Tra il popolo del Blasco che vuole tutto e subito

Tra il popolo del Blasco che vuole tutto e subito Tra il popolo del Blasco che vuole tutto e subito MILANO, Immaginatevi la panza di San Siro proprio piena. Tutti e 50 mila che sudano come inatti. Età, diciamo, tra i 15 e i 25. Molti a torso nudo. Molti tatuati. Con la bandana, con l'orecchino, con la maglietta stampata «Vasco», con lo zainetto, con la birra, con i piedi scalzi, con la canotta. Chi sono, cosa fanno, cosa pensano? Nell'ordine: sono ragazzi italiani pieni di cioè e di vabbè. Fanno il girotodo con il fumo e con la vita. Pensano a Vasco. Ma tutti insieme. Poi c'è Sabrina, musetto rosa, capelli di velluto nero. Sola in un angoletto. Parleremo di lei. Che ha 19 anni, suona il sax, ascolta Vasco. Ha il trip per Vasco. A sentire qua e là i ragazzi, differenze non no trovi, anche se Luigi arriva da Barletta con il Fans Club «Figli di Vasco», e Romeo da Roma con lo striscione «Va bene, va bene». Della Bosnia non sanno nulla o quasi, anche se non ignorano l'essenziale: che laggiù (ma mica tanto lontano, giusto?) si muore e che ci sono vite in fiamme e che non c'è musica, non c'è giovinezza, né pane. Parlano di pace: «Cioè pace per essere liberi». Dunque Sabrina. Guardando il palco (che è una cattedrale esplosa in viola) a destra, terzo anello. «A me mi piace il suo modo di esprimersi davanti agli altri, vuol dire che non ha peli sulla lingua. Lui dice quello che pensa e pensa quello che dice, e poi mi sembra molto buono come uomo, mi sembra gentile, premuroso, cioè è questo che mi ha dato come idea. Poi è simpa¬ ticissimo. Poi mi piace il suo modo di parlare emiliano. «Le canzoni a me piacciono tutte però una in particolare: "Una nuova canzone per lei" è vecchissima, è molto bella, perché quando l'ascolto mi immedesimo... "Albachiara": molti dicono che è il massimo, la canzone più bella, infatti Vasco la fa a tutti i concerti per ultima, però a me non piace più di tanto, cioè è bella, così...». «Io trovo che Vasco sia carino, cioè bello, cioè bollissimo, i suoi occhi mi fanno impazzire. Forse è un po' viziato... Vuole tutto subito, forse penso che anch'io sono così. Cioè bisogna fare tutto e subito, cioè non bisogna aspettare, cioè chi si ferma è perduto...». «La Bosnia? Aspetta un attimo, ti dicevo di Vasco... Mi colpisce anche il modo di fare di Vasco, è proprio come lo senti, ti sembra di essere là vicino a lui, ti fa sentire proprio parte... Dentro ai suoi concerti io scarico tutta la tensione che ho dentro, non so, magari una storia che ti è andata male, così lui ti libera di tutti i problemi...». «Quando siamo nel concerto, siamo tutti vicini, anche se non ci conosciamo, però siamo tutti fratelli, cioè non esiste rivalità. Anche se ogni tanto io vorrei Vasco tutto per me...». «Io ho letto il libro su di lui. Ho cercato di telefonare a Zocca dove abitava lui, al numero di sua madre, però non rispondeva mai nessuno. Penso che abbia il telefono privato. Segreto, sicuramente... A parte che se io avessi il suo numero di telefono non so se gli telefonerei, non saprei cosa dirgli, e penso che se lui ricevesse una telefonata da una che gli dice: voglio conoscerti, ne avrebbe le scatole piene, no?». «Allora la Bosnia... Io sono d'accordo con lui, la beneficenza non si fa in pubblico, ma è una cosa personale, che se uno vuol fare, fa, sennò amen. Cioè secondo me Vasco ne fa tanta. E che sia qui su un palco a dirci che c'è un assedio in corso, una guerra con morti e feriti, a me sembra una cosa importante, dei soldi non mi frega nulla. E' il messaggio che conta». «E il messaggio di Vasco è la sua musica. Lo so lui non è proprio un stinco di santo. Ha avuto le sue storie con la droga, l'alcol, il carcere, le donne, so di Pac la... Anche se poi si sono lasciati, lei femminista e lui maschilista, c'era poco da fare. Non lo giustifico, ma lo scuso e penso che nessuno si debba mettere in mezzo...». «Sai, io suono il sax in un gruppo che si chiama Blue Satisfaction Band, vorrei imparare a suonare bene, suonare in giro, sì. Vorrei essere felice, questo sicuramente, e pensare che non ci sono problemi». Qui al terzo anello ci batte il sole, fa tanto caldo che persino l'uomo dei gelati (che è albanese) sta mangiando un gelato. Lì in fondo c'è l'area per i ragazzi in carrozzella, sono un centinaio, con facce d'angelo e capelli lunghi e occhi allegri. Sulle loro teste sventola un lenzuolo gigante: «No War, peace - Grazie Blasco». Della storia dei soldi se ne sbattono tutti e delle tasche di Vasco se ne fregano ancora di più. Tutti come Sabrina che adesso non è più sola, ma dentro a un tuono di watt, vibrazioni, laser, colori, braccia alzate, che tutto insieme potrebbe anche assomigliare al rombo di un assedio. Invece è Vasco. Pino Corrias Una immagine dei ragazzi che ieri sera hanno riempito lo stadio di Milano. Molti a torso nudo. Molti tatuati. Con la bandana, con l'orecchino, con la maglietta stampata «Vasco», con lo zainetto, con la birra, con i piedi scalzi, con la canotta

Persone citate: Albachiara, Pino Corrias, Segreto, Zocca

Luoghi citati: Barletta, Milano, Roma