appena il 10 percento degli introiti dannunziani, il resto spetta agli eredi, quanto sotto il profilo istituzionale, della nostra stessa ragion d'essere, preposti come siamo al controllo dell'opera del Poeta che ha corso rischi molto gravi in questi pochi mesi di "libertà"...». Per l'Einaudi parla Patrizia Varetto, consulente per i diritti d'autore: «L'inserimento di una norma transitoria è più che auspicabile soprattutto per definire la situazione di quegli editori che hanno opere in progress, progetti importanti varali in anni nei quali non era possibile prevedere il prolungamento del diritto d'autore e che in questi progetti hanno investito talvolta forti capitali. Una materia delicata e estremamente complessa». Era stato facile essere profeti, già mesi fa: oro per gli avvocati. DIRITTI D'AUTORE: UN'ECCEZIONE Al 70 ANNI? Mirella Appiotti

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia